Cultura e tempo libero - 08 dicembre 2024, 13:12

Lo stupore della luce: un nuovo sguardo sulla storia di Gesù attraverso l'arte e i vangeli apocrifi

La Natività secondo Isabella Boehlen in una mostra che aprirà venerdì al Museo Diocesano di Asti

Venerdì 13 dicembre alle ore 17.30 presso il Museo Diocesano San Giovanni di Asti (via Natta 36), sarà inaugurata la mostra personale “Lo stupore della luce:  La Natività tra storia e leggenda”, dove saranno presentate opere dell’artista antignanese Isabella Boehlen-Distretti ispirate alla natività e infanzia di Gesù così come viene raccontata dai più antichi vangeli apocrifi.

L’idea della mostra nasce in seguito al ricollocamento nel nostro Museo Diocesano, avvenuto nell’ottobre del 2023, di una parte degli affreschi romanici provenienti dal sottotetto della stessa ex chiesa di San Giovanni da dove vennero staccati nel 1975. Tra questi lacerti, uno desta particolare curiosità. Sul pannello collocato dietro il coro ligneo di Baldino da Surso, è effigiato Gesù Bambino, riconoscibile dall’aureola con croce inscritta, mentre viene lavato in una vasca da due levatrici; poco sopra si possono individuare Giuseppe, a destra, seduto e pensieroso, e Maria, coricata a sinistra. La presenza delle due levatrici non è riportata nei vangeli secondo Luca e secondo Matteo (gli unici vangeli canonici, lo ricordiamo, che raccontano i fatti collegati alla nascita di Gesù); la si ritrova, invece, nei vangeli apocrifi, in particolare il Protovangelo di Giacomo (II secolo) e il Vangelo dello Pseudo-Matteo (VIII-IX secolo).

Il termine “apocrifo” deriva dal greco apókryphos, che significa “nascosto” o “segreto”. Originariamente, nella cultura ellenistica, indicava opere riservate a un gruppo ristretto di persone per il loro contenuto esoterico o misterioso. In ambito cristiano, il termine ha assunto un significato più specifico, riferendosi a testi religiosi che non sono stati inclusi nel canone delle Scritture, cioè nell’elenco ufficiale dei libri ritenuti ispirati e normativi dalla Chiesa. Un testo apocrifo non è necessariamente falso o privo di valore, ma è considerato non autentico in quanto non riconosciuto come parte della rivelazione divina. Molti apocrifi si svilupparono nei primi secoli del Cristianesimo, quando le comunità cercavano di approfondire e arricchire il racconto biblico, spesso introducendo episodi leggendari, dettagli mancanti o riflessioni teologiche alternative. I motivi dell’esclusione di un testo dal canone possono essere molteplici: contenuti dottrinalmente problematici, mancanza di autenticità apostolica, oppure il fatto di non essere largamente riconosciuto e utilizzato nelle comunità cristiane. Tuttavia, molti apocrifi hanno continuato a circolare, influenzando la devozione popolare, la liturgia e persino l’arte.

In particolare, i vangeli apocrifi della Natività e dell’Infanzia, come i già citati Protovangelo di Giacomo e Vangelo dello Pseudo-Matteo, contribuirono a plasmare, per esempio, molte delle immagini tradizionali legate al presepe che oggi consideriamo imprescindibili, come la grotta di Betlemme, la presenza del bue e dell’asinello e i racconti sui Magi. Essi rappresentano una finestra unica sulla vivacità di fede e sulla pietà delle prime comunità cristiane orientali, offrendo spunti preziosi per comprendere come il mistero della nascita di Cristo sia stato interpretato e raccontato nei secoli.

Partendo da questi stimoli, è nata l’idea di coinvolgere Isabella Boehlen-Distretti nella libera scelta e illustrazione di una serie di episodi tratti da questi testi così particolari, per arrivare all’edizione di una piccola antologia figurata che sarà distribuita per tutta la durata della mostra.

L’artista ha selezionato tredici passi tratti dal Protovangelo di Giacomo, dal Vangelo arabo dell’infanzia di Gesù (VIII-IX secolo) e dal Vangelo dello Pseudo-Matteo, a cui si aggiungono un Prologo e una riflessione conclusiva sulla necessità di una ricerca spirituale che non sia mai sazia dei risultati ragginti e che scenda il più possibile in profondità, non accontentandosi della sterile superficie. 

