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Sport | 03 febbraio 2025, 12:56

Il futuro delle bocce astigiane: tra successi e paura di rischiare

Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata da un gruppo di appassionati di questo sport

Alcune immagini relative la 110ª edizione della “Coppa Città di Asti" (ph. Merfephoto - Efrem Zanchettin)

Alcune immagini relative la 110ª edizione della “Coppa Città di Asti" (ph. Merfephoto - Efrem Zanchettin)

L’eco della 110ª edizione della “Coppa Città di Asti”, tenutasi il 28 e 29 settembre 2024, continua a risuonare tra le mura della città piemontese. Un evento che ha saputo combinare tradizione e innovazione, regalando agli appassionati di bocce – e non solo – uno spettacolo memorabile. Ma, dietro l’applauso unanime per l’organizzazione impeccabile, si nasconde una realtà meno entusiasmante: il movimento boccistico astigiano vive una fase di stagnazione, incapace di sfruttare l’onda positiva di questa manifestazione per guardare avanti.

La “Coppa Città di Asti”, la più longeva competizione internazionale a livello nazionale, ha celebrato non solo la memoria del grande campione Beppe Andreoli con il 3° Memorial a lui dedicato, ma anche l’eccellenza organizzativa di un comitato di volontari instancabili. Trasformare piazza Cosma Manera in un campo da gioco è stata una scelta audace e simbolica, un omaggio alla tradizione ma anche un tentativo di avvicinare nuovi pubblici a questa disciplina.

Con 92 squadre partecipanti, tra cui presenze internazionali dalla Francia, e competizioni dedicate a donne e giovanissimi (Under 12 e Under 15), l’evento ha mostrato chiaramente che le bocce possono essere molto più di una tradizione: sono un linguaggio universale, un ponte tra generi e generazioni. Tuttavia, quello che doveva essere un punto di ripartenza si è trasformato nell’ennesima occasione mancata.

Oggi il Comitato FIB di Asti è affidato a una figura esterna, scelta per il suo profilo tecnico e la sua “neutralità” rispetto alle diatribe locali. Ma questa decisione “pragmatica” ha prodotto una gestione che, pur precisa ed efficiente sotto il profilo amministrativo, non rappresenta direttamente l’ambiente boccistico astigiano. Una figura "super partes" può amministrare, certo, ma può davvero “ispirare”? Affidare il futuro delle bocce astigiane a un amministratore senza legami diretti con il territorio significa accettare, in qualche modo, lo status quo. In una situazione già di stallo, serviva una scossa, non un calmo galleggiamento.

La candidatura di un nuovo gruppo locale, entusiasta e competente, avrebbe potuto segnare una svolta. Dotati di un programma chiaro e di una squadra con competenze trasversali, questi dirigenti si proponevano di unire le diverse realtà locali, rilanciare il movimento giovanile e creare una comunità più inclusiva e partecipativa, supportati dalle istituzioni astigiane.

Questa visione è stata tuttavia scartata. La Federazione ha optato per un approccio conservatore, bloccando sul nascere un progetto che avrebbe potuto offrire una vera e nuova direzione al movimento astigiano. Per evitare di intraprendere questa "nuova" strada, si è tentato persino di far convivere la vecchia gestione con un "nuovo comitato volontario" e un "nuovo delegato" (gli stessi organizzatori della Coppa città di Asti). Tuttavia, questa soluzione si è rivelata impraticabile a causa delle profonde differenze di vedute e obiettivi. Il risultato? La vecchia gestione, sostenitrice del

presidente regionale, non ha potuto essere affiancata. Ciò ha portato alla situazione attuale: una stabilità amministrativa, sì, ma ottenuta al costo di un’occasione unica di crescita e rinnovamento.

Il successo della “Coppa Città di Asti” dimostra chiaramente che il potenziale per rilanciare il movimento boccistico astigiano c’è, così come ci sono persone disposte a impegnarsi con passione e dedizione. Tuttavia, l’entusiasmo da solo non basta: ha bisogno di essere sostenuto da un contesto favorevole. Purtroppo, il mancato riconoscimento del loro impegno e la mancanza di fiducia hanno deluso profondamente i membri del gruppo candidato, che avevano riposto grandi speranze nella possibilità di guidare questo cambiamento. 

Ora, questi stessi membri non sono più intenzionati a riproporsi. Questa rinuncia rappresenta una grave perdita: un patrimonio di idee, competenze e voglia di fare è stato lasciato andare, forse definitivamente. Ed è un peccato, perché questo era il momento giusto per agire. Il gioco, però, non può iniziare se chi ha il potere di distribuire le carte continua a tenerle in mano. Crogiolarsi in un passato glorioso, ma ormai lontano, significa perdere di vista il futuro. E quel futuro, purtroppo, sembra allontanarsi sempre di più.

Lettera firmata

Al direttore

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