Cronaca | 13 marzo 2025, 11:54

L'orrore nel sottobosco dell'immigrazione irregolare ad Asti: picchiato da due aguzzini e defenestrato [FOTO E VIDEO]

Sequestrato, minacciato con un coltello e lanciato nel vuoto dopo aver rifiutato di pagare 15.000 euro. Lui sfida l'omertà e denuncia. In manette due connazionali. Caso isolato o punta di un iceberg?

Le immagini della conferenza stampa in Questura (Merphefoto)

Le immagini della conferenza stampa in Questura (Merphefoto)

Un efferato crimine che riporta alla luce l'inquietante fenomeno del traffico di esseri umani ha scosso questa mattina la nostra città. Due cittadini pakistani sono stati arrestati dalla Polizia di Stato con l'accusa di sequestro di persona, rapina, tentata estorsione, tentato omicidio e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ma ciò che rende questa vicenda ancora più straordinaria è la scelta della vittima: un giovane pakistano che, sfidando convenzioni e paure, ha deciso di denunciare il crimine subito dai suoi aguzzini connazionali. 

La brutale vicenda, raccontata oggi in Questura durante una conferenza stampa è iniziata quando un giovane pakistano, arrivato in Italia dopo un pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo durato 44 ore, ha cercato di raggiungere la Spagna. Respinto al confine, ha contattato dei connazionali che gli hanno promesso aiuto per un ingresso illegale in un altro stato comunitario.

Quello che doveva essere un supporto tra connazionali si è trasformato in un incubo quando i due malviventi hanno sequestrato il giovane in un appartamento del centro astigiano (la zona è quella di corso Matteotti, ma l'ubicazione precisa è ancora oggetto di indagine),  sottraendogli documenti e cellulare. Con un coltello alla gola, gli hanno ordinato di contattare i familiari in Pakistan per chiedere un riscatto di 15.000 euro.

Di fronte al suo rifiuto, gli aguzzini hanno dato sfogo a una violenza inaudita: dopo averlo picchiato per oltre un'ora, lo hanno trascinato sul balcone al terzo piano e, tenendolo per i piedi a testa in giù, lo hanno fatto precipitare da circa 12 metri di altezza.

"Un crimine di una ferocia sconcertante," dichiara il capo della Squadra Mobile Marco Barbaro, che ha spiegato il procedimento investigativo che ha portato all'arresto dei due pakistani, entrambi ventenni come la vittima.

Miracolosamente sopravvissuto, l'uomo è stato trovato privo di sensi da un passante in Corso Matteotti. Attualmente è ricoverato in un centro riabilitativo, dove può muoversi solo grazie a una carrozzina motorizzata comandata con l'unica mano mobile, mentre cerca di recuperare l'uso degli arti inferiori.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Asti, hanno preso avvio quando il posto di Polizia dell'ospedale Cardinal Massaia ha trasmesso il referto medico della vittima con prognosi di 30 giorni. L'inchiesta ha assunto contorni più definiti quando il giovane, assistito da un avvocato e un interprete di lingua urdu, ha formalizzato la denuncia raccontando nei dettagli la terribile esperienza vissuta. Un'atto arrivato non subito, visto che la vittima era ricoverata in gravi condizioni. Ma nonostante le gravi condizioni, il ragazzo ha trovato la forza di denunciare, sfidando un sottobosco di omertà e condizioni sociali, molto frequente in casi come questo per "avere giustizia" come riferiscono gli stessi investigatori. 

"Abbiamo seguito metodi investigativi tradizionali uniti alle moderne tecnologie," spiega il Questore Marina Di Donato. "Le coincidenze non esistono nel nostro lavoro: il primo arrestato era già nel mirino per un mandato di cattura europeo emesso dall'Ungheria per tratta di esseri umani".

Le indagini

Barbaro ha ricostruito l'inizio dell'indagine: "Tutto è partito poco prima della fine dell'anno scorso con il ritrovamento di una persona ricoverata in ospedale. Un grazie va anche ai colleghi del posto di polizia dell'ospedale che hanno valorizzato il referto di questo individuo trovato in condizioni gravissime in mezzo alla strada e scampato miracolosamente alla morte."

"La Procura ci aveva delegato un'attività investigativa per chiarire cosa fosse successo a questa persona - spiega  - Dalle prime indagini, emergeva che la vittima, un cittadino straniero irregolare in Italia, era stato non solo picchiato da connazionali, ma anche, a fronte di un rifiuto di pagare un riscatto, gettato da un terzo piano."

Riguardo agli sviluppi successivi, Barbaro avrebbe sottolineato il ruolo cruciale della collaborazione internazionale: "Come anticipato, tutto è iniziato dal referto medico pervenuto al posto di polizia e condiviso con la Procura della Repubblica, in particolare con la dottoressa Masia. La situazione appariva subito complessa, con ferite riconducibili a una caduta dal terzo piano e l'assenza di un'identità immediata della vittima"

"Solo dopo diversi accertamenti siamo risaliti al primo fotosegnalamento effettuato a Lampedusa," ha precisato Barbaro. "Successivamente è giunta la querela della vittima, assistita da un interprete e dal suo avvocato. Questo dettaglio ci ha permesso di avviare approfondimenti che ci hanno condotto a una serie di nomi e numeri."

