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Attualità | 14 marzo 2025, 15:07

Le nostre chat WhatsApp nel mirino del Fisco? La Cassazione 'apre' ai controlli, ma con cautela

Una sentenza della Suprema Corte equipara i messaggi a documenti, ma per accedervi servono indizi di reato e l'ok del magistrato. Ecco cosa cambia per i contribuenti

Immagine generata con l'AI

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Le nostre conversazioni su WhatsApp sono al sicuro? Possono essere usate dal fisco per scovare evasori? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8376 del 28 febbraio 2025, ha acceso i riflettori su questo tema delicato, stabilendo un principio importante: le chat di WhatsApp possono essere considerate prove documentali valide in un controllo fiscale o in un processo tributario. Ma attenzione: non si tratta di un "via libera" indiscriminato.


WhatsApp come una lettera (ma con dei limiti)

La Cassazione, in sostanza, equipara le chat di WhatsApp a documenti tradizionali, come contratti o fatture. Questo significa che l'Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza potrebbero teoricamente usarle per ricostruire la situazione economica di un contribuente e individuare eventuali irregolarità.

Ma, ed è un "ma" importante, non basta un semplice sospetto per giustificare un'intrusione del genere. La Cassazione ha posto dei paletti ben precisi:

  1. Indizi di Reato: Servono fondati indizi di reato. Non basta un'evasione "potenziale" o di lieve entità. Si parla di reati fiscali gravi, come frodi, fatture false, occultamento di redditi
  2. Autorizzazione del Giudice: Per poter accedere alle conversazioni WhatsApp, protette mediante il sistema criptografico end-to-end, è necessario il sequestro del telefono, che non può avvenire senza l'autorizzazione di un magistrato. Un giudice valuterà se l'indagine fiscale giustifica la compressione del diritto alla privacy
  3. Proporzionalità: L'accesso alle chat deve essere proporzionato all'indagine. Non si può "spiare" tutta la vita digitale di una persona per cercare una singola irregolarità fiscale. Si analizzeranno solo le conversazioni pertinenti, scartando tutte le restanti
     

Screenshot e chat cancellate: cosa vale?

E se la conversazione è stata cancellata? O se viene presentato solo uno screenshot? La Suprema Corte ha chiarito che gli screenshot sono validi come prova, a meno che non ci siano contestazioni sulla loro autenticità. In quel caso, spetterà al fisco dimostrare che sono veri e non manipolati. Il principio si applica anche alle chat eliminate, pertanto anche se l'autore le ha cancellate, uneventuale screenshot salvato da una terza persona può essere ritenuto valido, sempre che sia integro e non presenti alterazioni.


 

Il fondamentale diritto alla privacy

Anche se, a una prima e parziale lettura, potrebbe dare quell'impressione, la sentenza della Cassazione non deve far pensare a una "caccia alle streghe" digitale. La privacy resta un diritto fondamentale, tutelato dalla Costituzione italiana all'art. 15. La stessa Suprema Corte, in altre sentenze (es. n. 5334/2025, n. 5936/2025, n. 1269/2025), ha ribadito la segretezza della corrispondenza, anche digitale, e la necessità di un provvedimento motivato dell'autorità giudiziaria per accedervi.
 

In pratica che cosa cambierà?

Per i cittadini onesti, che dichiara i propri redditi per correttezza civica o anche solo perché impossibilitati a fare diversamente in quanto dipendenti, e che pertanto non ha nulla da nascondere, non cambierà sostanzialmente nulla. Le conversazioni private e familiari restano tali e al al sicuro.

Il discorso cambia drasticamente per chi svolge attività economiche (imprese, professionisti) o per chi è sospettato di gravi irregolarità fiscali. In questi casi, è bene sapere che le chat di WhatsApp potrebbero essere usate come prova qualora vi siano i presupposti per farlo, sulla base degli indicatori elencati precedentemente.

La sentenza n. 8376/2025 è pertanto un tassello di un quadro più ampio, che vede il Diritto adattarsi all'evoluzione tecnologica. Con questo pronunciamento, gli "Ermellini" cercano un delicato equilibrio tra la lotta all'evasione e la tutela della privacy, in un mondo dove la vita digitale e quella reale sono sempre più intrecciate.

Gabriele Massaro

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