"Lotto, boicotto, sciopero: l’8 marzo non è una festa, ma una giornata di lotta. In un contesto in cui l’Italia vira sempre più verso una destra reazionaria, sentiamo la necessità di scendere in piazza per rivendicare diritti, libertà e giustizia sociale".
NUDM, Non una di meno di Asti, ha organizzato per la giornata della donna, sabato 8 marzo, dalle 16, un corteo con riflessioni finali in piazza San Secondo.
Le tappe del corteo
- corso Alfieri
- via Goltieri
- via Carducci
- piazza Catena
- piazza Castigliano
- piazza Goria
- piazza Medici
- via Massimo D’Azeglio
- piazza Dante
- corso Dante
- piazza Alfieri
- via Garibaldi
- arrivo in piazza San Secondo.
"Rivendichiamo un lavoro stabile e sicuro, un welfare equo e accessibile, il diritto all’aborto libero, sicuro e gratuito e una città più inclusiva", rimarcano da non Una di meno, ricordando che la Regione Piemonte , "ha stanziato oltre due milioni di euro per associazioni private antiabortiste, mentre la sanità pubblica è sotto organico e con liste d’attesa infinite. Anche ad Asti, il Centro Aiuto alla Vita riceverà 66 mila euro di fondi pubblici, mentre le donne continuano a dover combattere per i loro diritti fondamentali".
I dati sul territorio
Ad Asti, secondo i dati resi noti dal movimento, quasi due donne su cinque non lavorano e chi ha un’occupazione guadagna in media il 19% in meno degli uomini a parità di mansioni. Molte sono impiegate in lavori precari o non contrattualizzati, specialmente nel settore della cura.
"È necessario garantire salari adeguati, contratti stabili e servizi di supporto come asili nido pubblici con rette accessibili e orari compatibili con le esigenze delle lavoratrici. Il nostro sciopero sarà dal lavoro, dai consumi e dal lavoro di cura".
Sono tanti i punti della cura, del lavoro e della sicurezza perché non sia più necessario dover scendere in piazza per l'uguaglianza: dal lavoro stabile, sicuro e ben retribuito; ospedali e consultori liberi dagli antiabortisti ("i fondi pubblici devono essere destinati alla sanità pubblica"); dai posti in scuole e asili con servizi compatibili con il lavoro dei genitori; diritto alla casa ("Le case popolari ad Asti sono fatiscenti e oltre 600 famiglie attendono un alloggio").
"È fondamentale avere una rete diffusa di centri antiviolenza: un solo centro non è sufficiente per 215 mila abitanti, inoltre servono tutele efficaci per le vittime di molestie sul lavoro - rimarcano le organizzatrici - la nostra città deve diventare sostenibile e accessibile nei trasporti, ad esempio, ma anche eliminando barriere architettoniche".
Il lavoro sul territorio dovrà riguardare anche le scuole per per combattere gli stereotipi di genere e la cura dei più fragili, sono ancora troppe le donne caregiver che si occupano di anziani e disabili senza nessuna tutela economica".
"Una società più equa e più giusta - conclude NUDM - ha una rete antidiscriminazione funzionante: il Comune deve aderire alla Rete Ready contro le discriminazioni omobitransfobiche e le politiche migratorie devono essere più giuste: serve un accesso alla cittadinanza più veloce e meno restrizioni discriminatorie".