Cultura e tempo libero - 29 luglio 2024, 19:09

Api, ciliegie e alpinisti ante litteram: ecco i 21 temi della sfilata storica del Palio 2024

Come sempre i rioni borghi e comuni porteranno in sfilata i più svariati aspetti della società medioevale

Ph Barbara Guazzone

Sono stati pubblicati i temi di sfilata del Palio 2024. Dalla peste, all'allegoria, alle Sacre Rappresentzioni, sfileranno per Asti 21 quadri storici affascinanti e suggestivi. 

Eccoli, in ordine di sfilata, ricordando che ad aprire il corteo ci sarà il gruppo del Capitano del Palio a cavallo, il timpano del Comune e gli sbandieratori dell'A.S.T.A.

A causa del perdurare dei lavori a Palazzo Ottolenghi, il corteo del Palio quasi certamente (i dettagli verranno definiti nel Consiglio del Palio di domani)anche quest'anno avrà un percorso diverso come nel 2023: da piazza Cattedrale percorrerà via Caracciolo per svoltare in via Carducci, quindi svoltare in via Giobert e proseguire con il percorso tradizionale (corso Alfieri, via Gobetti, piazza San Secondo, via Gardini) per poi entrare in catino, sede della corsa.

 I TEMI DI SFILATA 

COMUNE DI CASTELL’ALFERO 

Medioevo superstizioso 

Tutto il Medioevo fu condizionato dalla superstizione. Fu in questo periodo che si diffuse la paura della stregoneria contro cui la Chiesa proponeva simboli e devozioni: l’acqua santa, le candele benedette, i rosari, le reliquie e gli esorcismi. Tante erano le credenze di quest’epoca, ad esempio un mezzo sicuro per evitare la peste consisteva nell’indossare una cintura di pelle nera con l’effige di un animale feroce; mentre per tenere lontane le streghe, sulle porte di casa venivano appesi dei ferri di cavallo. Per allontanare l’ira divina nacque una nuova corrente, quella dei flagellanti, gruppi di uomini penitenti che vagavano per le città flagellandosi pubblicamente mediante corde munite di punte metalliche. Anche gli animali non scamparono a queste credenze. Alcuni infatti erano associati a entità demoniache: galli, capre, ma soprattutto gatti furono oggetto di persecuzioni e torture. Il Comune di Castell’Alfero rievoca questo periodo di contrapposizione tra il bene e il male, la superstizione e la razionalità, con quadri distinti ai quali partecipavano esponenti del potere civile e del clero secolare alla presenza della nobiltà cittadina.

RIONE SAN SILVESTRO 

 Poesia alla corte di Valentina Visconti: i fabliaux, erotismo, goliardia, saggezza popolare o profonda morale? 

Alla corte di Valentina Visconti, domina di Asti, eccelleva la pratica delle Arti in tutte le sue forme, compresa la poesia. Lo dimostra il fatto che Carlo, figlio di Valentina e Luigi, duca d’Orléans e di Valois, conte di Asti e padre del futuro re di Francia Luigi XII, è tra i più celebri poeti medievali con più di cinquecento opere, scritte soprattutto nei suoi anni di prigionia in Inghilterra, dopo essere stato ferito e catturato nel corso della battaglia di Azicourt del 25 ottobre 1415 durante la guerra dei Cent’Anni. È facile pensare che Valentina e Carlo avessero letto tra i numerosi testi della loro biblioteca, anche i fabliaux, poemetti in lingua d’Oil, molto in voga sin dall’XI secolo, vivaci e sarcastici, anche a carattere erotico, simbolo di una mentalità medievale acuta e dissacratoria ai più del tutto sconosciuta. Li sohaizdesvez del giullare Bodel, La borgoise d’Orliens, Le povre clerc sono alcune delle novelle che doneranno ilarità e buon umore a chi saprà interpretare il significato goliardico della trama, ma soprattutto coglierne la morale. La volgarità è nella parola, nelle azioni o nell’interpretazione dei malpensanti? Questa ed altre le tematiche dibattute da Ragione e Amante, protagonisti del Roman de la Rose, uno dei più famosi fabliaux composto nella metà del XII secolo e quanto mai attuale. Il Rione San Silvestro, sulla base delle ricerche storiche raccolte e tradotte dal francese antico dal professor Alessandro Barbero e da altri noti storici, rappresenterà alcuni tableaux vivants e interpretazioni teatrali dei principali racconti, esaltando l’Amor Sacro e Profano con la classe, l’attenzione alla storicità e l’originalità che contraddistingue ogni anno il corteo Oro Argento

