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Al Direttore | 11 dicembre 2024, 13:44

Asti ha bisogno di soluzioni alternative all'ipotesi inceneritore

Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di Enrico Panirossi, già consigliere comunale del Partito Democratico

Asti ha bisogno di soluzioni alternative all'ipotesi inceneritore

Qualche mese fa ho sciato sul tetto di un inceneritore. Ero a Copenaghen, città dove si respira aria di futuro, ma per quanto scintillante posso garantire che persino quell'impianto mandava un odore nauseabondo. No, non ne vorrei uno nella mia città così come non lo vorrei altrove.

Ma con il sopraggiungere della barba bianca ho anche raggiunto la consapevolezza che gli argomenti bisogna spaccarli in quattro prima di prendere una posizione. Quindi, visto che si torna a parlare di un inceneritore ad Asti, provo a mettere in fila un po' di dati e a segnare con un bel cerchio rosso le caselle per cui non abbiamo informazioni.

Facciamo finta che la questione non interessi l'Astigiano, per cui partiamo dai dati assoluti: secondo l'Università di Roma Tor Vergata, le emissioni inquinanti pericolose per la salute sembrerebbero trascurabili negli impianti più recenti.

Più problematico invece l'impatto sul sistema atmosfera. Mitigare la crisi climatica dovrebbe essere l'ossessione di ogni decisore politico; gli inceneritori invece emettono CO2, 650-800 g per kWh di energia prodotta, rispetto ai 250 g medi da altre tecnologie; per questo devono pagare per le loro emissioni in accordo al sistema EU ETS. Va detto, a onor del vero, che anche le discariche sono impianti climalteranti: nello specifico, la decomposizione dei rifiuti produce metano, un gas serra con un impatto che è 85 volte quello della CO2. Ma le emissioni in questo caso sono limitate nel tempo e parte del metano può essere catturata.

Poi c'è la questione del trasporto dei rifiuti e delle scorie, che avviene quasi sempre su strada, comportando quindi ulteriori emissioni in atmosfera e particolato nei polmoni.

Fin qui il discorso è lo stesso dal Piemonte alla Danimarca. Ora invece caliamo il progetto di inceneritore sul territorio - poi qualcuno dovrebbe spiegarmi perché prenderci questa rogna, visto che siamo la penultima città per produzione di rifiuti in Piemonte. Altre due domande che al momento sono senza risposta: qual è il volume di traffico generato dal trasporto di rifiuti e scorie e come impatterà sulla viabilità locale? Buona parte delle ceneri può essere riutilizzata, ma dove saranno stoccate le scorie non riutilizzabili?

All'inceneritore del Gerbido di Torino costituiscono il 3% circa in peso dei rifiuti in ingresso, che sembra poca cosa ma va calcolato su tonnellate di rifiuti ogni anno. Sempre l'impianto di Torino ha una capacità di 490mila tonnellate/anno, quindi a spanne parliamo di 15mila tonnellate all'anno di ceneri da gestire. Per fare un confronto, nella discarica di Cerro Tanaro nel 2023 sono state smaltite 63mila tonnellate di rifiuti.

Ora parliamo di soldi: ad Asti si paga la Tari (tassa rifiuti) più cara del Piemonte, in media 435 euro contro 371 euro di Torino. Ora c'è il rischio che questa aumenti, dato che la giunta Rasero ha deciso di cambiare il sistema di smaltimento dei rifiuti urbani investendo 6 milioni in nuovi cassonetti e mezzi. L'entrata in funzione di un inceneritore cosa significherebbe per il bilancio pubblico e per le tasche di un cittadino? Le promesse in questa fase volano già alte, ma sarebbero utili due numeri nero su bianco.

Se il quadro dell'impatto ambientale non è roseo, l'aspetto economico e politico mi preoccupa altrettanto e richiede trasparenza. L'impianto sarebbe uno strumento per muovere rifiuti, stringere accordi tra territori, impattare bilanci pubblici nel bene o nel male. I giornali che ancora hanno risorse e tempo per condurre inchieste - non è polemica, so bene in che condizioni devono lavorare le redazioni - in questa fase devono fare le domande giuste e pretendere risposte chiare, non bastano le prese di posizione di una o dell'altra parte.

Lo stesso deve fare la politica, a cui però è richiesto lo sforzo in più di indicare eventuali alternative. Le prime cose che mi vengono in mente: una strategia per ridurre ancora la frazione di rifiuti residui indifferenziati (siamo già a un buon 67,5% di differenziata); stimare per quanto tempo si potranno ancora sfruttare le discariche attuali; sperimentare nuove pratiche di coinvolgimento dei cittadini.

Forse sono soluzioni più complesse che cedere un terreno a Quarto e bruciarci i rifiuti. Ma hanno il vantaggio di coinvolgere la comunità e di ridurre gli impatti, che sono poi gli obiettivi in campo ambientale a cui dovrebbe tendere una buona amministrazione.

Enrico Panirossi - Militante Partito Democratico Asti

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