Cultura e tempo libero - 22 agosto 2024, 12:34

Antonella Ruggiero: "L'Astigiano è legato al ricordo dei colori e degli odori mia infanzia"

Nostra intervista all'artista genovese, che domani sera protagonista del penultimo appuntamento di stagione di Monferrato On Stage

Monferrato On Stage, rassegna itinerante che di edizione in edizione sta ottenendo un numero sempre crescente di consensi da parte del pubblico, proseguirà domani sera a Portacomaro con il concerto “Arpeggio Elettrico” che vedrà protagonista una delle voci più iconiche della musica italiana, ovvero Antonella Ruggiero.

Artista genovese che, dopo i grandi successi di critica e pubblico ottenuti nella seconda metà degli anni settanta e per gran parte degli ‘80 come ‘voce’ dei Matia Bazar, dalla seconda metà degli anni ‘90 ha intrapreso un percorso che le ha consentito di mettere ancor più in luce la sua straordinaria versatilità e capacità di sperimentazione, esplorando una vasta gamma di generi musicali, dal pop alla musica sacra, passando per il jazz e la musica etnica.

Una ricerca costante che l’ha portata a collaborare con artisti di fama internazionale e a partecipare a progetti innovativi. Tra cui rientra alche l’“Arpeggio Elettrico” che, accompagnata da un valente gruppo di musicisti, domani sera proporrà al pubblico di MOS il quale potrà assistere a una performance unica in cui la splendida dell'artista di si fonderà con arrangiamenti moderni e sperimentali, dando vita ad un viaggio musicale emozionante e coinvolgente.

Il tutto ulteriormente arricchito dalle opere proiettate in videomapping di PABLO T - pittore e scrittore professionista con l'atelier nelle città di Asti, fondatore dell’astrattismo extrasensoriale, maestro internazionale quotato di Pittura Contemporanea, ritenuto uno dei maggiori pittori astrattisti contemporanei viventi e tra gli artisti più premiati in Europa - e dalle invitanti proposte gastronomiche dell'Area Food&Beverage a cura della Monferrato Rural Food - Brigata del Monferrato.

Alla vigilia della serata, la signora Ruggiero ci ha concesso un intervista telefonica nell’ambito della quale ci ha parlato del suo percorso artistico, delle sue ispirazioni e del concerto che domani sera la vedrà protagonista. Un’occasione imperdibile per approfondire la conoscenza del mondo musicale di una delle artiste più eclettiche del panorama italiano.

(La Ruggiero ritratta con il marito, il produttore e musicista Roberto Colombo - Immagine tratta dalla pagina Facebook dell'artista)

La sua ormai ultradecennale carriera solista l’ha vista cimentarsi in una grande varietà generi e sperimentazioni musicali. Qual è stato il processo che l'ha portata a esplorare questi mondi sonori così diversi, e cosa la ispira maggiormente oggi?

Io sin da bimba ho avuto l’enorme fortuna di avere genitori che mi hanno fatto ascoltare musica di ogni tipo, spaziando tra i generi. Ascoltavo di tutto, spaziando tra canzoni, opera, musica bandistica e musica popolare. Quando, a partire dal 1996, ho deciso di riprendere l’attività che avevo temporaneamente interrotto, pur non uscendo mai del tutto dal mondo della musica, l’ho fatto proprio con l’intento di percorrere questi territori che sono solo apparentemente distanti tra loro. In realtà, quando c’è intensità e bellezza della musica si annulla ogni distanza e vado avanti lungo questo percorso perché ritengo l’arte abbia senso solo quando viene rispettata con libertà assoluta di azione.
 

Ha spesso collaborato con musicisti provenienti da background molto diversi tra loro. Quali sono stati gli incontri artistici che l’hanno arricchita di più e che magari l’hanno portata a vedere la musica sotto una nuova luce?

Ciascun incontro mi ha lasciato qualcosa, ma dovendone indicare uno direi che il lavoro più difficile e interessante è stato quello di “Medea” di Adriano Guarnieri, parliamo di un progetto di ormai oltre 20 anni fa. In quell’occasione Guarnieri, autore di musica contemporanea, scrisse per me alcune Arie all’interno di quest’opera grossa e complessa. Quell’esperienza ha comportato delle difficoltà che mi hanno portata a frequentare un mondo così diverso e che ha dato ancor di più il senso di quello che stavo facendo.
 

Artisticamente vi sono molteplici correlazioni tra la sua Genova e il nostro territorio. Penso a “Genova per noi” che Paolo Conte ha scritto per Bruno Lauzi (che peraltro visse poi a Rocchetta Tanaro) raccontando lo stupore di un 'campagnolo' che vede per la prima volta il mare, al De André sfollato ad Asti durante la guerra e all’amicizia con la signora Nina che gli ispirò “Ho visto Nina volare”. Tutto ciò premesso, lei conosceva queste zone e coglie qualche assonanza tra il suo modo di essere e le peculiarità di questi territori? 

Io ho avuto degli zii che vivevano proprio nell’Astigiano e mi piaceva molto venire a trovarli. Quando prendevo il treno e venivo qui, mi stupivano sempre la cura di orti e giardini, un’attenzione che a Genova non era così comune riscontrare. Ancora oggi, se senso determinati profumi della campagna, mi tornano alla mente quelle mie giornate d’infanzia nell’Astigiano. Perciò collego, e credo lo farò per sempre, la bellezza della natura e quella cura dei particolari proprio al vostro territorio.
 

Il concerto "Arpeggio Elettrico" che presenterà al Monferrato On Stage unisce suoni acustici e digitali in un mix unico. Come è nata l’idea di questa fusione e cosa spera di trasmettere al pubblico attraverso questa particolare combinazione?

Sicuramente ci saranno sonorità altamente suggestive e inusuali. Ad esempio sia l’arpa celtica trattata elettronicamente che il synt basso daranno al pubblico qualcosa di molto diifferente alla voce e al repertorio, per quanto tutti i brani sono stati riarrangiati per adattarli ad un percorso trasversale. Io considero il concerto un’ulteriore dimostrazione di come si possa far musica rifuggendo dai luoghi comuni. 
 

Vorrei chiederle un suo giudizio sulla musica italiana contemporanea, con particolare riguardo per le voci femminili

Guardi, preferisco non fare nomi specifici anche perché non posso avere una conoscenza a 360 gradi di tutte le produzioni, ma posso dirle che quelle che ritengo più interessanti sono quelle che rifuggono dal rischio dell’omologazione. Il grosso rischio che si corre oggi è di ripetere o variare minimamente ciò che già c’è: sia perché la gente si abitua a sentire determinate sonorità in tv o radio e sia perché ‘vanno di moda’ e quindi ci si cimentano in molti. Io, per mia natura, se c’è qualcosa ‘di moda’ tendo ad andare istintivamente in direzione opposta.
 

Poniamo che ci sia una giovane artista con voglia di sperimentare strade nuove, come le consiglierebbe di ‘muoversi’ in un mondo musicale che, come ha giustamente sostenuto, è così omologato?

Ha ragione… Se ci penso, un tempo era tutto diverso. C’erano radio e trasmissioni, magari di nicchia, in cui si poteva muovere i primi passi e far emergere il proprio talento, oggi non più. Però, anche in considerazione del fatto che alcuni artisti si sono fatti conoscere promuovendo il loro lavoro in streaming, credo che la tecnologia possa rappresentare un’ottima opportunità. Per quanto, di contro, se non la si utilizza correttamente può diventare un grosso problema. Per certo è un momento molto complicato per farsi conoscere.