BORGO SAN MARZANOTTO 

La misurazione del tempo nel Medioevo 

Il borgo di San Marzanotto porta in sfilata la misurazione del tempo in epoca medievale. Nella prima metà del corteo si mettono in mostra gli strumenti usati nel Medioevo per scandire lo scorrere del tempo: le candele, dal largo diametro e in grado di durare un’intera giornata; le clessidre, funzionanti sia ad acqua che a sabbia; la meridiana o orologio solare e, infine, l’orologio meccanico, la cui invenzione risale al XIII secolo. Nella seconda metà del corteo San Marzanotto porta simbolicamente in sfilata i dodici mesi dell’anno esponendo per ciascuno alcuni elementi rappresentativi, tratti dall’iconografia dell’epoca giunta fino a noi e testimoniata da dipinti, affreschi e miniature: i mesi vengono spesso scanditi da feste cristiane, presentati in chiave allegorica o mostrati attraverso le attività tipiche della nobiltà e del popolo di quel periodo.

BORGO TORRETTA

Hasta: astrologia et alchimia in media aetate 

Nel Medioevo la scienza era parte di una visione organica del sapere; scienziati e filosofi ritenevano che i fenomeni della natura fossero strutturalmente interconnessi e che esistesse un collegamento tra elementi diversi: pianeti, metalli, piante, colori e animali. Gli alchimisti consolidarono la teoria di un parallelismo tra pianeti e metalli: il piombo venne associato a Saturno, il rame al pianeta di Venere, il mercurio al pianeta omonimo ed, infine, argento ed oro rispettivamente alla Luna ed al Sole. L’astronomia, tutt’uno con l’astrologia, era materia di studio anche nel libero Comune di Asti: ad occuparsene anche un cittadino illustre Guglielmo Ventura, cronista che riporta nel 1275 la prima notizia della corsa del Palio. Il corteo del Comitato Palio Borgo Torretta rievoca attraverso il rapporto tra metalli e pianeti, il legame intrinseco tra mondo inferiore e mondo superiore.

COMUNE DI MONTECHIARO 

 La dote di Valentina Visconti sposa di Luigi di Valois 

Il Comune di Montechiaro partecipa al corteo storico con la rievocazione del matrimonio di Valentina Visconti, con Luigi di Valois, Duca di Turenne nonché fratello del Re di Francia Carlo VI. Nel 1387, Montechiaro fu attribuito, con molte altre località, alla dote di Valentina Visconti. Luigi di Valois, giunge con il Principe Amedeo d’Acaia e il Duca di Mantova Francesco Gonzaga, mentre notabili e dignitari innalzano vessilli raffiguranti il suo stemma gentilizio, uno scudo azzurro seminato di gigli dorati e lamellato di grigio. Valentina Visconti è invece accompagnata dalle dame e dalle nobildonne della sua corte. Valentina portava in dote Asti e numerosi paesi del territorio, tra i quali figura Monsclarus, villanova fondata dal comune astigiano nel 1200. Montechiaro divenne così, con Asti, orleanese (1389-1531).

