Attualità - 12 febbraio 2025, 16:03

Presentato il rapporto Ecomafia 2024: Asti e il Piemonte tra rifiuti illeciti e traffici ambientali

Crescono i reati ambientali, Legambiente propone una “legalità organizzata” per contrastare il fenomeno

Gli ecoreati non conoscono crisi. 

Dal traffico illecito di rifiuti alle agromafie, il Rapporto Ecomafia 2024 di Legambiente fotografa un’emergenza ambientale e sociale in continua espansione. In Piemonte, che si posiziona al dodicesimo posto a livello nazionale per numero di reati ambientali, la situazione è particolarmente critica nella gestione illecita dei rifiuti, ambito in cui la regione occupa l’ottava posizione con 466 reati accertati nel 2023, in aumento del 58,5% rispetto all’anno precedente. 

Asti non è immune dal fenomeno, come testimoniano le inchieste sulla corruzione in materia ambientale e sui traffici illeciti di cani da caccia che hanno coinvolto anche il suo territorio.

Il dato complessivo è preoccupante: nel 2023 in Italia sono stati registrati 35.487 reati ambientali, con una media di 98 al giorno, ovvero quattro ogni ora. Un aumento del 16,7% rispetto al 2022, accompagnato da un incremento delle denunce (22.001, +15,8%) e dei sequestri (5.348). Questi numeri indicano un fenomeno in crescita, in cui l’impunità e i guadagni elevati continuano ad attrarre la criminalità organizzata.

Asti e il traffico illecito di rifiuti

Tra i territori coinvolti nel ciclo illegale dei rifiuti emerge anche la provincia di Asti, citata nelle indagini condotte dalle procure piemontesi. A livello regionale, la gestione illecita dei rifiuti resta uno dei problemi più rilevanti: dai fanghi di depurazione contaminati ai rifiuti industriali e ai metalli pesanti, le indagini hanno evidenziato un sistema consolidato e ben organizzato.

Particolarmente allarmante è la situazione degli incendi negli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti. Il Piemonte è al quinto posto nazionale con 123 roghi accertati tra il 2013 e il 2024. Episodi che, oltre a causare ingenti danni ambientali, rappresentano un campanello d’allarme sulla gestione spesso opaca di alcuni impianti.

Asti è stata anche protagonista di un’inchiesta sul traffico illecito di cani da caccia, che ha coinvolto un’organizzazione criminale guidata da un cittadino serbo. Gli animali, privi di microchip identificativo e documentazione sanitaria regolare, venivano venduti a prezzi compresi tra 800 e 2.000 euro. Un fenomeno che evidenzia come le ecomafie non si limitino al solo ciclo dei rifiuti, ma spazino anche al traffico di animali e alle agromafie.

Ma anche caporalato - come il caso rilevato tra i vigneti di Langa, Roero e Monferrato che hanno individuato 40 lavoratori gravemente sfruttati tra Cuneo, Asti e Alessandria -  e la corruzione con quattro inchieste e 9 arresti nell’arco di tempo analizzato. C’è poi il macro tema degli appalti e dei subappalti con inchieste che hanno riguardato infiltrazioni di ‘ndrangheta per la realizzazione delle autostrade.

Sul fronte della corruzione ambientale, Asti è stata citata tra le procure coinvolte in quattro inchieste regionali. Un dato che riflette il ruolo crescente della corruzione nei reati ambientali, dove complicità istituzionali e interessi economici si intrecciano.

Legambiente: “Serve una legalità organizzata”

Davanti a uno scenario così complesso, Legambiente lancia una serie di proposte per rafforzare la legalità ambientale. Tra queste, l’appello a recepire in Italia la Direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, con l’introduzione di nuovi reati nel Codice penale e l’inasprimento delle sanzioni per il traffico illecito di rifiuti.

“Un fenomeno in crescita e di cui preoccuparsi - ha commentato i dati il procuratore di Torino Giovanni Bombardieri - un ambito, quello ambientale, dove la criminalità è sempre più presente. È un pericolo perché la mancanza di controllo da parte dell’economia “sana”, costa cara alla società civile.”

Un aumento dei casi che riguarda anche, ma non solo, i fondi edilizi stanziati negli ultimi anni. Dai bonus al Pnrr, ma anche i cantieri sui nuovi ospedali.

Quando ci sono finanziamenti la criminalità organizzata è sempre più attenta - sostiene Bombardieri -  È importante in questi momenti tenere alta l’attenzione. Gli imprenditori non devono farsi illudere dal guadagno immediato e dal risparmio in tema di smaltimento dei rifiuti. Occorre pensare che il collegamento con le organizzazioni criminali ha un costo elevatissimo in termini di autonomia e di indipendenza economica e iniziativa imprenditoriale e che l’imprenditore dovrà comunque pagare. Il rispetto delle regole è una garanzia per tutti. Per i nostri figli, per un ambiente migliore, ma anche per evitare che la criminalità si infiltri nelle nostre aziende.” 

Sergio Capelli, direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, ha sottolineato la necessità di un approccio integrato: “Grazie alla nostra presenza capillare sul territorio e alla collaborazione con Libera, possiamo diffondere una cultura della legalità capace di ridurre disuguaglianze e tenere a distanza corrotti ed ecomafiosi”.

Un segnale di speranza arriva dall’idea, lanciata da Legambiente, di costruire un Protocollo di Legalità coinvolgendo ARPA Piemonte, la Regione, la Prefettura di Torino e la Commissione Legalità del Piemonte. Un’alleanza istituzionale per operare congiuntamente nel contrasto alla criminalità ambientale, soprattutto nel ciclo dei rifiuti.

Redazione