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Attualità | 27 agosto 2024, 16:28

Dentro e fuori le carceri: un progetto della cooperativa Panaté-Glievitati di Confcooperative Piemonte Sud

Il vicepresidente, l'astigiano Alessandro Durando: "Occorre fare rete sul territorio, perché di fronte al problema carcerario serve una risposta corale"

Il carcere di Asti (MerfePhoto)

Il carcere di Asti (MerfePhoto)

In Italia sono due su tre i detenuti che, una volta in libertà, tornano a commettere reati. Una percentuale altissima, pari a circa il 70%, che contribuisce in modo decisivo all’annoso problema del sovraffollamento nelle carceri del nostro Paese.
Eppure uno strumento per arginare questa difficoltà esiste: si tratta del lavoro. I dati Cnel più recenti (2023) mostrano infatti che, laddove i detenuti hanno l’opportunità di lavorare per scontare la pena e, al contempo, tracciare la via per reinserirsi nella società, il tasso di recidiva si abbassa drasticamente al 2%.

Il lavoro come strumento di riscatto è il tema al centro di Art. 27- Expo, Fatti in carcere, la manifestazione fieristica che quest’anno giunge alla seconda edizione. L’esposizione, che si terrà nel centro storico di Cuneo da venerdì 6 a domenica 8 settembre, racconta e mette in vendita i prodotti nati dalle mani dei detenuti di diverse carceri italiane.
Organizzatrice del progetto è Panaté - Glievitati, cooperativa sociale onlus aderente a Confcooperative Piemonte Sud, che mira a valorizzare il mondo dell’economia carceraria esponendo e promuovendo prodotti di qualità con il racconto di valori morali e sociali che li accompagnano. Quest’anno saranno venticinque le realtà coinvolte che provengono da ogni parte d’Italia, diciassette delle quali saranno presenti con il proprio stand espositivo.

Il progetto è stato presentato durante la conferenza stampa che si è tenuta lunedì 26 agosto alla Camera di Commercio di Cuneo. Insieme alle istituzioni e ai rappresentanti delle realtà coinvolte, si è sottolineata la necessità di interpretare l’evento come trampolino di lancio verso la creazione di un sistema vero e proprio, fatto di percorsi e progettualità credibili, che aprano prospettive reali per le persone detenute. Per raggiungere questo obiettivo è importante formare una rete, anche grazie alla collaborazione con le realtà produttive esterne e al costante monitoraggio dei risultati.

Alessandro Durando, vicepresidente di Confcooperative Piemonte Sud, ha commentato con entusiasmo l’iniziativa: “è uno stimolo importante per la nostra organizzazione e per tutto il territorio. Potenzia infatti le risorse interne e rappresenta un approccio nuovo in provincia di Cuneo, dove ci sono quattro istituti penitenziari che spesso vengono percepiti come organismi estranei alla comunità. Occorre fare rete sul territorio, perché di fronte al problema carcerario serve una risposta corale. In questo senso Confcooperative Piemonte Sud mira a sviluppare sempre più la cooperazione sociale, che potrà dare un contributo maggiore al reinserimento dei detenuti nella società con un approccio di sistema, incoraggiando una politica attiva del lavoro”.

L’economia carceraria rappresenta così uno strumento di reinserimento nella società, con il coinvolgimento di tutta la comunità. L’alta recidività degli ex-detenuti è infatti una difficoltà per tutti: per i detenuti stessi, per la società e per lo Stato. Secondo alcuni dati forniti dall’organo ufficiale di stampa del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), un detenuto costa allo Stato 137 euro al giorno, pari a 50.000 euro all’anno. Questo mostra quanto sia urgente e importante rispondere con lucidità e intelligenza al problema del sovraffollamento delle carceri, per mettere in moto un circolo virtuoso e vantaggioso per ogni tassello della comunità.

È da questa consapevolezza che nasce uno degli slogan della manifestazione: “L’economia carceraria conviene a tutti!”. Davide Danni, presidente della cooperativa Panatè - Glievitati, spiega che “conviene a chi è recluso e attraverso la dignità del lavoro può ricostruire il proprio ruolo sociale; conviene alle aziende che investendo in ambito carcerario entrano in contatto con manodopera motivata; conviene al nostro sistema penitenziario che ottiene uno strumento di regolarizzazione della vita negli istituti di detenzione; conviene anche e soprattutto a ogni singolo membro della società civile che vede ridotti i costi e i traumi collegati ai reati commessi dai recidivi (ricordo che il lavoro in stato di detenzione, secondo i dati CNEL 2023, abbatte la recidiva dal 70% al 2%). Infine, converrà a tutti quelli che verranno a comprare ottimi prodotti e che avranno l’occasione di entrare in contatto con quel pezzo della nostra società che sta oltre il muro”.

Cs

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