RIONE SAN MARTINO SAN ROCCO 

Il Cristo della domenica 

Le feste ritmavano la vita nel Medioevo: durante le festività bisognava seguire le funzioni religiose e, per le donne, era il momento di indossare gli abiti migliori. Il Codice degli Statuti attesta che in quei giorni era vietato lavorare, salvo specifiche eccezioni, pena il pagamento di 20 soldi astesi. Il podestà e i suoi giudici potevano intervenire anche in assenza di una specifica accusa; inoltre, chiunque assistesse a una violazione, poteva denunciare il fatto ricevendo un quarto della sanzione pagata. Si poteva lavorare solo quando si correva il rischio di perdere il raccolto: era concesso togliere il grano dalle aie, ammassare il fieno e raccogliere l’uva. L’obbligo di santificare le feste è documentato dal «Cristo della domenica»: una raffigurazione pittorica diffusa in area alpina a partire dal XIV secolo in cui l’immagine di Cristo è circondata da strumenti utilizzati nel lavoro manuale e da scene riferite ad attività quotidiane che colpiscono le sue carni provocandogli ferite.

COMUNE DI MONCALVO 

Gesso, zolfo e argilla, un tesoro sotto ai piedi 

Dai subièt ai fanghi terapeutici: il Monferrato possiede una ricchezza nascosta grazie a un sottosuolo ricco di materie prime, come gesso, zolfo e argilla che rivestivano una funzione importante già anche per il Marchesato dei Paleologi. Da un composto di argilla si ottenevano e si ottengono i famosi subièt, i fischietti di terracotta, dotati dell’inconfondibile fischio che si riteneva servisse per allontanare malattie e negatività. Con i subièt si improvvisavano feste per i nobili signori che erano anche i più accaniti collezionisti di tali oggetti. Nella Civitas Montiscalvi esisteva ed esiste tuttora una vena dalla quale si estrae un gesso fra i migliori per qualità. Nel tempo si svilupparono, così, l’estrazione e la lavorazione del gesso per realizzare splendide decorazioni come bassorilievi, sculture e i ricchi cofani nuziali. Gesso, zolfo e argilla trovavano, infine, la loro perfetta unione nei fanghi terapeutici, realizzati grazie alle numerose fonti sulfuree di cui la Marca Monferrina è ricca. Bevande di acqua sulfurea e altri medicamenti, come inalazioni, clisteri e irrigazioni vaginali, servivano allora per curare numerosi mali.

COMUNE DI CANELLI 

Il nuovo erede: occasione di festa per la comunità intera 

Nel Medioevo, la nascita di un figlio, nuovo erede che assicurava la discendenza alla famiglia – a qualsiasi ceto essa appartenesse – era occasione di festa per l’intera comunità. In proposito molto interessanti sono i Registri di corte viscontei e orleanesi e gli inventari in essi contenuti che riportano la descrizione dei corredi e delle vesti dei neonati, i nomi e le funzioni di coloro che si occupavano dei bambini, i costi sostenuti per la nascita e le prime cure, l’elenco dei preziosi doni da parte di padrini, madrine e parenti in occasione di celebrazioni religiose importanti come il battesimo. Centrali in questo rito le virtù salvifiche e protettive dell’acqua, intesa dunque come il «lavacrum regenerationis et renovationis» indicato da Cipriano e, secondo Tertulliano, come strumento di «azione purificatrice spirituale». Nel corso del Medioevo, il battesimo, prima prerogativa dell’età adulta, iniziò ad essere amministrato ai neonati e si sostituì il rito per immersione con quello per aspersione. Al momento religioso, si sovrapposero consuetudini augurali e propiziatorie laiche e pagane, e iniziò la tradizione di celebrare la Festa dell’Acqua Purificatrice, con libagioni, canti, balli ed accensione di fuochi. Il corteo storico ambienta nelle terre di Canelli le feste celebrative in onore dell’acqua, simbolo di vita e prosperità, elemento indispensabile di fertilità per la terra, rigogliosità per i vigneti e qualità delle uve. Nel corteo bianco-celeste l’acqua verrà presentata in tutte le sue forme, come pegno di riconoscenza ai nobili feudatari e come tributo ai notai e ai dignitari, testimoni e redattori della genealogia e dei possedimenti dei giovani membri della comunità.

