Come da ormai consolidata tradizione, il quotidiano economico Il Sole 24 Ore ha pubblicato la classifica annuale della “qualità della vita” nelle province italiane, che in questa 35esima edizione vede per la prima volta salire sul podio la provincia di Bergamo, seguita da due centri ‘abituati’ alla vetta di questa classifica, ovvero Trento (2 volte prima, 3 volte seconda e ben 9 volte terza) e Bolzano (5 volte prima, 9 volte seconda e 4 volte terza)
La classifica è stata stilata sulla base di 90 indicatori – forniti da fonti ufficiali ed istituti di ricerca - suddivisi in sei macrocategorie tematiche: ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia, società e salute, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero. Ogni dato assegna mille punti alla provincia con il miglior valore e zero a quella con il peggiore, distribuedo tutte le restanti lungo l’intervallo tra prima e ultima.
L’Astigiano
Guardando alla nostra realtà territoriale, l’Astigiano si colloca in una tutto sommato più che dignitosa 49esima posizione (+ 6 rispetto al 2023) su 107 province prese in esame. Il dato migliore è quello relativo i reati legati agli stupefacenti, che ci vedono primi in classifica per bassa incidenza con 23 denunce ogni 100.000 abitanti a fronte di una media di 48. Va molto meno bene, 106esimi su 107 province, guardando al numero di medici specialistici per 10.000 abitanti in cui facciamo registrare un valore di 20,2 a fronte di un valore medio di 29,5.
Prima di passare alle sei macrocategorie, va rimarcato che quest’anno il quotidiano ha sviluppato classifiche parallele suddivise anche per indici generazionali (bambini, giovani e anziani) e una specifica sulla qualità della vita delle donne.
Nella classifica generazionale ci collochiamo al 69° posto nella sezione bambini (vinta da Sondrio), al 34° in quella giovani (Gorizia prima posizione) e al 31° in quella relativa gli anziani (svetta Trento), mentre in quella relativa le donne occupiamo una posizione di metà classifica, la 58esima, con occupazione femminile in lieve calo (-1,2%), un incremento del 4% alla voce amministratrici comunali e un numero sostanzialmente quasi invariato (-0,3%) di imprese “in rosa”.
Le sei macrocategorie
Venendo alle già citate macrocategorie, si spazia da un più che lusinghiero 22esimo posto alla voce “ricchezza e consumi” a un traumatico (per quanto, va detto per completezza d’informazione, in drastica risalita rispetto all’anno precedente) 80° alla voce “cultura e tempo libero”.
La nostra provincia registra una crescita rilevante anche per quanto concerne la sezione “Affari e lavoro” (30° con un +11 posizioni rispetto al ‘23), mentre troviamo il segno meno per quanto concerne “Giustizia e sicurezza” (23° con -2), “Demografia e società” (66esimi, -17) e soprattutto “Ambiente e servizi” (perdiamo 22 posizioni collocandoci nella 48° piazza). Tutti dati che vi invitiamo ad analizzare in modo molto più approfondito cliccando questo link.
Le altre provincie piemontesi
In una classifica nazionale dominata dal Nord-Est del Paese, il Nord-Ovest risulta un po’ più ‘schiacciato’ e chiaramente il Piemonte, che di quest’area geografica è la regione principale, non fa eccezione. Infatti per trovare la prima provincia piemontese bisogna scendere al 32° posto occupato da Novara (+10 rispetto l’anno scorso), seguita da Cuneo (37° con una crescita di due posizioni), quindi la già citata Asti, tallonata da Biella (50° con +2 posizioni). Male Torino che perde ben 22 posizioni e si colloca 58°, seguita dal VCO (60° con un drastico -7), Vercelli (63° con un ulteriore discesa di 7 gradini) e infine Alessandria che, nonostante abbia recuperato 6 posizioni, non riesce ad andare oltre la 64° posizione.
Note metodologiche
La classifica è stata stilata sulla base di 90 indicatori suddivisi in sei macrocategorie tematiche: ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia, società e salute, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero. Questo approccio, adottato dal 2019, permette di misurare vari aspetti del benessere in modo più dettagliato rispetto ai 42 indicatori utilizzati in passato.
Gli indicatori, forniti da fonti ufficiali e istituti di ricerca come Istat, Inps, Agcom, Siae e Banca d'Italia, sono certificati e garantiscono l'affidabilità dei dati. Ogni indicatore assegna mille punti alla provincia con il valore migliore e zero a quella con il peggiore, con le altre province che si distribuiscono lungo questo intervallo.
La classifica finale è costruita sulla media aritmetica delle sei graduatorie di settore, ciascuna basata sui 15 indicatori della rispettiva macrocategoria. I dati utilizzati sono i più aggiornati disponibili, con alcuni parametri aggiornati fino a metà o fine 2024, per riflettere i cambiamenti più recenti.
L'indagine include anche "indici sintetici" che aggregano più parametri tematici, come l'Indice di sportività di PtsClas e l'Ecosistema urbano di Legambiente, offrendo una visione completa e articolata della qualità della vita nelle province italiane.
Il dossier completo, con possibilità di effettuare raffronti approfonditi, è disponibile a questa pagina.