Sanità - 14 febbraio 2025, 15:36

Mancato rinnovo del contratto sanità: dopo le critiche del Nursind intervengono Cgil e Nursing up con le motivazioni del 'No'

Arianna Franco Cgil: "I numeri non mentono mai". Enrico Mirisola Nursing up: "La firma di un contratto non può essere un atto di resa, ma un passaggio fondamentale per garantire tutele"

Nei giorni scorsi il sindacato delle professioni infermieristiche Nursind di Asti, con un gazebo posto all'ospedale di Asti, ha voluto informare iscritti e dipendenti, per spiegare le sue  motivazioni dell'accordo saltato per il contratto nazionale della sanità.

Il 14 gennaio tutte le sigle sindacali  del comparto sanità erano all’ARAN (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) per la firma del contratto, ma questa volta, al contrario di altre, Cgil, Uil e Nursing up non hanno firmato. "Avevamo la possibilità di chiudere questa intesa ed aprire subito le trattative per il contratto CCNL 2025-2027, potendo contare su risorse già stanziate in Legge di Bilancio. L’occasione giusta anche per porre fine a negoziazioni su contratti scaduti da anni - aveva rimarcato il Nursind dichiarando una perdita economica notevole -  Non hanno vinto i lavoratori che non ottengono aumenti, nè pochi nè tanti, e vedono allungarsi i tempi del rinnovo contrattuale in una situazione di profonda crisi dell’economia italiana ed europea".

Cgil: "Non si deve firmare un contratto nazionale che comporti perdita di salario"

Arianna Franco, segretaria provinciale Cgil Funzione pubblica parla di motivazioni oggettive: "Siamo dell'idea che non si debba firmare in alcun modo un contratto nazionale di lavoro che comporti una perdita di salario. Questo perché è pura matematica e quindi tutti quelli che dicono il contrario in realtà non sono corretti e trasparenti nei confronti di lavoratrici e lavoratori, perché i numeri non mentono mai. Se noi proponiamo un rinnovo di contratto nazionale di lavoro ad un incremento del 5,78% e non lo mettiamo in correlazione con il livello dell'inflazione, commettiamo una grave scorrettezza e non siamo onesti nei confronti di lavoratrici e lavoratori. Quindi se l'inflazione è al 16,5% e noi proponiamo un incremento del 5,78%, vuole dire che quei dipendenti avranno una perdita di salario di quasi l'11%". 

Franco chiarisce che la metà dell'incremento sia "già stato erogato con l'indennità di vacanza contrattuale, che è quella forma di indennizzo che va a coprire i lavoratori che operano in un regime di non vigenza di contrattazione nazionale, quindi che hanno il contratto di lavoro scaduto da un certo periodo di tempo".

Per la segretaria quindi non si tratterebbe dei famosi 180 euro perso ma "gli incrementi a conti fatti sono di 135 euro per gli lavoratori di ex categorie D e di S, quindi sostanzialmente i professionisti della salute, tra cui gli infermieri, di 127 euro per le ex categorie C che coprono tra l'altro una grossa fetta ad esempio personale amministrativo che opera nelle strutture sanitarie e di 120 euro per le Oss. In realtà più del 50% di queste cifre è già stato erogato ai dipendenti e tra l'altro una piccola parte, fosse pure il 4% di questo incremento contrattuale previsto va a finire nei fondi per il salario aggiuntivo, quindi a conti fatti quello che viene nelle tasche di lavoratrici e lavoratori sono tra i 40 e i 50 euro circa secondo delle professionalità".

Euro che, secondo il sindacato, provocherebbe una perdita di salario. "Quello che a noi sta a cuore è che i dipendenti siano consapevoli di come stanno le cose e ripeto, i numeri non mentono mai".  

"I sindacati disponibili a firmare continuano a sostenere che il 5,78% sia molto più alto del livello di incremento salariale delle ultime due contrattazioni. Preso come valore da solo può anche essere vero, ma allora l'inflazione era tra l'1 e il 2%, quindi comunque si era portato a casa un incremento salariale, piccolo, insufficiente, risicato, tutto quello che vogliamo, ma c'era stato un incremento salariale tra l'1,5 e il 3%, mai un decremento come questa volta".

Cgil punta ad un'armonizzazione  dei tempi di vita e di lavoro. "Le proposte contenute in questa ipotesi di rinnovo vanno tutte in un'altra direzione, nella direzione contraria. Ad esempio l'allargamento delle maglie in tema di pronte disponibilità, di prestazioni aggiuntive, sono tutte tematiche che vanno nella direzione contraria e noi non possiamo permettere che i nostri dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale si ammazzino di lavoro per portare a casa una miseria in più".

Nursing up: Dire no a un contratto inadeguato è una scelta di responsabilità

Nursing Up Piemonte e Asti, ribadiscono il loro no,  sottolineando che "il rifiuto di firmare un accordo considerato penalizzante per la categoria rappresenta un atto di coerenza e tutela dei professionisti sanitari". 

"Siamo stati i primi a mobilitarci per i diritti di infermieri e professionisti sanitari – afferma Claudio Delli Carri, segretario regionale Nursing Up Piemonte –. Talvolta, dire no significa opporsi a condizioni che non riconoscono il valore della nostra professione. Il tema non è l’introduzione di nuove figure, ma la valorizzazione di chi già opera con competenza nel sistema sanitario". 

Il sindacato chiarisce inoltre che il mancato via libera alla bozza attuale non comporterà alcuna perdita economica per gli infermieri del pronto soccorso. 

"Gli aumenti destinati agli operatori dell’emergenza-urgenza, precisa Delli Carri, sono già stati stanziati per legge e avranno effetto retroattivo, indipendentemente dalla data di firma del contratto". 

"È per coerenza che non possiamo accettare un contratto discriminatorio per molti professionisti, impedendo loro di accedere all’area di elevata qualificazione, aggiunge Enrico Mirisola, segretario provinciale Nursing Up Asti. Al centro delle criticità c’è l’introduzione della figura dell’assistente infermiere che mina le competenze degli operatori già in servizio. Inoltre, il sistema di avanzamento di carriera esclude i professionisti sanitari ad accedere all’area di elevata qualificazione. La firma di un contratto non può essere un atto di resa, ma un passaggio fondamentale per garantire tutele".

"Non accetteremo compromessi al ribasso - conclude Delli Carri -. Chi oggi ci accusa di immobilismo dovrebbe spiegare ai colleghi perché sarebbe giusto accettare un contratto che lascia indietro più della metà degli infermieri. Noi non facciamo differenze e continueremo a lottare affinché tutti i professionisti sanitari abbiano le stesse opportunità e il riconoscimento che meritano".

Redazione