BORGO DON BOSCO 

 La corporazione dei panettieri nel Medioevo astese 

Nell’Asti medioevale, la corporazione dei panettieri aveva un ruolo di primo piano nella struttura sociale ed economica della comunità. Oltre al commercio del pane, i panettieri controllavano l’intera catena produttiva, dall’acquisto delle farine alla vendita, attenendosi, per evitare severe pene, alle norme fissate dagli Statuti medievali. Panettieri, panificatori e fornai era obbligati a giurare sulle Sacre Scritture di mantenere fede alle regole circa l’uso di materie prime di qualità, la mescola delle farine, la preparazione del pane e la vendita a prezzi equi. Il giuramento avveniva nella pubblica piazza dinnanzi alle autorità locali e ai rappresentanti della corporazione. Il corteo storico del Borgo Don Bosco rievoca questa cerimonia, evidenziando l’impegno dei panettieri che contribuivano, con la loro attività, al benessere della comunità astese.

RIONE SAN PAOLO 

Bonifacio Roero d’Asti: la storica ascesa al Rocciamelone nel 1358 

Un voto alla Madonna e una scalata che ha segnato la storia dell’alpinismo Bonifacio Roero, nobile astigiano, nel 1358 salì sul Rocciamelone, montagna di 3.538 metri, sita in Piemonte, secondo la tradizione per adempiere a un voto alla Madonna fatto durante la sua prigionia in Terra Santa. Il primo settembre, assistito da portatori, raggiunse la cima del Rocciamelone, portando con sé un trittico bronzeo, attribuito a orafi fiamminghi, e attualmente custodito presso il Museo diocesano di Susa. La scalata di Bonifacio fu la prima ascensione alpina documentata da fonti storiche ed il primo atto di alpinismo, che superò le paure e le superstizioni dell’epoca. Il Rione San Paolo intende rievocare, nel suo corteo storico, le gesta di Bonifacio Roero: dalla commissione del trittico, all’ascesa della montagna fino ai festeggiamenti al ritorno dalla gloriosa impresa.

BORGO VIATOSTO 

Le ciliegie nel Medioevo: in esse bellezza, grazia, felicità e salute 

Il Borgo Viatosto rappresenta il frutto della ciliegia ispirandosi alla Madonna delle ciliegie, tavola trecentesca esposta nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, che apre il corteo con damigelle che reggono cesti di frutti e rami di ciliegio. Da sempre rappresenta il frutto del Paradiso, antidoto naturale alla mela, cui si richiama la raffigurazione di Eva circondata da cavalieri con rami di melo. Due giovani sposi e nobili in festa attorno ad un tavolo cosparso di ciliegie sono presentati come metafore di prosperità e grazia. La ciliegia veniva usata a fini terapeutici in ogni sua parte: secondo le antiche tradizioni mediche, «la ciliegia per lo stomaco, il nocciuolo toglie la pietra, e la sua polpa per il sangue». Al tempo della peste il liquore derivato dalle ciliegie era considerato medicinale in grado di immunizzare dal contagio. Per la sua santità la ciliegia era cibo per i pellegrini e i viandanti che percorrevano la via Francigena. Le prime coltivazioni erano collocate negli orti monastici mentre con il passar degli anni si diffusero anche nelle corti, presso le quali era ricercata e apprezzata la bontà dei sidri. Lentamente iniziò anche il commercio di quelle selvatiche.

RIONE CATTEDRALE 

 Souvenir m’en doit. I Mazzetti, mercanti e prestatori da Chieri alle terre d’Asti 

Sul finire del XV secolo, nuove famiglie nobiliari cominciarono ad espandersi nelle terre d’Asti. I Mazzetti, commercianti e prestatori di denaro originari della città di Chieri, fecero la loro comparsa nel 1437, acquisendo i primi diritti territoriali a Valfenera e nel 1442 comprando un castello, terre e giurisdizione a Frinco dai Turco, antica famiglia residente nel Recinto nobiliare della Cattedrale. La loro ricchezza aveva avuto origine dal commercio del cuoio, la cui lavorazione era effettuata con speciali mazzette cui si legherebbe la denominazione del casato, materiale di grande importanza nel Medioevo, usato per la produzione di accessori d’abbigliamento e nel settore bellico, per fabbricare foderi e rivestimenti di protezione. Il Rione Cattedrale vuole ripercorrere le origini di questa nuova famiglia che contribuirà a ridefinire le vicende economiche della città di Asti e del quartiere della Cattedrale al tramonto del Medioevo.