Nel Vangelo arabo dell’Infanzia si legge che Giuseppe andò a cercare, e trovò, una levatrice per assistere Maria durante il parto. Quando i due giunsero alla grotta, però, era già tutto compiuto: «Dopo il tramonto del sole, la vecchia e Giuseppe vennero alla grotta ed entrarono tutti e due. Ma ecco che era piena di luce, più bella del bagliore delle lucerne e delle candele e più splendente della luce del sole. Un bambino, avvolto nelle fasce e adagiato in una mangiatoia, succhiava il latte da santa Maria, sua madre. Ambedue restarono stupiti della luce». Proprio in questo “stupore della luce” si può, forse, ravvisare una delle chiavi di interpretazione delle illustrazioni di Boehlen-Distretti. La pura luce primordiale del foglio bianco viene ora sfiorata, ora morbidamente avvolta dalle delicate alchimie cromatiche dell’artista ma rimane sempre presente e in dialogo con la scena rappresentata, facendosi, di volta in volta, viso, oggetto, luogo, oppure restando semplicemente se stessa. Persino nel momento più buio, la guarigione di un bambino indemoniato, la luce riesce a farsi largo nella tenebra di una notte densa e tormentata.

Questa luce primigenia in un gran numero di immagini curva lo spazio e lo definisce con la sua potenza creatrice, mentre in altre lo innerva e lo fa vibrare di beatitudine ultraterrena come nella scena dello sposalizio in cui si fa un esplicito richiamo a questo definitivo Mistero della felicità: «O Gesù, figlio di Davide, tu sei colui che muta la tristezza in gioia e i lamenti in letizia».

Isabella Boehlen-Distretti, nata a Milano, frequenta il liceo artistico di Brera, trasferita a Losanna si dedica in modo particolare alla tipografia e alla serigrafia. A questo periodo segue un lungo soggiorno in Germania dove approfondisce lo studio dell’“arte come terapia”, esplora le potenzialità di questa come mezzo di indagine e conoscenza di sé stessi. Tornata in Italia risiede nell’Astigiano e si diploma in Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.

Tra le principali mostre si ricordano quella alla Cantina Regionale del Moscato, Castello di Mango (CN) nel 2011 e la personale alla Tenuta di Morgnano (AT) del 2014, partecipa nel 2015 a Torino alla rassegna “Paratissima”. Nel 2018 era presente con le sue opere al Museo Diocesano di Asti con la mostra “Il codice dell’Angelo”.

Dal 2012 insegna all’Utea ritratto, mimica, caricatura, corpo umano, autoritratto, e dal 2013 al Centro San Secondo varie tecniche pittoriche, dall’acquerello all’olio, dal disegno a carboncino alla sanguigna. Collabora con il laboratorio di pittura “Periferie al centro” di Asti.

Il percorso espositivo, con il patrocinio della Provincia di Asti, del Comune di Asti e del Progetto Città e Cattedrali, sarà aperto al pubblico dal 13 dicembre 2024 al 2 febbraio 2025 con il seguente orario: venerdì 15-18, sabato e domenica 9.30-13 e 15-18; nei restanti giorni della settimana su prenotazione all’indirizzo museo@sicdat.it oppure al 351.707.7031. Possibilità di visite guidate su prenotazione.

Per tutta la durata dell’evento l’ingresso al Museo Diocesano sarà con offerta libera.

Nel periodo delle festività natalizie si terranno anche due importanti concerti presso il Museo Diocesano. Sabato 14 dicembre alle ore 17.30, il Coro Polifonico Moncalvese, diretto dal M° Pietro Gallo, presenterà brani della tradizione nel suo “Concerto di Natale”. Lunedì 6 gennaio alle ore 18, si terrà la “Sacra rappresentazione della Natività di Cristo. Musiche e dialoghi dei secoli XIII e XIV” che avrà per protagonisti il gruppo di musica antica La Ghironda di Asti e il Coro Laeti Cantores di Canelli.

Redazione