Questa sera inizia il Festival di Sanremo e, come sempre, un semplice festival canoro diventa centro di ogni tipo di risvolto culturale, sociale e polemico. "Sono solo canzonette"? Evidentemente no, anche perché da sempre la musica è lo specchio di un Paese (?).
Nei giorni scorsi diverse professioniste astigiane che si occupano di Pari opportunità, si sono soffermate sui testi musicali e alcune "provocazioni" messe in campo da alcuni protagonisti del festival, sottolineando gli effetti sull'età adolescenziale.
"Il pericolo - scrivono Loredana Tuzii, Barbara Odarda, Bianca Marina Terzuolo, Nadia Miletto - è l’accettazione di modelli verbali e visivi violenti e offensivi e la loro tolleranza: una delicata fascia di popolazione, quindi, è involontariamente esposta al raggiungimento di standard di comportamento, immersa in un linguaggio (musica e testi) sessista di apparente e falsa normalità che, attraverso abitudini consolidate, spingerà i più giovani a svolgere determinate esperienze, a prediligere modelli di riferimento negativi, senza percepirne il disvalore".
Alcuni testi vengono tacciati di misoginia e hate speech, amplificati dall'uso della libertà di espressione.
Con una nota anche la consigliera capogruppo del Partito Democratico, Maria Ferlisi, appoggia le considerazioni delle consigliere di Parità e lancia un appello "affinché questa straordinaria vetrina della musica italiana non diventi un'occasione per legittimare, anche inconsapevolmente, linguaggi violenti, sessisti o irrispettosi".
Scrive Ferlisi: "La musica ha un impatto profondo sulle persone, in particolare sui giovani. Non è solo espressione artistica, ma anche un potente strumento educativo e culturale. Per questo, non possiamo accettare che il palcoscenico più prestigioso della canzone italiana dia spazio a testi che normalizzano la violenza, la sopraffazione o la mancanza di rispetto. Non possiamo limitarci a indignarci quando episodi di violenza riempiono le cronache, per poi restare in silenzio quando gli stessi atteggiamenti vengono raccontati con leggerezza in una canzone. La coerenza è essenziale: se vogliamo combattere la violenza di genere e ogni forma di prevaricazione, dobbiamo rifiutare che tali dinamiche siano diffuse e normalizzate attraverso qualsiasi mezzo, compresa la musica".
Ormai i testi e le canzoni, da questa sera, daranno sfoggio dei loro testi, accompagnate dai look degli artisti, ma la consigliera auspica che, dalle prossime edizioni "chi ha la responsabilità di scegliere e valutare, oltre a esibizioni, melodie e arrangiamenti, si soffermi con attenzione anche sui testi e sul messaggio che possono veicolare. Non possiamo più far finta di nulla e girarci dall’altra parte. Ogni forma di comunicazione, soprattutto quella artistica, ha un peso e delle conseguenze. La libertà di ognuno finisce dove inizia quella dell'altro, e nessuna espressione artistica può giustificare la violenza, l’umiliazione o il mancato rispetto della dignità umana, che è responsabilità anche di chi ascolta".
E chiude con una considerazione condivisibile: "La musica deve unire, non dividere; costruire, non distruggere. E perché chi ha il privilegio di salire su quel palco ha anche il dovere di rispettare il pubblico, soprattutto i più giovani, offrendo un esempio di arte che esalta la dignità e la libertà di tutti".