COMUNE DI NIZZA MONFERRATO

Giochi medioevali 

I passatempi e giochi medievali sono il tema del corteo giallo e rosso di Nizza. Dalle fonti storiche è possibile individuare un’ampia e fantasiosa varietà di giochi, svolti sia all’aperto sia in casa o nelle taverne, con differenze in base ai ceti sociali e al diverso stile di vita tra città e campagna. La caccia e i tornei erano i giochi preferiti dei nobili; inoltre nelle loro dimore spesso si esibivano giocolieri e giullari girovaghi, con canti, giochi e recite. Giochi da tavolo con materiali più o meno pregiati erano usati ovunque, mentre nei mercati e nei crocevia sovente si giocava anche d’azzardo, nonostante i numerosi divieti. I comuni, per arginare il fenomeno, cercarono di imporre multe salate e regole fisse. Si sa dalle fonti storiche che talora venivano aperte case da gioco temporanee oppure venivano concesse licenze per alcuni giorni, sottoposte a tassazione, come testimoniano documenti nicesi.

COMUNE DI BALDICHIERI 

Monachesimo nel Medioevo: vita spirituale, lavoro manuale e lotta contro il male secondo la regola di San Benedetto 

Il Comune di Baldichieri mette in scena momenti di quotidianità e pratiche in uso nelle comunità monastiche in epoca medievale sotto la nota regola del «ora et labora» dell’Ordine di San Benedetto. I monasteri, veri e propri centri di produzione, garantivano la sussistenza dei monaci, ma anche di bisognosi e viandanti. Nella regola benedettina rientravano i lavori più nobili, tra cui quello degli amanuensi e dei copisti. Elemento di culto è la crocemedaglia di San Benedetto. Su di essa il Santo è al centro, accanto una coppa rotta e una croce nella mano destra. La coppa, avvelenata da alcuni monaci ribelli, si ruppe quando il Santo tracciò il segno della croce su di essa. Il corvo, sul piedistallo a sinistra, rimanda ad un secondo tentativo di avvelenamento quando un sacerdote inviò al Santo del pane avvelenato. La sorella di San Benedetto fondò il primo monastero femminile seguendo la Regola benedettina. In sintesi, il monachesimo nel Medioevo non era esclusivamente un’esperienza spirituale ma ispirava anche pratiche di apprendimento, conservazione culturale, lavoro manuale e assistenza sociale, che hanno lasciato un’impronta significativa sulla storia dell’Europa medievale.

BORGO SAN LAZZARO

Ape, l’animale del paradiso, nella società medioevale. 

Apis ceteris, quae subiecta sunt homini animantibus antecellit L’ape nel Medioevo veniva considerata animale simbolo di operosità ed obbedienza e l’alveare era il modello che ispirava armonia e perfezione. Anche ad Asti nel Medioevo si allevavano api e si commerciavano il miele e la cera. Il miele aveva un uso alimentare ma anche un uso medico: come panacea nel miele rosato, nella Teriaca medicamentosa, come digestivo e sciroppo per la tosse, come cicatrizzante negli unguenti. Era la cera però il bene più prezioso: usata anche come tributo, serviva in primis per la produzione di candele, in gran parte riservate al clero. Nella nostra città gli Statuti riportano che il Comune obbligava i feudatari a portare in dono un cero nel giorno della festa del Santo. Il Borgo San Lazzaro vuole rendere omaggio all’ape con due tableau vivant. Il primo presenta l’attività̀ campestre di raccolta con apicoltori intenti a maneggiare le arnie; il secondo mostra da una parte le attività di preparazione di ungenti, idromele e l’utilizzo del miele e dall’altra l’esaltazione della cera d’api con le attività di offerta delle candele. Concludono il corteo dame che portano in trionfo alcune tra le rappresentazioni artistiche più famose di questi straordinari e piccoli animali.

