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Economia e lavoro | 28 gennaio 2025, 07:28

Crisi dell’artigianato: boom di richieste di cassa integrazione (+62%). Ad Asti 228 imprese hanno richiesto la cassa integrazione

Diverse le difficoltà anche nel settore moda per l'aumento di costi di energia e trasporti e l'e-commerce

Crisi dell’artigianato: boom di richieste di cassa integrazione (+62%). Ad Asti 228 imprese hanno richiesto la cassa integrazione

L’artigianato piemontese sta attraversando una fase critica senza precedenti, con un incremento delle richieste di cassa integrazione del 62% rispetto al 2023. Nel periodo gennaio-novembre 2024, le imprese artigiane che hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali sono state 4.666, coinvolgendo complessivamente 26.110 addetti. L’impegno economico, secondo i dati forniti dall’EBAP (Ente Bilaterale Artigianato del Piemonte), ha raggiunto gli 8.878.777,14 euro lordi, contro i 5.480.904,18 euro dello stesso periodo dell’anno precedente.

I settori più colpiti I comparti maggiormente in difficoltà sono quelli della produzione e lavorazione di metalli, in particolare la meccanica di precisione, il tessile e l’abbigliamento. Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte, ha evidenziato alcune delle principali cause di questa crisi: “Il forte calo della produzione di macchinari è attribuibile alla riduzione della domanda dalla Germania, nostro primo importatore, alla crisi degli investimenti e alla difficile situazione dell’automotive. Inoltre, il settore tessile soffre la concorrenza cinese e lo stop all’export in Russia”.

Nel settore moda, un tempo vanto del Made in Italy, le difficoltà sono amplificate da diversi fattori:

  • difficoltà di approvvigionamento delle materie prime;
  • aumento dei costi dell’energia e dei trasporti;
  • concorrenza dell’e-commerce, che penalizza le aziende artigiane meno strutturate e meno digitalizzate. Queste problematiche, unite alla trasformazione delle abitudini di consumo e alla crescente attenzione alla sostenibilità, hanno reso ancora più fragile il comparto.

Dati provinciali: focus su Asti 

La crisi dell’artigianato ha colpito tutte le province piemontesi, con Torino al primo posto per numero di imprese coinvolte (2.125, pari a 11.687 addetti). Asti registra un dato significativo: 228 imprese e 1.235 addetti hanno richiesto la cassa integrazione, evidenziando una situazione critica anche in questa provincia.

Le cause della crisi Oltre al settore moda, anche l’automotive risente pesantemente della congiuntura economica. La crisi dell’industria tedesca ha portato a una contrazione dell’export del 7,5% nei primi nove mesi del 2023. Felici sottolinea inoltre il peso della direttiva UE sui veicoli elettrici, che sta imponendo una riduzione della produzione di veicoli a motore endotermico, con conseguenze negative sull’indotto artigiano. L’aumento dei costi operativi, legato alle spinte inflazionistiche e al costo del lavoro, rende inoltre difficile trattenere personale qualificato, già di difficile reperimento.

Prospettive e necessità di intervento “I dati forniti dall’EBAP sono eloquenti e mostrano chiaramente la grave crisi che sta attraversando l’artigianato, un settore composto per il 98% da micro e piccole imprese”, sottolinea Felici. “Bene il fondo per il settore moda, ma forse andrebbe esteso a tutta la manifattura”. La ripresa passa attraverso interventi mirati, volti a sostenere l’occupazione, favorire la digitalizzazione e agevolare l’accesso a risorse economiche per le imprese più esposte.

In questo scenario di incertezza, appare cruciale una politica di rilancio che consideri le specificità dei diversi comparti produttivi, mettendo al centro le peculiarità del tessuto artigiano piemontese.

Redazione

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