Storie di Orgoglio Astigiano - 21 dicembre 2024, 12:35

Storie di Orgoglio Astigiano. Marco Mastrazzo: "Io, disegnatore da Dylan Dog a Spider-Man, da Batman a Venom, passando per Joker, firmando autografi a Time Square"

35 anni, di Nizza Monferrato, collabora anche con Marvel, Image, Dynamite, Disney, Fox, e ha realizzato la cover delle magliette per uno degli ultimi tour del grande Ozzy Osbourne

Marco

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Holy Diver, dei Dio, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

Marco Mastrazzo è una di quelle persone dal fascino ipnotico. Misterioso, enigmatico, incarna appieno il profilo dell'artista, ma nello stesso tempo sembra il tipo che non vuole essere nessun tipo. Uno di quelli che non rientra negli schemi e, anzi, se può, li fa saltare come la coca cola fa con le mentos. 

35 anni, lo incontro per un caffè. La chiacchierata diventa subito uno scambio di esperienze personali. È un'intervista atipica. Questo, però, lo avevo intuito prima ancora di uscire di casa. 

Marco, che rapporto ti lega al territorio astigiano?

Sono nato a Canelli, da papà di Nizza Monferrato e mamma scozzese, di Glasgow. Vivo a Nizza da sempre. Dal territorio cerco di assorbire ciò di cui ho bisogno. L'aria di casa, del terreno, della collinetta appena fuori dal paese, di una terra che sento mia, a cominciare dall'odore. L’unico rapporto reale con il territorio è quello, perché, devo dire la verità, non sono una persona che ama girare molto. Credo di avere, inconsciamente, un legame molto forte con l'Astigiano, ma che non ho mai elaborato. Adoro la zona in cui vivo, ma non conosco a sufficienza quello che mi circonda. Mi piacciono le colline dell'Astigiano, ma forse il carattere chiuso tende a farmi stare molto nel mio. 

E con la Scozia? Che legame hai?

Sicuramente è parte di me e del mio carattere. La Scozia mi piace, l’ho vissuta da ragazzino e mi ci sono innamorato. I paesaggi sono più isolati, diversi e selvatici. Il verde è più verde, lì. È da tanto che non torno. Conserva come un romanticismo al suo interno: quello della seconda occasione della vita all’estero. Che in Italia non puoi avere.

Come inizia la tua passione per il disegno?

Tutto è nato perché la situazione in cui mi sono trovato nascendo è sempre stata piena di spunti dal punto di vista di storie, di fumetti, ma anche di avventure. Nonno era un collezionista di fumetti: aveva la casa piena. E papà pure: puoi immaginare un bambino, quanti stimoli potesse ricevere. E poi leggevo Tarzan e andavo nel bosco vicino a casa e provavo io stesso, sulla mia pelle, quelle avventure. Le vivevo. Ho semplicemente assorbito il contesto in cui mi sono trovato. E mi è piaciuto. 

A che età il tuo primo grande progetto, che ha dato un po' il via alla tua carriera?

Ho iniziato a 26 anni con la copertina di Dylan Dog Color Fest e da lì è partita la mia carriera. Vendevo i miei lavori a diversi editori, però lo facevo ogni tanto. Era un hobby. Ho provato diversi mestieri: ho fatto il cameriere, ho lavorato in una ferramenta. Poi ho iniziato a collaborare con alcuni piccoli editori americani. 

Cosa succede durante il Covid? 

Durante la pandemia volevo mollare tutto, non riuscivo a vivere con le collaborazioni e magari facevo copertine che non mi interessavano neanche. In generale sono una persona che si annoia facilmente. Allora mi sono detto: o mollo tutto o mi prendo qualche mese per preparare delle prove ben fatte per la Marvel. Ho scelto di darmi questa possibilità. L'ultima possibilità. Mi sono quindi messo davanti a un bivio. È da quel momento la mia passione è diventata un lavoro vero. 

Bello, no? Riuscire a fare della propria passione un lavoro a tutti gli effetti?

Sì, bello, ma anche brutto. Vivo di emozioni veloci, di un attimo, ma cercando comunque qualcosa. Mentre la tua testa continua a viaggiare, tu resti fermo. È un paradosso; è tutto una grande illusione. 

Hai un'esclusiva o più collaborazioni aperte?

Non ho l'esclusiva con nessuna casa editrice. Ho lavorato per Marvel, Image, Dynamite, Disney, Fox, ho fatto una maglietta a Ozzy Osbourne, ho lavorato con un premio Oscar, ovvero lo sceneggiatore di "12 anni schiavo", che ha fatto una miniserie per cui ho realizzato le copertine. Diciamo che sono attivo su più fronti. 

Lavorare per Ozzy Osbourne, "The Prince of Darkness"

E il progetto più interessante a cui hai lavorato fino ad oggi?

Forse quando ho collaborato con Ozzy. Doveva fare l'ultimo tour prima di lasciare la scena e per quel tour io avevo fatto il merchandising, creando la cover di una maglietta specifica, con un Batman in versione molto cattiva. È stato un lavoro molto carino, perché mi piace molto quel genere di musica e mi avevano contattato loro. Vivrei di attimi, di belle notizie, di quei quarti d'ora di bellezza e di novità, che poi svaniscono e diventano, ahimé, routine. Quello fu un esempio.

Hai detto qualche no importante?

Sì, dovevo fare un lavoro per una figlia di Bob Marley, ad esempio. 

Cosa pensi delle difficoltà?