BORGO SAN PIETRO

Mensam optime preparatam siphis urceis ad vina fundenda auro purissimo et argento. 

Il banchetto regale di Roberto d’Angiò ad Asti. Il 10 agosto 1310 Roberto d’Angiò e la moglie Sancia imbandirono nel convento dei Francescani un convito regale per ingraziarsi la popolazione e le famiglie dei maggiorenti della città. Il cronista astese Guglielmo Ventura descrive tale banchetto in toni entusiastici, precisando che il cibo e le bevande erano serviti in stoviglie e coppe di purissimo oro ed argento. Il Trecento è l’epoca in cui il banchetto si propone di stupire gli ospiti e mostrare la potenza del padrone di casa: le mense erano riccamente apparecchiate con tovaglie che scendevano fino a terra; a tavola anche la più raffinata aristocrazia mangiava esclusivamente con le mani e lo stesso piatto e bicchiere servivano per almeno due persone. Le carni preferite erano quelle dei volatili perché si supponeva che, stando in cielo, fossero più vicini a Dio. Per analogia spirituale, le meno ambite erano quelle dei pesci, mentre erano escluse le verdure, alimentazione base del ceto più basso. A proposito delle stoviglie usate, va tenuto presente a questo proposito che l’oro nel Medioevo, oltre che segno di ricchezza, era considerato un metallo dalle virtù profilattiche e curative, in particolare per il cuore, in quanto per gli astrologi è il metallo che corrisponde al Sole.

BORGO TANARO TRINCERE TORRAZZO

 Il grandioso torneo di Sandricourt e i suoi risvolti astigiani 

Nel 1493 Luigi De Hedouville, figlio di Filippo governatore di Asti dal 1478 al 1489, allestì nel suo castello di Sandricourt quello che passò alla storia come uno dei più grandi e fastosi tornei dopo la fine del Medioevo. Vi presero parte i più nobili cavalieri di Francia, Bretagna e Borgogna, che per otto giorni si sfidarono in combattimenti singoli e collettivi al cospetto delle più insigni dame del Paese. L’evento ebbe un enorme successo, ma per il sire di Sandricourt fu una catastrofe finanziaria malgrado il generoso sostegno economico fornito dal duca Luigi d’Orléans, signore di Asti e futuro re di Francia. Per permettergli di sfuggire ai creditori, il duca stesso lo inviò ad Asti al comando di un reparto di cavalleria, dove però subì spinose vertenze giudiziarie, dalle quali si liberò definitivamente nel 1496. Il corteo di Tanaro rievoca l’arrivo dei cavalieri giostranti al castello di Sandricourt, accolti festosamente da Huguette de Brillac madre di Luigi De Hedouville, e, come racconta l’araldo del duca d’Orléans là presente, «par un grand nombre de dames et de demoiselles de beaulté tant excessive que le splendeur de leur face irradioit toute la contrée».

RIONE SAN SECONDO 

La condizione femminile nel Medioevo. Nozioni sui costumi attraverso gli Statuti di Asti 

