La filosofia e le sue voci - 10 agosto 2024, 09:00

Un insegnamento complessivo

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika

 

La cultura è piena di opere che non pretendono affatto di dimostrare che non sono verità decisive [si sta riferendo alle tesi opposte a quelle sostenute] e che si presentano “naturalmente”, come impressioni, sensazioni, fantasie, osservazioni, considerazioni, sentimenti e risentimenti

Enzo Paci, Diario fenomenologico

E in effetti questa semplice affermazione ci riporta al lato più concreto di ogni attività filosofica degna di questo nome. Se contestualizziamo il breve estratto di oggi, figura che per il fenomenologo italiano ogni teorizzazione che impegna tutte le sue forze per dimostrare la debolezza o la fallacia di una teoria avversaria, viene meno alla sua natura di teorizzazione. Più semplicemente, possiamo pensare alla confutazione interna ad un dibattito: se mi oppongo a una determinata tesi per il solo piacere della contrapposizione fine a se stessa, perdo per strada tutte quelle sfumature che sarebbero colore e tridimensionalità alla mia sortita argomentativa. Se, come è giusto che avvenga, mi prodigo per criticare la natura dogmatica di coloro che non sentono ragioni, devo fare attenzione a non ricadere nel suo esatto reciproco: non posso sostituire al tuo dogmatismo il mio dogmatismo, emendato dai tuoi errori. L'antidogmatismo rischia di farci ritornare tra le spire del dogmatismo.

È con questo spirito e questa accortezza che affrontiamo la lettura di Enzo Paci. Quanto sembra descritto è una situazione comune a ognuno di noi. Differenti sono le modalità di espressione, le finalità per le quali qualcosa è stato scritto o detto, lo stato d'animo che ha accompagnato noi lettori o uditori, tanto quanto per coloro che hanno dato il via alla stesura di ciò che è stato scritto, comunicato oralmente, o anche solo pensato. Con questo non si vuole avanzare l’ipotesi che tutto possa essere banalmente equiparato né, per altro, che vi sia affermata una gerarchia rigida, una scala dei saperi al cui vertice risiederebbe l'impegno filosofico. Quello che in queste parole emerge è il senso di verità che tinge, non la verità-colore. Qui in gioco non è la verità del colore giallo o del rosso o del blu - ovvero la verità del contenuto - ma la verità del contenitore, della forma che deve continuamente formarsi. Non sarà la verità della perfezione logica, non sarà la bellezza delle argomentazioni, stringenti nella loro perfetta economia, ma la verità dei vissuti, labili certamente, ma decisamente più vividi. 

Quanto tratteggia Paci è una visione complessiva della cultura. Se con le argomentazioni logiche la spuntiamo da avversari che utilizzano una pseudo-logica per propalare - e spesso propagandare - insulse falsità (le fake news sono un chiarissimo esempio di questa forza persuasiva), non dobbiamo dimenticare che i nostri prodotti intellettuali non sono il frutto di una sterile abilità di processare dati e informazioni, ma carne vivente di individui che si trovano a relazionarsi con altri individui, sulla stessa barca. Significa saper guardare con pietas tutta una serie di creazioni che nulla hanno a che vedere con il mero logicismo proprio perché ricche di quella componente vissuta che ce le consegna tridimensionali. Significa saper riconoscere quell'insegnamento complessivo che fa sì che al saggio si alterni il letterario, che all’argomentazione rigorosa e stringente si prediliga la confessione diaristica. Perché da tutto possiamo trarre importanti insegnamenti: basta solo essere pronti a cogliere l’occasione

Simone Vaccaro