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Palio | 19 luglio 2024, 09:56

I pantaloni da fantino del primo vincitore del Palio di Asti, donati al Museo del Palio

Pietro Audano "Firmino" vinse per Santa Maria Nuova nel 1929 nella corsa "alla lunga" in corso Dante

Pietro Audano detto Firmino (Ph. del Museo del Palio di Asti)

Pietro Audano detto Firmino (Ph. del Museo del Palio di Asti)

Le donazioni ai musei da parte di privati costituiscono un valore aggiunto all'arte, che spesso confina con i sentimenti e l'affezione di possedere e condividere un bene prezioso.

Il valore dei pantaloni da fantino del primo vincitore del Palio di Asti è altissimo nel significato e importante dal punto di vista storico e culturale e, un privato cittadino, ha espresso il desiderio di donarli al Comune di Asti, affinché possano entrare nella collezione del Museo del Palio.

I pantaloni, del primo '900, sono appartenuti a Pietro Audano, detto “Firmino”, primo fantino vincitore del Palio per il Borgo di Santa Maria Nuova nel 1929 e potrà essere utilizzato per l’allestimento di un’eventuale mostra; 

La corsa del 1929 fu una vera e propria maratona con eliminatorie, semifinali e finale e le corse vennero disputate con cavalli sellati "all'inglese".

È proprio il Museo del Palio a rendere note le informazioni, con la foto di "Firmino".

Il Palio 1929

Sul finire dell’aprile del 1929 il nuovo podestà di Asti, Vincenzo Buronzo, tenta un’impresa quasi impossibile da compiere in un mese scarso: contatta enti e Comuni dell’Astigiano, richiedendo il maggior sforzo possibile per riuscire nel suo intento, dare nuovamente vita all’antica tradizione della corsa del Palio, "...che tanto orgoglio potrà suscitare nei suoi concittadini ". Nonostante la richiesta di presentare solamente cavallo e fantino, presi "a prestito" per un giorno entro i confini del rione o comune con la sola spesa di berretto e casacca per ogni partecipante, alcuni Comuni comunicano l’impossibilità di partecipare a causa della significativa uscita non prevista per le casse comunali. Con il pretesto di chiamare a raccolta tutti gli antichi Comuni del Contado, Buronzo fa compilare un primo elenco di cittadine dell’Astigiano sulla base delle vicende storiche dei secoli precedenti, che verrà rivisto ed implementato nelle successive edizioni della corsa e che coinciderà quasi perfettamente con i confini proposti per la nuova provincia.

La corsa è organizzata e diretta da un comitato esecutivo nominato direttamente dal podestà; il regolamento, di 8 pagine e 23 articoli, richiama gli antichi statuti per la corsa e i tradizionali premi. A tutti i partecipanti vengono attribuite medaglie e diplomi, mentre al primo arrivato della batteria finale viene consegnato il Palio e L. 1800; al secondo la borsa e L. 1200; al terzo gli speroni e L. 800; al quarto il gallo e L. 600; al quinto l’acciuga con l’insalata e L. 400. Alla corsa possono essere iscritti cavalli di ogni sesso e razza in rappresentanza di un Comune, di un ente o di un privato dell’Astigiano ; i fantini si presentano con giubba di seta o satin con una fascia a tracolla con l’indicazione del Comune o rione che rappresentano, con un berretto di seta o velluto, cravatta e pantaloni bianchi e stivali a gambiera ripiegata e corrono su cavalli sellati all’inglese su coperta .

29 concorrenti e sette batterie!

Si corre nuovamente alla lunga, come avveniva in passato, non più sulla via Maestra, oggi corso Alfieri, ma percorrendo il corso Dante e terminando in piazza Vittorio Veneto, per un tratto di circa 1300 metri.

I 29 concorrenti, a fronte di 32 cavalli iscritti, si sono sfidati in sette batterie, da quattro o cinque partenti ciascuna, e tre semifinali. I partecipanti cittadini a contendersi il drappo sono due tra i quartieri storici di Asti, San Secondo con due cavalli e Santa Maria Nuova, la quale mette in campo ben cinque cavalli e sarà proprio il fantino del Borgo di Santa Maria Nuova , Pietro Audano detto Firmino , a conquistare la vittoria con il cavallo Coriolan , seguito da un altro cavallo dello stesso rione, Piazza del Santo, Corso Dante, Calliano ed infine Piazzetta dell’Ospedale. 

Betty Martinelli

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