Il mercato del lavoro italiano si trova a fronteggiare un persistente squilibrio tra domanda e offerta, un problema che continua a destare preoccupazione. Nonostante un aumento del numero di laureati, le aziende, specialmente quelle di piccole e medie dimensioni, faticano a trovare personale qualificato con competenze tecniche e manuali specifiche.
Tra le regioni più colpite dalla difficoltà di reperimento di manodopera nel settore artigiano, il Piemonte si colloca al quinto posto a livello nazionale. Nel 2024, la regione ha registrato una difficoltà di reperimento pari al 61,7%, superando il dato nazionale del 55,2% e peggiorando rispetto al 57,7% del 2023.
Un mix di fattori sociologici e formativi
Secondo Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, la difficoltà nel reperire figure professionali è una delle criticità più sentite dalle aziende. Mancano soprattutto lavoratori nei settori tradizionali come edilizia, costruzioni, e competenze legate alla digitalizzazione. Felici sottolinea inoltre che nelle scuole si è persa la cultura del lavoro e che è necessario riqualificare i giovani, implementando il rapporto tra imprenditori e istituti professionali. Il riorientamento dell'economia verso la transizione digitale potrebbe ampliare il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, a meno di un collegamento più efficace tra sistema formativo e mercato del lavoro.
Crescita dell'occupazione giovanile, ma con alta percentuale di inattivi
Di contro, va rimarcato che negli ultimi tre anni l'occupazione giovanile in Italia è cresciuta a un tasso doppio rispetto alla media europea. Tra il 2021 e il 2024, gli occupati under 35 sono aumentati di quasi mezzo milione (454mila), pari a un incremento del 9,2%. Tuttavia, un dato da non sottovalutare è che 1 milione 495mila giovani tra i 25 e i 34 anni risultano inattivi.
Il presidente Felici ritiene che il problema non sia legato al tipo di contratto offerto, ma piuttosto a fattori sociologici. Da un lato, le famiglie preferiscono indirizzare i figli verso l'università, mentre dall'altro si percepisce sempre meno il lavoro come elemento fondante della dignità personale. Felici invita a non arrendersi all'idea di cercare lavoro all'estero e a non considerare l'immigrazione di massa come l'unica soluzione.