Nella società medievale, mentre l’uomo si dedicava prevalentemente ad attività lavorative esterne e a incarichi pubblici, alla donna spettava il governo della famiglia e della casa a meno che non prendesse il velo. A differenza dell’uomo, le donne di solito non sono descritte facendo riferimento a specifiche attività, ma dalla loro condizione coniugale. Una importante funzione, di garanzia per la donna e di sostegno per l’economica famigliare, era costituita dalla dote; si trattava di un «tesoretto» personale della donna e, a seconda della condizione sociale, cambiava anche l’entità della dote. Le famiglie più umili offrivano una dote formata da lenzuola, asciugamani, oggetti d’arredo; le famiglie più ricche invece assicuravano alla sposa terre, gioielli, grandi quantità di denaro e tessuti preziosi. Nel corteo sfilano dapprima le fanciulle, quindi le spose di diverso ceto sociale che portano la propria dote, le religiose, le vedove e, per ultime, le meretrici. Si apprende attraverso gli Statuti di Asti, raccolti nel cosiddetto Codice Catenato, che queste ultime non potevano portare sulle vesti, sulla schiena o sul capo oggetti d’oro o d’argento o panni di seta o pellicce di Vaio pena la sanzione di 60 soldi astesi.

RIONE SANTA CATERINA 

Fuochi di guerra e fuochi di pace

 Il fuoco è un elemento che ha assunto spesso un’importanza simbolica per religioni e tradizioni culturali. Esso è comunemente ritenuto sinonimo di energia e passione. Nell’epoca medievale l’uso del fuoco nella costruzione di armi per renderle ancora più letali fu fondamentale: dalle spade, alle asce, agli archi, alle balestre con le frecce infuocate, al «lanciafiamme» e a numerosi altri artifici incendiari. I guerrieri e le guerriere medievali si affidavano a una serie di strumenti micidiali per difendere le mura della loro città in caso di attacco e respingere i nemici. In tempo di pace, il fuoco assumeva il significato della convivialità, dello stare insieme, del condividere il cibo in un clima giocoso durante le feste allietate dalla presenza di saltimbanchi e giocolieri. Il corteo rosso-azzurro immagina di incendiare le armi dei guerrieri che difendono le mura cittadine e di raccogliere attorno a sé la convivialità e la goliardia di un banchetto allietato da giocolieri del fuoco.

COMUNE DI SAN DAMIANO

Il flagello della peste del 1414: rimedi, credenze e devozione 

Dopo il primo decennio del Quattrocento, la peste nera, proveniente da Oriente, colpì migliaia di vittime riducendo a circa un terzo la popolazione, già provata dalla grave carestia del 1347 e dalla successiva pestilenza della metà del secolo XIV. Nonostante le cure mediche, si verificarono molti episodi di isterismo collettivo, dovuti al terrore provocato dal morbo. Per contrastare questi eventi la Chiesa invocò come protettore dal terribile flagello Rocco di Montpellier: la sua devozione crebbe negli anni a seguire e, a ricordo del suo culto ormai diffuso, furono erette cappelle e ospizi e organizzate processioni annuali. Cure contro la gravissima malattia furono racchiuse in un ricettario denominato Libro di Secreti, tramandate negli anni dalla famiglia degli speziali Travo, con bottega a San Damiano; tale raccolta descriveva teriache, medicamenti contro la peste, elettuari e unguenti, composti con ingredienti rari, a testimonianza della medicina empirica del tardo Medioevo.

BORGO SANTA MARIA NUOVA 

 La Festa e l’allegoria della vittoria

 Grande attenzione veniva posta ad Asti ogni anno per l’organizzazione del Palio e delle feste ufficiali che lo precedevano e che lo seguivano. La strada principale e la piazza erano nel Medioevo, un palcoscenico sul quale andavano in scena continuativamente durante l’arco dell’anno, rappresentazioni, feste, cortei e processioni. Le strade erano anche lo scenario della danza, frequente corollario alla festa ed al gioco, che molto spesso precedeva o seguiva la giostra. Il Borgo Santa Maria Nuova vuole rappresentare i festeggiamenti per la vittoria del Palio. Aprono il corteo leggiadre danzatrici seguite da 9 regine a rappresentare le altrettante vittorie di Santa Maria Nuova nel «Palio moderno». Al centro della sfilata il Palio vinto nel 2023, segue il vessillo processionale del Borgo con l’immagine della Madonna e del copatrono San Biagio. Chiudono il corteo le dame con i vessilli delle vittorie.

Redazione