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Attualità | 06 dicembre 2024, 11:50

Violenza domestica, impennata degli ammonimenti del questore nei primi sei mesi rispetto al 2023

La Questura di Asti presenta i dati della campagna "Questo non è amore" tra prevenzione e sensibilizzazione. Il Questore: "Scardinare un sistema di silenzio e omertà"

Le immagini della presentazione (Merphefoto)

Le immagini della presentazione (Merphefoto)

Asti si trova di fronte a un fenomeno di violenza domestica in rapida e preoccupante evoluzione. I dati presentati dalla Questura mostrano un incremento drammatico degli ammonimenti, passati da appena 2 casi nel primo semestre del 2023 a 22 casi nel medesimo periodo del 2024, con un aumento percentuale che sfiora il mille per cento. 

Questi numeri non sono solo fredde statistiche, ma rappresentano storie umane di sofferenza, paura e speranza di riscatto. Sicuramente incide il sistema legislativo della legge Rocella, che permette di intervenire d'ufficio anche quando ci si trova davanti ai cosiddetti "reati spia", ma in ogni caso il fenomeno della violenza di genere è preoccupante anche nella nostra provincia e trasversale ad ogni condizione sociale. Un sistema quello dell'ammonimento, che da una parte non aspetta la querela di parte per tutelare la vittima ma dall'altra aiuta anche l'aggressore a trovare gli strumenti grazie al progetto "Umano", programma di aiuto rivolto agli uomini  che nelle loro relazioni affettive hanno comportamenti violenti o temono di averli e desiderano cambiare. 

"Rendere la rete antiviolenza sempre più conosciuta"

Il Questore di Asti, Marina Di Donato, non nasconde l'emozione quando affronta questo tema:  "Ascoltare quotidianamente storie così intense e cariche di dolore è davvero complesso. La nostra mission è chiara: scardinare un sistema di silenzio e omertà che troppo spesso avvolge questi casi. La rete antiviolenza, nonostante gli sforzi, rimane ancora poco conosciuta e persistono distorsioni nella comprensione delle dinamiche relazionali che conducono alla violenza". 

L'iniziativa "Questo non è amore", una campagna permanente della Polizia di Stato, ha dato vita a un progetto articolato e multidisciplinare che coinvolge diversi attori istituzionali: Questura, ASL, Croce Rossa Italiana e l'associazione "Orecchio di Venere". L'obiettivo è andare oltre la mera raccolta dati, costruendo un percorso di comprensione, prevenzione e supporto.

Sono state raccolte complessivamente 250 schede, di cui 145 interamente compilate, attraverso un'indagine capillare che ha toccato i consultori di Asti, Nizza Monferrato e la Casa della Salute di Canelli. Il questionario, accuratamente strutturato, ha esplorato dimensioni cruciali del fenomeno della violenza di genere.

Le risposte

Le risposte hanno rivelato un panorama complesso e sfaccettato. Alla domanda sulla consapevolezza dell'esistenza di una Rete Antiviolenza provinciale, i partecipanti hanno manifestato un crescente interesse, accompagnato però da una richiesta pressante di maggiore diffusione delle informazioni. I suggerimenti emersi convergono su tre direttrici principali: potenziare l'educazione scolastica sui temi del rispetto e della parità di genere, implementare canali di comunicazione più efficaci e predisporre servizi di assistenza più accessibili e meno burocratizzati.

Significativo il dato relativo alle denunce: molte persone intervistate hanno riferito di essersi rivolte alle forze dell'ordine prevalentemente per casi di stalking o per raccogliere informazioni, ma persistono ancora forti resistenze nel denunciare apertamente situazioni di violenza. Un elemento che conferma quanto sottolineato dal questore Di Donato: "Le donne maltrattate spesso non denunciano. Dobbiamo affrontare questo sentimento di paura e vergogna. È sempre meglio parlarne nelle sedi preposte che rimanere intrappolati in un circolo vizioso di sofferenza".

Un aspetto particolarmente significativo emerso dall'analisi dei questionari riguarda le dimensioni della discriminazione. Molte donne hanno denunciato un senso di marginalizzazione che travalica la sfera domestica, estendendosi agli ambienti lavorativi e abitativi. Le risposte rivelano un disagio profondo: sentirsi costantemente sottoposte a giudizio, limitazioni e meccanismi sottili di esclusione che vanno oltre la violenza fisica diretta.

La sezione dedicata alla richiesta di aiuto ha riservato sorprese interessanti. Nonostante l'ampiezza del campione, i "sì" espliciti sono risultati sorprendentemente esigui. Molte intervistate hanno invece utilizzato una formulazione rivelatrice: "In passato ne ho avuto bisogno, ora sto bene". 

Un dato particolarmente incoraggiante riguarda le segnalazioni anonime: una quota significativa di schede è stata compilata da uomini. Per gli esperti, questo rappresenta un segnale estremamente positivo. Significa che la sensibilità verso il tema della violenza di genere sta progressivamente uscendo dagli schemi tradizionali, coinvolgendo anche il genere maschile in un processo di riflessione critica sui modelli relazionali e sui meccanismi di sopraffazione.

"Mutamenti significativi nel fenomeno"

La dottoressa Roberta Broda, direttrice medica dell'ASL, offre una lettura articolata dell'evoluzione del fenomeno: "Stiamo assistendo a mutamenti significativi nei pattern della violenza. Non più solo donne vittime in ambito domestico, ma scenari più complessi che coinvolgono anziani aggrediti dai propri figli a causa di tensioni economiche, e adolescenti che chiedono di essere allontanati dalle famiglie a causa di dinamiche relazionali esplosive, spesso ignari degli strumenti che vanno ad attivare".

Elisa Checile, responsabile dell'Orecchio di Venere, rimarca l'importanza di un approccio olistico: «I dati raccolti dimostrano la necessità di un intervento sistemico che non si limiti al supporto immediato, ma che investa in prevenzione, educazione e ricostruzione del tessuto sociale».

In vista dell'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, è già in cantiere una nuova iniziativa che si propone di ampliare ulteriormente la portata dell'indagine. Si punta a coinvolgere un numero maggiore di realtà territoriali, approfondendo le dimensioni psicologiche, sociali ed economiche della violenza di genere. L'obiettivo è costruire un osservatorio permanente che non sia solo strumento di analisi, ma di effettivo cambiamento culturale.

I numeri utili

I numeri utili per chiedere aiuto restano punti di riferimento cruciali: Questura di Asti (0141-418613), Consultorio familiare (0141-482081), Croce Rossa Italiana - Orecchio di Venere (366-9287198). Risorse preziose per chi cerca un supporto, un ascolto, una via d'uscita.

Un impegno corale, dunque, quello messo in campo dalle istituzioni astigiane. Un percorso che guarda oltre i numeri, alle storie individuali, con l'obiettivo di tessere una rete di protezione sempre più fitta, capillare e umana.

In allegato i dettagli.

Files:
 Violenza quanto la conosci consuntivo 27112024 (218 kB)

Alessandro Franco

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