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Attualità | 05 novembre 2024, 07:14

" La legge sulle calamità naturali è stata scritta in piazza San Secondo ad Asti". Trent'anni dopo le fotografie di Ubertone "colorate" dall'intelligenza artificiale [FOTO]

L'alluvione del 1994 nei ricordi dell'allora sindaco Alberto Bianchino, di Maurizio Rasero e di Oscar Ferraris che racconta la nascita dei volontari Protezione Civile

Le foto sono di Vittorio Ubertone (Sapori del Piemonte)

Le foto sono di Vittorio Ubertone (Sapori del Piemonte)

Gli anniversari come questo, i trent'anni dalla tremenda alluvione che colpì (anche) l'Astigiano, non vogliono solo essere un ricordo, ma un tassello in un piano globale per l'ambiente e la natura. La tragedia che sta colpendo Valencia in questi giorni, sta riportando a galla (è il caso di dirlo, senza peccare di ironia) le sensazioni di quei giorni lontani, ma vividi.

Il fotografo Vittorio Ubertone di Sapori del Piemonte ha "colorato" in questi giorni, le foto che scattò nel 1994, con l'intelligenza artificiale e lo ringraziamo per la possibilità di divulgarle in questo piccolo speciale. Oltre ad aver raccolto testimonianze di chi è stato pesantemente colpito e ha perso tutto (QUI l'articolo), abbiamo chiesto al "sindaco dell'alluvione", Alberto Bianchino, le difficoltà del momento, al sindaco Maurizio Rasero, giovanissimo presidente del comitato alluvionati i suoi ricordi e  a Oscar Ferraris, attuale presidente volontari Protezione civile, i concitati momenti.

Non solo sindaco (da pochi mesi), ma anche preside. "In molte aule entrava l'acqua dal tetto"

"Al mattino - ricorda Alberto Bianchino dopo 30 anni - mi sono occupato del fatto che in molte aule pioveva dal soffitto. Al pomeriggio avrei dovuto andare a Ceva da mia madre, ma lei mi ha detto di non andare che vedeva l'acqua dappertutto. In realtà a Ceva l'alluvione c'era già dal mattino. Ma a noi non avevano segnalato nulla".

Intanto a Revignano vengono segnalati problemi sul Borbore e il neo sindaco con il comandante dei vigili urbani Calvi, va a controllare la situazione e viene chiusa la strada che porta ad Asti, perché all'altezza con il ponte di Revignano, l'acqua era già uscita. "Combinazione qualche giorno prima avevo partecipato ad un'assemblea a Revignano perché gli abitanti chiedevano  una strada esterna al paese che dal ponte del Borbore, costeggiando il fiume, andasse a finire nella strada verso San Damiano senza attraversare le case. Avevo detto di no per problemi di denaro, ero abituato a dire la verità. C'erano state molte contestazioni. Il fiume poi ha allagato ben oltre. Questo ha dimostrato e dimostra anche oggi che spesso la gente non ha coscienza dei problemi"

 Racconta il sindaco poi chiamato "dell'alluvione" e ricorda di avere imparato tantissime cose, ad esempio che se il Tanaro è alto e si sente puzza di nafta ci si deve preoccupare perché significa che il fiume è arrivato in zona abitata. "L'ho scoperto a mie spese, prima non lo sapevo, così come la differenza tra Autorità di bacino e Magistrato del Po".

"Bisognerebbe dedicare  più di tempo e finanziamenti agli effetti delle piogge intense che  mandano in emergenza  delle aree. Per esempio le nostre fognature vanno in pressione e quindi alcune zone della città si allagano. La gente comune non conosce queste problematiche, però un fiume, un bacino come può essere quello del Tanaro o del Po, vanno gestiti con una filosofia  di insieme che non può far capo ad un singolo comune o un singolo pezzo di segmento".

I ricordi dell'allora sindaco, si focalizzano anche sulle associazioni e i tanti aiuti arrivati, sfiorano il prefetto Mario Palmiero che anni dopo fu ritenuto responsabile di mancata comunicazione e fu rimosso dall'incarico.

"Fortunatamente il Comune aveva dirigenti molto validi che mi hanno aiutato in tutti i modi, così tutte le forze dell'ordine che non mi hanno mai lasciato solo. Venne su anche la Fumagalli Carulli che mi chiese cosa fare. Ma il Sottosegretario era lei. Poi nei giorni a venire si riunirono ad Asti i presidenti della Regione Piemonte, Brizio, dell'Emilia, Bersani e del Veneto, Bottin. La legge sulle calamità naturali è stata scritta ad Asti".

