L'agricoltura italiana sta affrontando sfide senza precedenti a causa dei cambiamenti climatici. Al Sud la prolungata siccità ha ridotto drasticamente le rese del grano duro, con una diminuzione del 6% delle superfici seminate nel 2023/2024 e una previsione di ulteriore calo del 4,6%. Questo ha spinto molti agricoltori a lottare per garantire un raccolto dignitoso.
Al Nord, invece, le alluvioni hanno devastato le campagne, causando ritardi nelle semine e danni ingenti ai raccolti. La stagione maidicola è stata particolarmente difficile, con molte aree agricole in ginocchio a causa dell'acqua nei terreni. Questa situazione ha portato a preoccupanti cali delle rese e a un’ulteriore riduzione delle superfici agricole.
Fabio Manara, Presidente della Federazione Nazionale delle Rivendite Agrarie Compag, avverte che “Il cambiamento climatico e gli eventi metereologici avversi stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema agroalimentare italiano, con aumento delle importazioni e svalutazione del prodotto locale”. L’aumento delle importazioni di grano duro da Paesi come Russia e Turchia ha aggravato la situazione, con un crollo dei prezzi nazionali, scesi del 15% rispetto all’anno precedente.
In risposta a queste sfide, il governo ha stanziato 9 milioni di euro in tre anni per il CREA, destinati alla ricerca sulle tecniche di evoluzione assistita (TEA). Queste tecniche promettono varietà di piante più resilienti, in grado di affrontare le nuove condizioni climatiche.
La speranza è che, con il giusto sostegno, l’agricoltura italiana possa riprendersi e prosperare nonostante le avversità, mantenendo intatto il suo valore economico e culturale per il Paese.