"Intitoliamo una via a Saadia Hamoudi, vittima di femminicidio": è la proposta che emerge nella quarta intervista di "Le storie di SOS donna" pubblicata sul sito web sos-donna.it.
La badante marocchina il 9 ottobre 2017 venne uccisa in via Montebruno, ad Asti, dal marito col coltello da cucina, di quelli che, nel tempo, altri uomini hanno usato per recidere la vita delle donne. L'uomo è stato condannato a diciotto anni di carcere e su Saadia, che si faceva chiamare Saida e coltivava il sogno dell'indipendenza, è sceso il silenzio.
Ma non è tempo di dimenticare, almeno per i fratelli Carmela e Giovanni Boccia che conoscevano bene Saadia per aver accudito, con amore, la loro madre. Il ricordo di Carmela: "Per me lei era come una sorella, mi confidavo e ascoltavo i suoi consigli. Ma raccontava poco di sé. Le dicevo: 'Mi raccomando non andare per le strade buie, fai attenzione, guardati da chi non conosci'. E' morta in casa sua, per mano di uno che vedeva tutti i giorni".
Perché, chiede l'intervistatrice Laura Nosenzo, intitolarle una via? "Perché era una brava persona - dice Giovanni Boccia, assessore in Comune - Per creare un'attenzione permanente contro la violenza di genere, perché se cammini per Asti e c'è una strada che porta il suo nome sarà più difficile dimenticare ciò che accade in mezzo a noi, ciò che è successo o succederà ad altre donne, vicino o lontano da qui. Per dare un segnale preciso contro l'indifferenza. Ci vogliono almeno dieci anni dalla morte per intitolare una via, lo sappiamo: intanto convinciamoci tutti che è giusto farlo".
L'intervista traccia un profilo inedito di Saadia, tra vestiti colorati e caldi sorrisi, ma anche dentro a un matrimonio (combinato si disse dopo l'omicidio) in cui la violenza psicologica lasciava il segno. "Un giorno - ricorda Carmela Boccia - arrivo che sta piangendo: 'Cosa è successo?'. 'Niente... niente'. Mi mostra le scarpe: il marito gliele ha tagliate. E' mercoledì, cerco almeno di riparare al torto che ha subito: 'Tieni, ti presto le mie, vai a comprarne un paio al mercato'. Ma episodi precisi di violenza fisica non ne ha mai raccontati. Problemi di coppia sì, apparentemente niente di così grave che facesse pensare a come sarebbe finita. Pregava molto e mai che si lamentasse. Mi aveva confidato che desiderava avere dei figli. Ma ha avuto ben altro".
"Un acero piantato in sua memoria, in un'aiuola di via Madre Teresa di Calcutta, dopo un po' è seccato: una signora del quartiere ne ha messo a dimora un altro. Un gesto di cui le siamo riconoscenti" ricorda Giovanni Boccia anche a nome dell'altra sorella, Cristina.
E adesso l'idea di dedicarle una via. "Potrebbe essere una consolazione anche per la sua famiglia - dice l'amministratore - Una via che porta il nome di Saadia sarebbe un richiamo inequivocabile contro la violenza sulle donne ma anche un messaggio sul valore dell'accoglienza e integrazione sociale. Da tempo va maturando la consapevolezza che la toponomastica di Asti è ancora troppo avara con le donne. Camminando per la città mi sono accorto che c'è una piccola via, in pieno centro, che ancora non è stata intitolata. Perché non pensare di dedicarla a Saadia?".
Intanto, a ogni anniversario della morte, Carmela pubblica un post sui social con una fotografia: "Il tuo sorriso, la tua forza, la tua volontà e il tuo amore. Ti ricorderemo sempre".
A fine novembre uscirà l'ultima intervista di SOS donna, progetto seguito da Mani Colorate con il supporto di Consulta delle Elette del Consiglio regionale del Piemonte, Asl AT, Comune di Moncalvo, Cisa, Cogesa, Soroptimist Club di Asti, Fondazione CRAT e Banca di Asti.