Si è svolta martedì scorso al Rotary Club Asti, durante la prima serata conviviale del nuovo anno, al ristorante La Fertè, il socio Marco Cuffaro, medico oculista nonché presidente della commissione “Progetti storici” del sodalizio, ha svolto un’approfondita relazione sul tema “Salvatore Giuliano, un enigma avvolto nel mistero”.
Il 5 luglio 1950, nel cortile di un’abitazione di Castelvetrano, in provincia di Trapani, fu ritrovato il corpo senza vita del ventottenne boss mafioso Salvatore Giuliano, detto “il re di Montelepre”, che nella sua breve ma intensa vita aveva collezionato centinaia di crimini, tra i quali il più noto fu la strage di Portella della Ginestra, avvenuta il primo maggio del 1947, in cui morirono undici contadini intenti a celebrare la Festa del Lavoro.
Ma era davvero del bandito Giuliano quel corpo trivellato di colpi di mitragliatrice?
Molti dubbi, come ha ricordato il relatore, sono sorti fin dall’inizio. Subito si è fatta strada l’ipotesi che il corpo fosse quello di un sosia del bandito, individuato dal boss stesso dopo accurate ricerche onde simulare la sua morte e fuggire – con la copertura dei servizi segreti – in America. Tuttavia l’esame del dna compiuto sul cadavere in tempi più recenti sembrerebbe smentire questa ipotesi.
Secondo un’altra teoria “Turiddu” – come lo chiamavano i suoi – sarebbe, sì, morto in quell’estate del 1950, ma non durante un conflitto a fuoco con i carabinieri, come vuole la versione ufficiale, bensì per mano di Nunzio Badalamenti e grazie al tradimento di Gaspare Pisciotta, personaggio legatissimo a Giuliano che lo avrebbe però “scaricato” facendolo addormentare con un sonnifero così da poterlo fare uccidere facilmente.
Esistono pure ulteriori versioni sulla fine del celebre bandito, compresa quella secondo cui sarebbe stato Pisciotta stesso ad aprire il fuoco contro “Turiddu”, dopo avere stretto un accordo in tal senso con le forze dell’ordine; pochi anni più tardi, nel 1954, Pisciotta morì in carcere dopo aver bevuto un caffè alla stricnina.
Il dott. Cuffaro ha illustrato con dovizia di particolari le varie tesi che ancora oggi, a oltre settant’anni dai fatti, lasciano aperti molti interrogativi su come siano andate realmente le cose, evidenziando il rapporto assai stretto che Giuliano ebbe con i servizi segreti dell’epoca.
Al termine il presidente del Rotary, Alberto Bazzano, nel ringraziare il relatore, lo ha omaggiato con il gagliardetto del club e alcune bottiglie di vino astigiano.