In un mondo sempre più attento alla sostenibilità e al risparmio energetico, le comunità energetiche rappresentano una soluzione innovativa e concreta. Asti Power si propone come un modello virtuoso, puntando sull'ottimizzazione dei consumi e sulla produzione di energia pulita. Nell'intervista che segue, Pier Giorgio Carotta, anima del progetto, ci guida alla scoperta di questa realtà, svelandone i meccanismi, i vantaggi e le prospettive future. Un'occasione per capire come Asti Power possa contribuire a un futuro energetico più efficiente, economico e rispettoso dell'ambiente.
Ci può spiegare le caratteristiche e le peculiarità di questa iniziativa?
Una comunità energetica è un'aggregazione di contatori di consumo e di produzione che ottimizza l'energia prodotta e consumata, generando la cosiddetta "energia condivisa". Il GSE riconosce un contributo su questa energia condivisa per 20 anni. La nostra filosofia, però, non è focalizzata solo sul contributo. A differenza di altri, puntiamo sull'ottimizzazione dei flussi energetici. Partiamo dai consumi dei clienti per determinare la potenza elettrica necessaria alla comunità e, di conseguenza, realizziamo gli impianti fotovoltaici necessari. Il contributo del GSE, la tariffa premio incentivante, ci permette di realizzare questi impianti ottimizzando i flussi.
L'obiettivo del legislatore non è incentivare la costruzione indiscriminata di impianti fotovoltaici, ma evitare congestioni sulla rete nazionale e ridurre i costi di gestione dell'energia, incidendo positivamente sulle bollette. La comunità energetica deve avere anche un valore sociale, contribuendo alla riduzione del costo dell'energia. È fondamentale realizzare gli impianti giusti, considerando attentamente i consumi a valle. È un'ottimizzazione del sistema esistente. Nella nostra comunità energetica, ad esempio, integreremo una trentina di impianti condominiali realizzati con il Superbonus. Non riceveremo incentivi per questi, ma l'energia prodotta sarà a disposizione della comunità. Se necessario, realizzeremo ulteriori impianti, ma il costo non graverà sulla comunità, che deve essere autosufficiente. Puntiamo a garantire un risparmio energetico per il cliente.
Asti Power includerà solo impianti residenziali o anche produttivi/industriali?
Includerà clienti domestici, piccole partite IVA, PMI e diversi enti, compresi quelli religiosi. Stiamo dialogando anche con aziende. Sono escluse solo le grandi imprese (oltre 250 dipendenti e 50 milioni di euro di fatturato). La partecipazione è libera e volontaria, con possibilità di entrata e uscita senza vincoli.
Qual è l'ordine di grandezza di Asti Power?
Prevediamo di operare a livello provinciale, ma la normativa consente di operare anche a livello nazionale, rispettando le configurazioni territoriali definite dai distributori. Asti, ad esempio, è divisa in due configurazioni. Un utente può partecipare solo alla configurazione del proprio territorio. Stiamo lavorando con diversi comuni dell'Astigiano e puntiamo ad una copertura provinciale, ma l'espansione oltre i confini provinciali è possibile. Stiamo dialogando con comuni in altre province piemontesi, in Lombardia, Veneto e Sardegna. L'idea è di creare diverse comunità energetiche con un riferimento provinciale per una migliore identificazione territoriale.
Come si aderisce ad Asti Power?
Basta compilare un modulo di richiesta. Dal momento in cui il GSE approva la comunità e le sue configurazioni, i partecipanti iniziano a beneficiare del risparmio.
È come un cambio di gestore?
Sì e no. La gestione delle configurazioni è affidata ad Aenergi Impianti, una ESCO certificata di cui sono socio. Asti Energy, invece, è il fornitore di gas ed energia elettrica. Per normativa, il fornitore non può partecipare alla comunità energetica, ma Asti Energy, esterna alla comunità, ridistribuisce il beneficio economico ai partecipanti. I clienti sono liberi di scegliere il fornitore, ma Asti Energy offre un'offerta commerciale molto competitiva, che semplifica l'ottenimento dei benefici.
Quindi si valuta il profilo dell'utente?
Sempre. Analizzando le bollette, possiamo stimare il risparmio. Abbiamo già simulato il funzionamento di una comunità energetica in un condominio di 25 appartamenti con un impianto da 30 kWp. Il risparmio stimato è tra i 200 e i 300 euro all'anno per famiglia. Stimiamo un risparmio minimo del 30% sulla bolletta, ma con comportamenti virtuosi si può arrivare anche al 50%. Il nostro obiettivo è educare i clienti ad un consumo più consapevole, incentivando l'utilizzo dell'energia nelle ore diurne, quando c'è il sole. Attraverso un sistema informatico, informeremo i clienti sul loro potenziale di risparmio.
Un'ultima considerazione?
La gestione di una comunità energetica è complessa. Dal 2025, la misurazione dell'energia avverrà ogni quarto d'ora, generando una mole enorme di dati. Per questo è fondamentale un operatore di mercato esperto e con gli strumenti adeguati. L'attenzione deve essere rivolta all'ottimizzazione dei flussi energetici, non solo alla realizzazione degli impianti. Il 40% di fondo perduto previsto dalla normativa rischia di distorcere l'obiettivo principale, che è la creazione di un sistema energetico più efficiente e sostenibile. Con un pizzico di orgoglio, cerchiamo di mettere in campo quanto detto da Papa Francesco nell'enciclica Laudato Sì, dove si evidenzia l'assoluta necessità di far fronte alla povertà energetica. E noi cerchiamo di dare una risposta a questo problema.