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Attualità | 29 dicembre 2024, 17:58

Asti ha inaugurato il Giubileo: aperta la Porta Santa in Cattedrale [FOTO]

La comunità astigiana ha dato inizio all'Anno Santo con una solenne celebrazione e una processione dal Santuario della Madonna del Portone alla Cattedrale

Le immagini della celebrazione (Merphefoto)

Le immagini della celebrazione (Merphefoto)

Oggi pomeriggio, 29 dicembre 2024, Asti ha ufficialmente inaugurato il Giubileo con una cerimonia che ha visto l'apertura della Porta Santa nella Cattedrale. La celebrazione è iniziata alle ore 16 presso il Santuario della Madonna del Portone, da dove è partita una processione guidata dal vescovo Marco, che ha condotto i fedeli fino alla Cattedrale.

Il tema del Giubileo, "Pellegrini di Speranza", scelto da Papa Francesco, ha trovato profonda risonanza tra i partecipanti, che hanno accolto l'invito a vivere questo Anno Santo come un cammino di rinnovamento spirituale e comunitario. Durante la celebrazione eucaristica, il vescovo ha sottolineato l'importanza di questo tempo di grazia, esortando i presenti a essere testimoni di speranza nel contesto delle sfide attuali.

Per l'occasione, sono stati designati cinque luoghi giubilari nella diocesi di Asti: oltre alla Cattedrale, la Collegiata di San Secondo, il Santuario della Beata Vergine del Portone, il Santuario di San Giuseppe e il Santuario della Madonna delle Grazie a Villanova. In questi luoghi, i fedeli potranno ottenere l'Indulgenza giubilare partecipando ai sacramenti e dedicandosi alla preghiera, secondo le indicazioni fornite dalla Penitenzieria Apostolica.

L'Anno Santo, inaugurato a Roma con l'apertura della Porta Santa di San Pietro, proseguirà fino al 6 gennaio 2026. Nella diocesi di Asti, le celebrazioni giubilari si concluderanno domenica 28 dicembre 2025, offrendo ai fedeli un anno di opportunità per il pellegrinaggio, la riconciliazione e il rinnovamento della fede.

La partecipazione alla cerimonia odierna è stata significativa, con numerosi fedeli che hanno preso parte alla processione e alla messa solenne, manifestando un profondo senso di comunità e devozione.

 L'apertura della Porta Santa rappresenta un simbolo potente di passaggio e rinnovamento, invitando tutti a intraprendere un percorso di crescita spirituale durante questo Anno Giubilare.

L'omelia del vescovo Prastaro

“Rileggiamo il vangelo di oggi nel contesto del Giubileo che è un tempo che la Chiesa ci dona per ristabilire il corretto rapporto nei confronti di Dio, tra le persone e con la creazione. Credendo che Gesù fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Maria e Giuseppe hanno dato per scontato di camminare insieme a Gesù, ma il loro figlio non era con loro, era altrove. Forse anche noi diamo per scontato di camminare con Gesù, che Egli sia parte della nostra vita, che le nostre azioni verso gli altri siano corrette, che qualsiasi cosa facciamo per il creato vada bene.

Anche a noi è chiesto di ritornare a Gerusalemme, il luogo della presenza di Dio, per ristabilire i giusti rapporti nella nostra vita.

Non possiamo dare per scontato di camminare con Gesù, se non facciamo esperienza della sua presenza. Diamo per scontato di essere con Gesù, ma poi non preghiamo, non andiamo a Messa, non leggiamo mai il Vangelo, non ci confessiamo perché pensiamo di poterci regolare da soli.  Diamo la fede per scontata, ma alla fine si svuota perché non è nutrita né coltivata.

Anche nei rapporti con gli altri possiamo dare per scontato di essere con Gesù.

In realtà, come credenti dobbiamo continuamente chiederci se il nostro modo di amare gli altri è come quello di Gesù cioè gratuito, misericordioso, paziente, capace di dare la vita. Diversamente, potremmo non renderci conto che siamo egoisti, che viviamo di rancori e fazioni, che usiamo gli altri per i nostri fini. E proprio questa logica dell’uso per sé costituisce la base del disastro ambientale che stiamo vivendo.

Maria e Giuseppe tornano a Gerusalemme, il luogo della presenza del Signore, cercano Gesù per tre giorni e alla fine lo trovano “nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava”. Il giubileo, come dice il Papa, è proprio questo: “un momento di incontro personale con il Signore Gesù, porta di salvezza. Un incontro personale con Lui che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza”

Una volta trovato Gesù, le sorprese non finiscono. «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» Qui Gesù ricorda che nella mia vita c’è qualcosa che va al di là di se stessi, del proprio sentire, dei propri pensieri, delle proprie opinioni, delle proprie stesse azioni. “Occuparsi delle cose del Padre” ecco ciò che cambia la vita, ecco cosa fa sì che non si dia più per scontato di camminare con Gesù.

Iniziamo il giubileo della speranza. La speranza è il desiderio e l’attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. E per noi cristiani la speranza non è un vago pensiero che le cose possano andare bene, o che la fortuna ci possa sorridere. La nostra speranza ha come fondamento Gesù. La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino.

Iniziare il giubileo della speranza è aprire il cuore al Signore dal cui amore nulla potrà mai separarci, è credere che questo amore eterno è anche per me, che anche per amore mio, il Signore Gesù ha versato il suo sangue sulla croce. E questo amore divino ci è donato gratuitamente, non lo si compra e non lo si merita, lo si può ricevere solo in dono.

L’invito che ci viene rivolto, per questo anno giubilare è quello di porre segni di speranza.  Un segno di speranza, per la nostra comunità cristiana, sarà certamente il curare con più attenzione e profondità la propria vita di fede, la vita spirituale. Facciamo in modo che in ogni comunità ci siano occasioni di formazione e catechesi perché chi desidera incontrare il Signore venga aiutato in questo. Programmiamo segni di speranza verso gli altri, divenendo più capaci di attenzione, di accoglienza, rifuggendo il giudizio e la critica che così spesso allontanano le persone dalla comunità cristiana.

Fra le persone che richiedono attenzione particolare e segni di speranza vorrei segnalare in modo particolare gli anziani per i quali ancora poco si fa nelle nostre comunità.  E poi anche i giovani, che sono in sé stessi la speranza: cresca ulteriormente nelle nostre parrocchie l’impegno concreto a farsi vicini a loro ed ascoltarli, accogliendoli con affetto e gioia.

Mi permetto anche di suggerire un segno di speranza per chi come me ha delle responsabilità nella società, in questa nostra città: che nel cuore di ognuno nasca la capacità di mettere sempre più al centro il bene comune, per far sì che i bisogni degli ultimi diventino la nostra prima preoccupazione.

Per noi sacerdoti, colgo uno spunto: “Lasciar riposare la terra” è una delle indicazioni bibliche sulle modalità celebrative dell’Anno Santo. Mi piacerebbe poterlo interpretare come un “lasciar riposare l’agenda”, ovvero staccare la spina, ritagliarsi un proprio spazio per potersi ritrovare in quella “camera segreta” di ognuno di noi, dove abitano i desideri, vero motore della vita.

Che ciascuno in questo anno giubilare possa aprire la porta del suo cuore al Signore. Al Signore dal cui amore non saremo mai separati, a Dio che dice a ciascuno: c’è speranza anche per te, c’è speranza per ognuno di noi”.

Alessandro Franco

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