Cultura e tempo libero | 10 gennaio 2025, 07:26

“Vini, spezie, pastelli volativi e confetti di zucchero”: il terzo saggio di Davide Chiolero

In uscita a febbraio la “Breve storia della cucina e dell’alimentazione nel medioevo”, un viaggio nel tempo tra religione, nutrizione e apertura a mondi lontani

Davide Chiolero

Davide Chiolero

Dopo “I vichinghi e la morte. La ritualità funebre scandinava fra migrazione e stanzialità (sec. VIII-XI)” e “Il bestiario del Trésor di Brunetto Latini”, in uscita a febbraio il terzo saggio di Davide Chiolero “Vini, spezie, pastelli volativi e confetti di zucchero. Breve storia della cucina e dell’alimentazione nel medioevo”.

Un libro che vuole approcciare l’arte culinaria medievale in una chiave originale, attraverso temi come la religione, l’abbondante uso di spezie e la propensione all’artificio e allo sfarzo.

Docente di lettere e storia e titolare di cattedra presso l’istituto di istruzione secondaria di primo grado di Montechiaro d’Asti, dal 2021 membro della redazione di Arma Virumque, rivista universitaria torinese specializzata in storia militare, in questo scritto, l’autore parla del legame tra dieta e religione, della differenza tra la civiltà romana e quelle “barbariche”, delle convinzioni medievali in ambito nutrizionale.

Il saggio analizza anche le differenze tra le dispense delle abbazie e quelle dei signori, soffermandosi sulla disponibilità locale degli ingredienti e sulla straordinaria apertura della classe nobiliare alle contaminazioni di Paesi lontani, le cui spezie venivano acquistate a caro prezzo.

Redazione

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Davide Palazzetti

Chi sono in tre righe? Ci si prova.
Partiamo dal personale: marito innamorato e padre fortunato. Tergiversando poi su info tipiche da curriculum, amo il nostro territorio. Lo vivo come nostro anche se vi arrivo da Genova nel 2003. Mi occupo di marketing territoriale e promozione turistica con la piacevole consapevolezza di quanta bellezza ci circondi. Racconto un posto bellissimo, qui e su alcuni miei gruppi Facebook, nella certezza che una delle poche vie di riscatto dell’Astigiano sia riempirlo di turisti.

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