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Attualità | 27 gennaio 2025, 07:09

Oggi la Giornata della Memoria ad Asti con momenti, riflessioni, storie e pietre d'inciampo. Medaglie alla memoria di 28 cittadini deportati

Corona d'alloro al cimitero ebraico in ricordo delle vittime astigiane dei campi di sterminio nazisti e posa delle pietre d'inciampo

Oggi la Giornata della Memoria ad Asti con momenti, riflessioni, storie e pietre d'inciampo. Medaglie alla memoria di 28 cittadini deportati

Già da alcuni giorni Asti e l'Astigiano celebrano la Giornata della memoria che ricorre oggi, 27 gennaio. Nel 2000 fu istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di onorare le vittime dell’Olocausto, ma anche combattere il negazionismo e sensibilizzare le generazioni future sul pericolo di odio, razzismo e discriminazione.

Deposizione corona al cimitero ebraico

Ad Asti oggi due appuntamenti contestuali alle 10.L’Associazione Italia Israele deporrà una corona d’alloro al cimitero ebraico a ricordo delle vittime astigiane dei campi di sterminio nazisti. Alla mattinata prenderanno parte alcuni ragazzi delle scuole di Asti. L'associazione guidata da Luigi Florio ha pro posto al sindaco Rasero di intitolare  il Foyer del teatro Alfieri a “I giorni del mondo” di Guido Artom.

Parteciperanno il consigliere della Comunità Ebraica di Torino Guido Anau Montel e Claudia De Benedetti, presidente dell’Agenzia Ebraica. 

Ventotto medaglie d'onore dal prefetto di Asti

Sempre alle 10 al Polo universitario Astiss, cerimonia istituzionale promossa dalla Prefettura per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei e gli italiani che hanno subìto la deportazione e la prigionia. Alla manifestazione, finalizzata a diffondere tra i più giovani la memoria di quei tragici accadimenti, prenderanno parte le massime autorità civili, militari e religiose della provincia ed una rappresentanza di studenti delle scuole astigiane. Nel corso della cerimonia, il Prefetto Claudio Ventrice procederà alla consegna delle Medaglie d’Onore concesse dal Presidente della Repubblica alla memoria di ventotto cittadini deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.

Il clou della Giornata sarà la posa di venti pietre d'inciampo, ciascuna dedicata a un cittadino deportato che non fece più ritorno, rappresentano un “inciampo” simbolico, un invito a fermarsi e riflettere. Una mappa virtuale, accessibile dai siti del Comune e dell’ISRAT (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in Provincia di Asti), guiderà cittadini e visitatori attraverso un percorso urbano della memoria.

Tre i momenti principali:

 11.30: corso Alfieri 336, di fronte a Palazzo Mazzetti, in memoria della famiglia Foà;

 12.30: via Aliberti 19, per le sorelle Jona;

 15.30: via Massimo D’Azeglio 1, in ricordo delle famiglie Jona e Rozzaj

Tutte le pietre

Via Giobert 66

Alice e Giorgina De Benedetti, ricoverate presso le Suore Stefanine, partirono per Auschwitz il 26 giugno 1944. Avevano rispettivamente 63 e 55 anni.

Piazza Martiri della Liberazione (lato via De Gasperi)

Qui visse Rosina Emilia Segre, 68 anni, la cui famiglia fu completamente distrutta: deportati con lei i figli Luigi e Remo, la nuora Ilke Vitale e i nipotini Raimondo e Ruggero, di soli 7 e 12 anni.

Via Massimo D’Azeglio 1

Abitavano qui Olga e Leopoldo Jona con i loro cinque figli. Solo Enrica riuscì a tornare dai campi, diventando testimone delle atrocità subite dagli ebrei astigiani.

Lisa Dresner e Teodoro Rozaj, ebrei croati internati ad Asti dal 1942, sopravvissero alla deportazione, ma le loro strade si divisero: Lisa raggiunse Israele, mentre Teodoro emigrò in Uruguay.

Via Orfanotrofio 4

Ester Elvira Levi, vedova di Elia Segre, aveva 66 anni. Fu arrestata e deportata, insieme a suo fratello Federico, da Casale Monferrato. Entrambi persero la vita nei campi di sterminio.

