Per la seconda volta con il fantino "Shardana", andiamo a conoscere il comune di Moncalvo. Per il paese aleramico un palmares di tutto rispetto: i biancorossi infatti hanno vinto il Palio ben cinque volte. Nel 1988 e 1989 (fantino Bucefalo), nel 1994 e 1995 (Mario Cottone su Rapsodia) e nel 2018, con Federico Arri su Calliope da Clodia.
"Per il Palio, come sempre, lavoriamo tutto l'anno e anche l'edizione 2024, che per me sarà l'ultima da Rettore, sarà sicuramente la più emozionante ma saremo carichi e pronti a far vedere il lavoro fatto - ci spiega il rettore Raffaele Mazzella - voglio cogliere l'occasione per ringraziare tutto il Comitato Palio e la città di Moncalvo per avermi dato questa opportunità"
" Per la corsa ci fidiamo, dopo l'esordio del 2023, del nostro fantino Antonio Mula, che corre per noi per il secondo anno consecutivo. Con "Shardana" abbiamo un ottimo rapporto e lui ha capito che il popolo bianco rosso scende in piazza Alfieri per fare sempre un bel Palio. Il Comitato è al lavoro per orgaizzare e mettere a punto tutti gli eventi della settimana paliesca, che ci accompagneranno all'appuntamento del primo settembre".
La settimana del Palio
Il tema di sfilata
Gesso, zolfo e argilla, un tesoro sotto ai piedi
Dai subièt ai fanghi terapeutici: il Monferrato possiede una ricchezza nascosta grazie a un sottosuolo ricco di materie prime, come gesso, zolfo e argilla che rivestivano una funzione importante già anche per il Marchesato dei Paleologi. Da un composto di argilla si ottenevano e si ottengono i famosi subièt, i fischietti di terracotta, dotati dell’inconfondibile fischio che si riteneva servisse per allontanare malattie e negatività. Con i subièt si improvvisavano feste per i nobili signori che erano anche i più accaniti collezionisti di tali oggetti. Nella Civitas Montiscalvi esisteva ed esiste tuttora una vena dalla quale si estrae un gesso fra i migliori per qualità. Nel tempo si svilupparono, così, l’estrazione e la lavorazione del gesso per realizzare splendide decorazioni come bassorilievi, sculture e i ricchi cofani nuziali. Gesso, zolfo e argilla trovavano, infine, la loro perfetta unione nei fanghi terapeutici, realizzati grazie alle numerose fonti sulfuree di cui la Marca Monferrina è ricca. Bevande di acqua sulfurea e altri medicamenti, come inalazioni, clisteri e irrigazioni vaginali, servivano allora per curare numerosi mali.