La difficoltà non esiste più a un certo punto del processo. Quando lavori in questo campo devi fare tutto: devi saperti gestire. E magari ti capita un soggetto che non ti piace e lì la tua difficoltà è la tua mano che non lo vuole disegnare. Quello è difficile: fare cose che sono distanti da te. Mettendoci del tuo senza stravolgere le cose. Ecco, a quel punto non ci sono più cose difficili, ma semplicemente cose da fare.

Hai trovato un equilibrio?

Equilibrio per me significa non cadere nella profonda depressione, ma rimanere sul bordo. Penso che la depressione sia la cosa più importante che un essere umano abbia a sua disposizione, l’arma che ti fa svegliare, se ne hai la forza. Devi stare su quel limite: dal momento in cui non senti il male di vivere vicino, allora non apprezzi neanche quello che hai attorno. Devono convivere tutte le cose, per farti vivere davvero: sono i lati ombrosi quelli che servono maggiormente per andare avanti, altrimenti si rischia di vivere ingannati da un'illusione di felicità. 

Cosa consiglieresti ai ragazzi giovani e cosa ricordi maggiormente dei tuoi anni sui banchi di scuola?

Ricordo il primo 3 alle superiori, che ha cambiato la mia vita. Quel giorno mi sono reso conto di tutte le possibilità che avevo, che non era il voto a fare di me qualcuno. Le superiori hanno rappresentato il periodo più bello e nello stesso tempo anche molto tragico. Disegnavo sempre e ho rinunciato anche a molti momenti di socialità per portare avanti questa passione. Penso che non esista un consiglio, perché ognuno è fatto a modo suo. Nella vita capitano cose, io sono stato fortunato. Quello che posso dire è che penso sia importante cercarsi, come persone, capire cosa si vuole essere e non quello che si crede di volere o di voler essere. Imparare a conoscersi davvero, non come pedine di un sistema. Io chi sono? Cosa mi dà fastidio?  È un percorso infinito, sì. Forse non si arriverà mai alle risposte. Anche perché la vita è fatta di tante domande e forse le risposte non sono altro che la fine di tutto. 

L'equilibrio? Un pendolo che oscilla tra il chiaro e lo scuro dell'esistenza

Come posso dare torto a Marco? Sono completamente d'accordo sul suo concetto di equilibrio. Anche io penso che non si possa apprezzare la luce se prima non è stata fatta, a dovere, esperienza del buio. E l'equilibrio non è stasi, ma continuo dinamismo di un pendolo che oscilla tra il giorno e la notte, tra il chiaro e lo scuro dell'esistenza. Ed è proprio vero che, forse, la vita non è altro che la cultura delle domande, più che delle risposte, più che delle soluzioni. 

Il momento più emozionante della tua carriera?

Ce ne sono stati tanti, ma ti direi quando ho firmato autografi a Time Square, con collezionisti provenienti da tutto il mondo, che volevano la mia firma sui loro fumetti. È stato bellissimo. Quello è stato un momento folle della mia vita, più o meno un annetto fa. Un'esperienza bella e inaspettata.

Chi è Marco Mastrazzo

Nato nel 1989, autodidatta, si diploma come geometra per poi dedicarsi al disegno, sua grande passione sin da quando era piccolo. 

Nel 2016, notato da Roberto Recchioni, curatore della testata di Dylan Dog, debutta con una cover per il Color Fest n 20. Nel 2017 collabora con Editoriale Cosmo, firmando le copertine di Caput Mundi e inizia a illustrare per Scuderia Ferrari manifesti per i Mondiali di F1 esposti tutt'ora al museo di Maranello. La collaborazione è durata cinque anni. 

È stato copertinista ufficiale di Dylan Dog Speciale per la Sergio Bonelli Editore dal 2017 al 2023 e dei Dylan Dog editi da Epicenter Comics destinati agli Stati Uniti. Da diversi anni si è imposto sul mercato americano, per il quale ha realizzato numerose copertine per le principali testate Marvel, DC, BOOM! Studios, Image , IDW ecc che gli hanno affidato le cover dei loro più iconici personaggi: dai classici Spider-Man e Batman ai cattivi per antonomasia come Joker, Venom e molti altri. 

Importante la sua collaborazione con Giuseppe Camuncoli e il premio Oscar per la sceneggiatura di "12 anni Schiavo" John Ridley sulla miniserie DC comics The Other History of the DC Universe, candidato agli Eisner Awards (l'equivalente degli Oscar ma per il fumetto) come miglior One shot. I suoi lavori sono apparsi su Rolling Stones, sull'Hollywood Reporter, sul New York Times e nella serie della HBO The DC Story. 

Grande il successo oltreoceano che l'ha portato a viaggiare per gli Stati Uniti e a firmare dediche e autografi persino a Time Square grazie a CGC, leader mondiale nell'autenticazione e gradazione di fumetti. Altre collaborazione da ricordare quella con Ozzy Osbourne e Panini Comics, che ha portato alla luce una cover per Dc comics con protagonisti Ozzy e Batman Who Laughs e una maglietta con la stessa grafica, disponibile per l'acquisto nel sito ufficiale della band e quelle con la Lucasfilm, FOX e Disney, che gli hanno permesso di lavorare su personaggi iconici come Alien, Darth Vader e DarkwingDuck.

Marco

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Alien

Amazing Spiderman

Ghost rider

Joker

Wolverine

Il lavoro per Ozzy Osbourne

Special Dylan Dog

Venom


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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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