Via Monsignor Rossi

Rosetta Levi, 65 anni, originaria di Torino e residente ad Asti, venne arrestata due volte. La prima nel dicembre 1943, quando fu rilasciata per motivi di salute, e la seconda nel maggio 1944. Non fece ritorno da Auschwitz.

Corso Alfieri 345, nei pressi dei Giardini Alganon

Sara Ester Levi, 73 anni, fu arrestata nel dicembre 1943 e, dopo un primo rilascio, venne nuovamente catturata nel 1944. Deportata ad Auschwitz il 26 giugno, morì nel campo di sterminio.

Corso Alfieri 336

Presso la casa di Camillo Luzzati trovarono rifugio la figlia Estella, il marito Italo Foà e il piccolo Guido, di soli 8 anni. L’intera famiglia venne deportata e perì nei campi, con Guido che divenne il più giovane deportato astigiano.

Via Roero 60

Annita Levi, 57 anni, vedova e sola, venne arrestata nel gennaio 1944. Detenuta nel carcere di San Vittore a Milano, fu deportata ad Auschwitz, dove trovò la morte il 6 febbraio dello stesso anno.

Via Nazario Sauro 9

Regina Ghiron, 89 anni, e la nuora Ada Osimo, 52 anni, furono deportate ad Auschwitz, insieme ad altri membri della loro famiglia. Tra le vittime anche due pronipoti, di soli 9 e 12 anni.

Via Aliberti 19

Le sorelle Marianna Bona Esmeralda Jona e Benvenuta Regina Jona, sarte e ricamatrici di talento, furono deportate nei campi di sterminio e non fecero ritorno.

Via Ottolenghi 6

Prima Colombo, 71 anni, venne deportata insieme al fratello Alberto, alla cognata Estella Foà e al nipote Amerigo, di 31 anni. Nessuno di loro sopravvisse alla deportazione.

Queste pietre d’inciampo sono un monito, un invito a ricordare e un gesto simbolico per riportare nella memoria collettiva le vite delle vittime della Shoah, perché nessun nome venga mai dimenticato.

In occasione della Giornata, la consigliera di Forza Italia, Debora Biglia ha fatto arrivare il suo messaggio: "Ogni anno, il Giorno della Memoria  ci sollecita a ricordare, a testimoniare, ma soprattutto a meditare sui tragici avvenimenti che attraversarono e colpirono l’Europa nella prima metà del secolo scorso. Questo esercizio lo facciamo, sempre, con l’animo colmo di angoscia per quello che è successo. Gli anni  passati da quegli eventi non attenuano lo sconforto, il  vuoto esistenziale, la pena sconfinata per le vittime innocenti che si prova di fronte alla mostruosità dello sterminio di massa pianificato e organizzato dal nazismo. Auschwitz è diventata  la punta emblematica di un sistema e di un’ideologia perversa, un simbolo della mancanza di luce e di speranza, della negazione dell’umanità e della vita. Per chi ha avuto la sventura di vedere quel luogo nefasto e di varcare i suoi cancelli, anche oggi a distanza di 80 anni, si spalancano, sopra un abisso oscuro e impenetrabile, li si può vedere e percepire la cancellazione totale della dignità dell’uomo.
La Shoah, la volontà di distruggere dalla faccia della terra persone e gruppi ritenuti inferiori, è stato un lento e inesorabile processo, una lunga catena con tanti, troppi, anelli e responsabilità a volte sottaciute. La scelta nazista e dei regimi fascisti di creare una società fondata sul mito della razza e del sangue fornì i presupposti per la persecuzione e per il successivo sterminio. Quell’orrore fu possibile per tante e troppe connivenze. La Shoah un atto impronunciabile nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre in passato da barbarie, guerre, stragi ed eccidi. Ecco perché è giusto ricordare, attivare la memoria perchè senza memoria non c’è giustizia. I principi che costituiscono la nostra Costituzione repubblicana e la Carta dei Diritti Universali dell’Uomo rappresentano la radicale negazione di tutto ciò che ci ha portato ad Auschwitz. Principi che oggi, purtroppo, vediamo minacciati nel mondo da sanguinose guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante - alimentato dall’uso distorto dei social - dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa. Ecco perché la memoria condivisa della storia di quel 27 gennaio non deve essere dimenticata".
 

Betty Martinelli

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