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Attualità | 04 febbraio 2025, 10:27

Lavoratori dei call center in protesta, il Pd astigiano: "Difendere la dignità non è un optional"

La protesta dei lavoratori chiama in causa anche Asti. "Serve il ritorno al contratto collettivo nazionale e il salario minimo"

La protesta di ieri a Torino

La protesta di ieri a Torino

 Non si ferma l’ondata di proteste che coinvolge i lavoratori dei call center in tutta Italia. Ieri, in piazza Castello a Torino, si sono radunati centinaia di operatori per manifestare contro l'introduzione di nuovi contratti ritenuti penalizzanti, una decisione che rischia di peggiorare ulteriormente le condizioni di un settore già segnato da precarietà e stipendi insufficienti. Il Partito Democratico di Asti ha espresso la sua piena solidarietà a chi è sceso in piazza per difendere non solo il proprio salario, ma la propria dignità.

L’agitazione, organizzata a livello nazionale da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, ha visto presidi anche a Roma, di fronte al Ministero del Lavoro, segno di una tensione diffusa che non riguarda solo le grandi città, ma tocca da vicino anche la provincia. "I diritti, già limitati, non possono essere oggetto di continua rinegoziazione," hanno dichiarato Elena Accossato, segretaria provinciale del PD astigiano, Fabio Isnardi, consigliere regionale, e Michele Miravalle. "In ballo c'è la qualità della vita delle persone, la loro dignità e, di riflesso, la qualità stessa del lavoro che possono offrire alle aziende."

"Non possiamo accettare che le aziende continuino a ridurre i diritti dei lavoratori per aumentare i profitti. Ogni contratto peggiorativo è un passo indietro per la nostra società. Su circa 6000 lavoratori coinvolti a livello nazionale, 600 si trovano nella nostra regione. Questo numero è allarmante, soprattutto considerando che parliamo di un settore già fragile, dove la precarietà e la mancanza di adeguamenti al costo della vita rendono la situazione insostenibile," hanno aggiunto. "Non si tratta solo di numeri, ma di famiglie intere che rischiano di vedere compromessa la propria stabilità economica. La nostra lotta è per loro e per un futuro in cui il lavoro sia sinonimo di dignità. È fondamentale fare tutto il possibile per tornare ad applicare il contratto collettivo nazionale delle Telecomunicazioni, garanzia di diritti e condizioni dignitose".

Il Partito Democratico ribadisce inoltre l’importanza della battaglia per l’introduzione del salario minimo, una misura che avrebbe potuto offrire una tutela concreta a migliaia di lavoratori, ma che è stata bocciata dalla maggioranza di governo. "Sotto un certo limite di paga oraria, non è lavoro ma sfruttamento," affermano. "Continueremo a mantenere alta l’attenzione e a lottare per condizioni di lavoro più giuste e rispettose della dignità umana."

Redazione


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