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Cultura e tempo libero | 13 ottobre 2024, 14:32

La varietà d’arte di Eugenio Guglielminetti si scopre grazie alla danza [GALLERIA FOTOGRAFICA]

Ha aperto a Palazzo Alfieri la mostra di bozzetti del celebre artista: dipinti e disegni di costumi per la danza che mettono in luce un grande autore

Galleria fotografica a cura di Merfephoto - Efrem Zanchettin

Galleria fotografica a cura di Merfephoto - Efrem Zanchettin

Ieri pomeriggio ho assistito all’apertura della mostra “Bozzetti scenografici di Eugenio Guglielminetti. La danza”. Mostra che suggerisco caldamente di scoprire quanto prima, nonostante sia visitabile, dal lunedì alla domenica, fino al 19 gennaio.

Mostra ospitata nella sede della Fondazione Eugenio Guglielminetti, appena entrati in Palazzo Alfieri, a sinistra. Mostra dell’opera e della pluralità espressiva di un genio. Genio anche nel progettare costumi, costumi di scena dedicati agli spettacoli di balletto classico ed operistico, realizzati dagli anni Sessanta ai Novanta. Evidente contraltare agli allestimenti teatrali rigorosi ed essenziali del Guglielminetti scenografo, che sembra proprio aver trovato nel balletto classico occasioni espressive ispirate all’armonia musicale, alla libertà e alla vivacità di presenza scenica dei ballerini. 

Sono arrivato un buon venti minuti prima, complice un traffico in entrata ad Asti, previsto, ma assente. Avviandomi verso l’entrata di Palazzo Alfieri vedo una macchia scura di persone, all’altezza di via Roero, tante e tutte con la faccia rivolta verso l’alto, molto probabilmente a rimirare la torre De Regibus, unico esempio di torre di forma ottagonale esistente in città. Mentre si avvicinano li conto, 43. E intanto due giovani francesi si bloccano davanti al portone alfieriano, indecisi sul da farsi. Arriva la folla e se ne vanno. Folla di visitatori lombardi, accompagnata da una buona guida che all’interno del cortile narra di Vittorio e di Benedetto. Sostituisco la tentazione di accompagnarli in mostra, che, visti gli spazi non ci sarebbero stati, con un “già visto il grande platano di Alfieri?” e vai di abbracci e foto. Cinque meno dieci, giusto il tempo di provare a far capire ad una famiglia torinese perché dovesse tornare a Palazzo Mazzetti per accedere alle collezioni di Palazzo Alfieri, e si entra, bello carico del tanto movimento toccato un attimo prima.

Entri e ti accolgono un paio di bellissimi abiti di scena, giusto per introdurre il tema, seguiti dal costume disegnato da Guglielminetti per la coreografa Loredana Furno nel ruolo di “Titania, la Regina delle Fate” in “Sogno di una notte di mezza estate” del 1978. Costume che, anche in assenza della grazia di Loredana, racconta chiaramente di fate e di boschi. Nelle sale espositive accolte trentasei opere spettacolari. 

Opere pittoriche a tecnica mista, non di grandi dimensioni, ma di grandissimo fascino. Opere varie di un grande, nella varietà grafica con abbondante uso del collage. Opere che evidenziano da una parte la voglia di trasmettere precise modalità produttive, fin ad arrivare, in uno dei pezzi esposti, ad arricchirlo con quadratini dei tessuti scelti, ma anche la visualizzazione del carattere voluto per le varie e differenti rappresentazioni teatrali, con dominanti cromatiche e stilemiche che cambiano nettamente da un ambiente all’altro. 

Tra tutto questo l’arte e la personalità artistica di Guglielminetti l’ho vista forse più nella decina di ritratti che completano la mostra. Ritratti di grandi del balletto, da Nureyev a Barysnikov, fino ad uno grandioso ritratto della Furno e uno perfino di Milva. Ritratti con un carattere ben preciso, liberi da necessità espressive strumentali ad altro, proprio belli e diversi dal resto, tanto che li avrei raggruppati in fase di allestimento. 

Un’esposizione da vedere.

Davide Palazzetti

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