La filosofia e le sue voci - 24 agosto 2024, 09:00

L'ostruzione della morale

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika - FRANCENSTEIN

 

Una vita ascetica è infatti un’autocontraddizione: domina qui un ressentiment senza uguali, quello di un insaziato istinto e una volontà di potenza che vorrebbe signoreggiare non su qualcosa della vita, ma sulla vita stessa, sulle sue più profonde, più forti, più sotterranee condizioni; qui si consuma un tentativo di impiegare la forza per ostruire le sorgenti della forza

Friedrich Nietzsche, Genealogia della morale

Capita spesso di sentire dire che viviamo in tempi in cui sull’altare del denaro si è celebrato il sacrificio della morale. Morale come inutile orpello e impedimento al profitto che calpesta e fa terra bruciata al suo passaggio. Morale è allora tutto ciò che pone argine a questa deriva economicistica e che sa porsi come interlocutrice privilegiata in vista di un futuro sostenibile. Non entro nel dibattito tecnico sulla distinzione tra morale e etica: qui prendo le mosse dal suo senso quotidiano e non specialistico. Chi non hai mai sentito lamentarsi dell’immoralità dei nostri giorni? Ecco, voglio partire proprio da quell'accezione di morale.

Ma siamo davvero sicuri che “la morale” non sia un concetto troppo compromesso per permettersi di sdegnarsi per l’innocenza perduta? Seguiamo Friedrich Nietzsche, il filosofo con il martello, il fustigatore, Zarathustra: Dioniso contro il Crocifisso. Seguiamolo per denunciare “i mali della verità e dell'amore”, secondo la traduzione di uno dei motti più famosi del mondo anime (il Team Rocket, dei Pokémon). E se la morale è, essa stessa, in quanto tale, il male del mondo? Se l’amore che afferma il rispetto per i deboli per gli oppressi per chi si trova a ‘essere in basso’, altro non sia che una gabbia per coloro che respirano, che hanno il coraggio di respirare, a pieni polmoni, l’aria fredda, gelida e rarefatta dell’alta montagna? Non a caso, l’opera più rappresentativa di Nietzsche, il Così parlò Zarathustra, si apre con il protagonista che scende dall'altra montagna. Dall’alto al basso. 

Ma è in basso che vi è la vita! L’ascesi - sia nel senso di salita spirituale che fisica, scarpinata a quote irraggiungibili - è l’uso invertito della forza, la contraddizione performativa che scaraventa su di sé la forza impiegata per l’emancipazione. Amore, verità, buoni sentimenti: per Nietzsche tutto ciò è l’utilizzo autodistruttivo della forza che si scaglia contro se stessa. Provate ad accendere e spegnere, in continuazione, la luce: cosa accadrà? I valori, quelli che i deboli hanno elevato a totem che imbrigliano la forza dei, pochi, valenti, sono il prodotto della reazione piccata della loro insignificanza. Deboli, incapaci di creare, di osare fin dove volano le aquile, privi di sentimenti attivi, ma animati da risentimento passivo, hanno impedito ai forti di esprimere la propria forza, la propria volontà di potenza, plasmandola sotto le gloriose spoglie della morale, autentica volontà di impotenza materializzata

Nietzsche è estremo. Nel pensiero come nella vita. Seguirlo fino alla fine, dogmaticamente, è autolesivo. E d’altronde egli stesso non ha mai voluto essere preso come Maestro. Ma riflettere con lui, attraverso di lui, può farci riscoprire lo spessore di quanto detto da chi è stato “soltanto giullare, soltanto poeta”. 

Simone Vaccaro