Il recente episodio al Palazzetto dello Sport di Asti che ha visto protagonista l'atleta astigiana Alice Sotero (leggi QUI) ha riaperto il dibattito sulla gestione degli impianti sportivi comunali e sulla necessità di ripensare gli spazi pubblici in chiave più inclusiva.
"Non possiamo ridurre quanto accaduto a una mera questione privata tra la ditta e l'atleta", dichiarano i consiglieri Vittoria Briccarello e Mauro Bosia di Uniti si può. "È il momento di valutare investimenti negli impianti sportivi che vadano oltre qualche parcheggio e una mano di intonaco."
I consiglieri hanno posto l'accento sulla normativa ISO 21542:2021, ricordando che "l'accessibilità include la facilità di fruizione in autonomia di un edificio e dei suoi servizi da parte di tutti i potenziali utenti". Una visione che, secondo gli esponenti dell'opposizione, dovrebbe includere anche specifiche aree per i figli degli sportivi.
"È paradossale che Asti non abbia nemmeno un assessore competente allo sport, dopo le dimissioni dell'ultimo consigliere con delega", sottolineano Briccarello e Bosia. "Servono tre elementi fondamentali: un assessorato allo sport con portafoglio, un assessorato ai servizi sociali che lavori in sinergia con la giunta, e un assessore alla sicurezza che si assuma le proprie responsabilità."
La proposta di Uniti si può è chiara: "Novembre potrebbe essere il mese ideale per convocare un tavolo tecnico che coinvolga pari opportunità, stakeholders e amministratori", suggeriscono i consiglieri, citando come esempio virtuoso l'Università di Firenze, dove dal 2019 è attivo un "pit stop" per bebè a disposizione degli studenti.
"Non è più accettabile che l'amministrazione si trinceri dietro regolamenti scritti", concludono i consiglieri, "come troppo spesso accade per questioni come buche stradali e verde pubblico. È tempo di azioni concrete per una città più inclusiva e sicura."