In merito a qualsiasi ipotesi di aggregazione o fusione bancaria, il Partito Democratico di Asti e provincia, tramite il consigliere regionale Fabio Isnardi e la segretaria provinciale Elena Accossato invita a tutelare innanzitutto le persone, siano esse lavoratori, correntisti o azionisti della Banca di Asti: "L’universo delle operazioni finanziarie è estremamente complesso e delicato. Sta alla politica vigilare che non entri in conflitto, danneggiandola, con la vita quotidiana dei cittadini.”
In ballo c’è quella che per numeri è probabilmente una delle principali aziende della Provincia di Asti. Ai circa 2500 dipendenti va infatti sommato chi ogni giorno usufruisce in varie forme dei servizi di credito locale: “Di fatto, tutti noi entriamo regolarmente in contatto con la Banca di Asti, anche senza avere un conto corrente o esserne investitori.”
Cosa accadrebbe se profitto e dividendi avessero sempre e comunque la precedenza sulle persone?“Banca di Asti rischierebbe di perdere la propria presenza sul territorio, una capillare rete di filiali che oggi raggiunge anche gli abitanti dei centri più piccoli."
Negli ultimi anni alcune filiali hanno già chiuso: "Per un'impresa le valutazioni economiche sono legittime, ma la Banca di Asti si è sempre distinta dai concorrenti di maggiori dimensioni proprio per il suo ruolo di presidio. Sarebbe difficile mantenere la stessa attenzione verso le nostre realtà più piccole, se chi dirige la banca fosse lontano da noi.”
“La presenza diffusa sul territorio ha inoltre rappresentato un’opportunità lavorativa per molti giovani astigiani,” si conclude. “Ci preme che questo non venga meno per il futuro, mentre in parallelo si aiuti i dipendenti già in organico a crescere per competenze e retribuzione in uno scenario lavorativo inclusivo e competitivo”.