Un punto di svolta nelle indagini sarebbe stato l'intervento dello Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP): "La squadra mobile di Asti è stata coinvolta dallo SCIP in relazione all'arresto di un soggetto destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dall'Ungheria per tratta di esseri umani. Avendo già attenzionato quel tipo di criminalità, l'individuazione del destinatario del MAE è stata rapidissima."

"L'arresto di questo individuo e la successiva perquisizione del suo domicilio hanno rappresentato una svolta - conclude Barbaro - dal telefono e dall'immobile perquisito abbiamo iniziato a individuare punti di contatto con il caso iniziale. Sono emersi alias e contatti comuni tra la denuncia della vittima e quanto trovato in possesso dell'arrestato. Attraverso lo studio della sua rete di contatti, anche sui social media, e un riconoscimento fotografico da parte della vittima, unitamente alla visione di un video dell'immobile da cui era stata defenestrata, abbiamo ottenuto riscontri positivi che hanno portato all'emissione di due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di due cittadini pakistani per reati che vanno dal tentato omicidio al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina"

La Procura della Repubblica di Asti ha quindi emesso un fermo di indiziato di delitto a carico dei due uomini indagati, in concorso, per i reati di sequestro di persona, rapina, tentata estorsione, tentato omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Mentre il primo veniva raggiunto dal provvedimento dell’Autorità Giudiziaria presso la casa circondariale di Alessandria, dove era già ristretto in attesa di estradizione, proseguivano ininterrottamente le indagini per rintracciare il secondo responsabile fuggito da Asti.

Particolarmente brillante è stata l'attività investigativa che ha portato alla cattura del secondo responsabile, fuggito da Asti. "È stato un lavoro certosino di analisi e intuito," racconta l'ispettore Luca Lamberti, che ha condotto le operazioni per il fermo del sospettato "Abbiamo setacciato i suoi profili social, dove incautamente pubblicava video che hanno fornito indizi preziosi. Un video di una stazione ferroviaria apparentemente anonima, lo sfondo di una casa di campagna, l'immagine di un fabbricato - dettagli che, per chi sa osservare, raccontano una storia."

L'indizio decisivo è stata una bandiera inglese inserita in un post. "Abbiamo collegato quel simbolo a un'azienda di proprietà di un cittadino inglese di origini pakistane in provincia di Brescia," continua Lamberti. "L'abbiamo atteso e arrestato durante la pausa pranzo. La soddisfazione più grande? Il riconoscimento della vittima, che ha identificato senza esitazioni sia i suoi aguzzini che l'appartamento dal quale è stato defenestrato."

Il sottobosco dell'immigrazione clandestina

 La vicenda lascia ancora tante domande aperte. Siamo di fronte a un episodio di inaudita violenza che ci interroga profondamente: è un caso isolato o la manifestazione di un fenomeno sommerso più vasto? 

Nella vicenda appare anche una donna, conosciuta dalla vittima durante uno dei suoi viaggi e che sarebbe riuscita a fuggire dopo un tentativo di stupro. Soprattutto, al vaglio degli inquirenti resta da capire se attorno ai due aguzzini ci fosse una rete di complicità e di omertà. 

"Lui vuole giustizia, la vuole assolutamente. Questa è una cosa molto bella e molto importante. Vuole giustizia per sé e per gli altri - ha concluso il Questore Marina Di Donato -  è una persona di grandissimo spessore morale. Nonostante tutto quello che ha subito – anche la paura, perché si è trovato davanti a degli energumeni che l’hanno buttato giù dal terzo piano – e nonostante il timore di ritorsioni nei confronti della sua famiglia, non ha esitato a denunciare, per sé e per gli altri".

E' stato poi evidenziato il sostegno della comunità pakistana: "Si è mossa anche una parte della comunità pakistana in solidarietà con questo ragazzo. Durante le nostre indagini, abbiamo cercato di stare vicino a lui con empatia, per poter fare domande delicate riguardo a quelle violenze. Ci ha riferito che molti connazionali lo vanno a trovare, portandogli messaggi di solidarietà. Questo ragazzo è qui solo, e non parla né italiano né inglese".

Infine, il Questore ha voluto ringraziare il passante che ha prestato soccorso: "Mi piace sottolineare l’attenzione di quel passante, che non sappiamo chi sia. A nome di tutti, lo ringraziamo perché non si è girato dall’altra parte". 

Per il momento, i due uomini sono stati condotti rispettivamente nelle case circondariali di Alessandria e Brescia, con misura cautelare in carcere confermata dal G.I.P. del Tribunale di Asti, competente per territorio. 

Alessandro Franco

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Viviamo in un posto bellissimo

Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

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