Cultura e tempo libero - 14 marzo 2025, 09:25

Storie di donne (Stra)ordinarie al Diavolo Rosso: “Sei tu il mio prossimo quadro” [FOTO]

L’esposizione fotografica di Fabiola Bertello per risvegliare nelle donne la consapevolezza della propria unicità

Storie di donne (Stra)ordinarie” è il titolo dell’esposizione fotografica di Fabiola Bertello, un percorso visivo che invita a immergersi nei racconti di altre donne per riscoprire il proprio valore e per esaltare il potenziale femminile, che molto spesso viene normalizzato e sottovalutato da chi non ne riconosce la grandezza. 

Fabiola è una fotografa, ma lavora anche in una fabbrica tessile: sa bene cosa voglia dire portare avanti una passione che la rende unica, con le difficoltà che conseguono. Tramite la sua macchina fotografica, Fabiola ha voluto descrivere la complessità femminile per cercare di dare importanza agli interessi e alle attività delle donne che fanno parte della sua vita: dalle più abitudinarie alle più singolari, senza creare gerarchie di importanza. 

Tutte le donne che ho fotografato, nel loro essere ordinarie, portano il loro modo di essere: la loro passione, il loro modo in cui vedono e amano chi le circonda”, racconta Bertello. “Io voglio che le donne che guardano queste foto si sentano straordinarie nell’ordinario”.

La mostra e il suo futuro

L’esposizione , visitabile dal giovedì alla domenica presso Il Diavolo Rosso ad Asti fino al 23 marzo, ha l’obiettivo di risvegliare nelle donne la consapevolezza della propria unicità. “Molte donne non riescono a vedersi come straordinarie. Vorrei che, alla fine della mostra, ognuna arrivasse a riconoscere il proprio valore”.

Uno specchio collocato a metà del percorso obbliga le spettatrici a scontrarsi con il loro riflesso: “Il senso è includere chi sta guardando all’interno della mostra. È come se ogni donna che si guarda nello specchio si rendesse conto di essere parte dell’esposizione, di essere il pezzo mancante del mio progetto”.

L’idea di Bertello è quella di ampliare la mostra per raccontare le storie di più donne possibili. Grazie a un QR code su un secondo specchio, ogni visitatrice può contribuire con il proprio vissuto per diventare la prossima protagonista del progetto. “Sei tu il mio prossimo quadro”, afferma la fotografa. 

Perché una mostra sulle donne?

Io, da donna, mi sento spesso svalutata. Questa società ti abbatte: non siamo abituate a essere valorizzate”. Durante l’inaugurazione della mostra l’8 marzo, Bertello ha voluto dimostrare questa realtà con un semplice esperimento: “Ho chiesto a tutte le donne presenti di abbassare le mani se, nell’ultimo anno, si fossero sentite svalutate in qualche contesto. Dopo poco, nessun braccio era più alzato”.

Spesso, però, le stesse donne non comprendono l’importanza della collaborazione femminile. La mostra infatti è rivolta anche a queste donne. Inconsapevolmente, perpetuano gli stereotipi di genere: “Tante si ritrovano senza punti di forza al di fuori della casa, perché non si sono sentite abbastanza valorizzate”. Spiega Bertello: “Vorrei che quelle donne che minimizzano le altre, si rendessero conto che non è facile stare dietro a tutto ciò che facciamo. Ognuna di noi è un microcosmo a sé stante”

L’esposizione non esclude il genere maschile: “Tanti uomini mi hanno aiutato nella realizzazione del mio progetto. Sono uomini che capiscono l’importanza di sostenerci e di essere nostri alleati”.

Un ritratto speciale

Come ultima immagine della mostra, spicca il ritratto di una signora che sorride, mostrando con orgoglio le rughe che le incorniciano il volto. La scelta di questo ritratto non è casuale: pregno di significato è il legame tra la fotografa e la donna ritratta. “Questa è una foto che ho scattato a mia nonna, prima che mancasse. Aveva troppe qualità per riuscire a elencarle tutte: è stata così tante volte forte da non rendersene conto, anche durante la malattia. Infatti non si è mai resa conto della sua straordinarietà”

Alla fine del percorso espositivo, è possibile lasciare un pensiero in un quaderno, collocato proprio dentro al ritratto di sua nonna. “Mi aspetto di trovare tante belle storie da parte delle donne che hanno visto la mostra”, dice Bertello.

La macchina fotografica di Fabiola Bertello ha dato voce a sentimenti spesso inespressi. Non c’è la ricerca della perfezione, ma il desiderio di raccontare storie autentiche: “Al di fuori siamo tutte solo donne, ma se entri nelle nostre storie, capisci che dietro ognuna c’è stato un enorme sacrificio. Certo, i sacrifici li facciamo tutti, ma perché le rinunce delle donne sono sempre le più inascoltate?


 


 

Virginia Carotta