La schiavitù moderna, il caporalato, lo sfruttamento del lavoro sono tutti temi drammaticamente attuali, che verranno affrontati sabato 15 marzo, alle 15, alla Biblioteca Giorgio Faletti di Asti (via Goltieri 3), con la presentazione del libro "Il mio nome è Balbir" di Marco Omizzolo.
L'incontro, organizzato dal Coordinamento di Libera Asti e dalla Biblioteca Giorgio Faletti, vedrà la partecipazione dell'autore, Marco Omizzolo, sociologo, docente di Sociologia delle migrazioni all'Università Sapienza di Roma, responsabile scientifico della cooperativa In Migrazione e ricercatore Eurispes.
Omizzolo è una figura di riferimento nello studio del caporalato e dello sfruttamento lavorativo. Ha scritto numerosi testi e articoli sull'argomento, con un focus particolare sulla comunità sikh pontina. Per anni si è infiltrato tra i braccianti indiani, vivendo in prima persona le condizioni di sfruttamento, e ha seguito un trafficante di esseri umani indiano in Punjab.
La storia di Balbir Singh
"Il mio nome è Balbir" (edito da ins. editore) è un libro dal forte impatto narrativo, in cui Omizzolo dà voce a Balbir Singh, un bracciante indiano che per sei anni ha lavorato in condizioni di schiavitù nell'Agro Pontino. Un "inferno" vissuto in un Paese democratico, come sottolinea l'autore. Balbir, però, ha trovato la forza di ribellarsi, di combattere per la sua libertà e dignità, rischiando più volte la vita.
Il caporalato in Piemonte e nell'Astigiano
L'incontro, a ingresso libero fino a esaurimento posti, sarà un'occasione per puntare i riflettori sul fenomeno del caporalato agricolo, che, come ricordano gli organizzatori, è presente anche nel territorio piemontese e astigiano.
L'evento si inserisce nel percorso di approfondimento sui temi della lotta alle mafie che Libera Asti ha intitolato "100 passi verso il 21 marzo 2025", XXX Giornata nazionale della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.