I ricordi di Maurizio Rasero

(Intervista di Alessandro Franco)

"Di giorno avevo tenuto il banco in piazza e poi ero di turno alla sala biliardi di corso Venezia che era anche di nostra proprietà. Durante la serata numerosi clienti avevano già parlato di una pioggia anomala ma è alle 2 di notte, quando con il barista ci eravamo messi a fare le pulizie che abbiamo visto arrivare l'acqua" Sono subito andato nel negozio, sempre di corso Venezia dove, in pochi minuti, l'acqua mi è arrivata al ginocchio. Me ne sono andato ed è cominciata la ricerca di parenti ed amici per assicurarmi che fossero tutti al sicuro".
Queste sono le parole del sindaco di Asti, Maurizio Rasero, che rievoca i ricordi dell'alluvione che colpì la città. L' evento drammatico segnò profondamente la comunità astigiana e diede vita a una serie di iniziative e progressi fondamentali per la prevenzione e la gestione delle calamità naturali.

"Sì, ero il più giovane di tutti e mi avevano nominato segretario del Comitato Alluvione '94 Ripresa '95.  La nostra sede fu una tensostruttura davanti al Mercato Ortofrutticolo e fra le tante proteste per rivendicare contributi a fondo perduto ci fu anche quella ad oltranza in roulotte davanti al Municipio di Asti".

Dall'alluvione del Piemonte del 1994 nacque infatti la moderna Protezione Civile e un sistema di leggi di aiuti automatici in caso di calamità naturali. 

"Nel 2006 abbiamo ancora ottenuto l'innalzamento del fondo perduto e la rinegoziazione dei mutui. Senza contare l'importanza della legge sulla rilocalizzazione delle aziende in zone più sicure".
Tuttavia, Rasero sottolinea come oggi ci sia "poco interesse nei cittadini, la partecipazione anno dopo anno è venuta meno, la città è cambiata, la zona è cambiata, molti hanno cessato l'attività, molti altri non ci sono più".
"Oggi la nostra città sta lavorando intensamente per mantenere puliti gli alvei dei fiumi", aggiunge il sindaco con fermezza. Chi si oppone a questi interventi necessari dovrà assumersi la responsabilità delle conseguenze, soprattutto alla luce delle catastrofi naturali che sempre più spesso vediamo in televisione. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia"

"Piazza Campo del Palio era un lago. Da radioamatore ho capito che potevo essere utile"

Oscar Ferraris, presidente volontari Protezione civile, ai tempi dell'alluvione è un giovane radioamatore e macchinista delle ferrovie. Abitando a Valgera, si accorge dell'alluvione, andando a comprare il giornale come ogni domenica e capisce che qualcosa non va vedendo persone con le lenzuola e vestiti sotto il braccio. Si reca in piazza Alfieri. Il silenzio è surreale. Piazza del Palio è completamente allagata.

"Torno a casa, inizio ad ascoltare le comunicazioni radio, arrivavano delle comunicazioni in onde corte dalla provincia di Cuneo e arrivavano segnalazioni di esondazione, di criticità, di ogni tipo, di ogni genere, informazioni che all'epoca non come adesso, non erano verificate al cento per cento, in quanto la protezione civile non esisteva, qui in Piemonte. Le comunicazioni telefoniche cessarono. Ho deciso di andare in Prefettura per rendermi utile con altri radiomatori. C'erano delle difficoltà a mettersi in comunicazione con Roma, nel frattempo erano arrivati dei camion e delle attrezzature da Roma direttamente dal ministero. Sulle scale della prefettura, incontro il dottor Gigi Garelli di Castello di Annone e con lui siamo andati a Rocchetta Tanaro".

Il paese astigiano, tra i più colpiti ha avuto tanti sfollati accolti nella caserma dell'Aeronautica militare. 

"Il ponte era interrotto, ricorda Ferraris, quindi sono dovuto passare da Montegrosso per poter arrivare a Rocchetta; non sapevo a cosa andavo incontro, lì ho incontrato i primi militari che nel frattempo erano arrivati,  cerco , nel municipio, di mantenere i contatti con la prefettura di Asti.  Siamo andati avanti per 3 giorni e 3 notti praticamente, nel frattempo quando non c'erano urgenze e necessità di comunicazione davo una mano al comune di Rocchetta, al sindaco, una persona splendida e nel frattempo altri astigiani, tra cui il compianto Giuseppe Manine che poi fu il fondatore dell'associazione delle protezioni civili per le città di Asti nel 1995. Lui aveva organizzato una mensa presso i locali del Don Bosco dove c'erano gli sfollati che erano stati ricoverati e alloggiati ad Asti. Lui curava la parte della mensa e forniva loro un pasto caldo mezzogiorno e sera". 

L'acqua nel frattempo non era più potabile e Ferraris con altri volontari hanno fatto la spola per portare i cartoni di acqua minerale, fino all'arrivo degli aiuti alla Croce Rossa di Castello di Annone.

"Dopo altri 3-4 giorni si sono riattivate alcune linee telefoniche e il nostro supporto è continuato anche nel portare beni di conforto a chi aveva perso tutto. Un paio di anni dopo sono entrato a far parte dell'associazione dei volontari Protezione civile di Asti che nel frattempo si era formata grazie a Giuseppe Manine e a altre persone che avevano in qualche modo lavorato da volontari, avevano preso spunto da altre organizzazioni dell'Emilia Romagna che erano già presenti, attive, organizzate, mentre ad Asti non c'era ancora nulla di organizzato".

Betty Martinelli

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