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Cultura e tempo libero | 04 luglio 2024, 17:35

Un caldo week end con "brivido" a Portacomaro con Giallo in collina. Domani alle 18 Maurizio Blini racconta "Una storia sbagliata" [INTERVISTA]

Un finale mozzafiato in una Torino più nera che mai. Alle 21 Emiliano Bezzon. Sabato 6 luglio arriva Enrico Pandiani e la sera Ricky Avataneo in concerto

Maurizio Blini (Ph. Andrea Cherchi)

Maurizio Blini (Ph. Andrea Cherchi)

A Portacomaro sarà un caldo week end con la Biblioteca Civica e Giallo in Collina, evento dedicato alla letteratura italiana di genere poliziesco e noir che fino al 7 luglio, propone incontri con autori noti e nuovi volti del panorama letterario 

La rassegna si svolge presso il Palatenda di Portacomaro, accanto alla piazza del tamburello e nel cortile della Casa dell'artista, in piazza Roggero Pinin.

Domani, venerdì 5 luglio, alle 18, lo scrittore torinese Maurizio Blini, ex poliziotto con un passato astigiano alla Digos, presenta il suo ultimo, avvincente romanzo noir "Una storia sbagliata", moderato dall'editor di Capricorno Roberto Marro.

Tre efferati omicidi, con macabre messe in scena simboliche, scuotono il sottobosco criminale di Torino. Ancora una volta, a indagare sono chiamati Silvano Stelvio, capo della Mobile torinese, e i suoi collaboratori. Dà il consueto supporto «esterno» Moreno, fratello di Silvano e supersbirro in congedo, alle prese con un lancinante esaurimento nervoso e con l'inizio di una traballante carriera di poliziotto privato insieme all'ex collega Pablo. Moreno e Pablo indagano sulla scomparsa di Davide, un diciottenne con precedenti di tossicodipendenza, un outing difficile da accettare in famiglia e numerose fughe da casa. La Mobile arranca, e già la stampa evoca il serial killer o una guerra tra gang. Ma Torino non è l'America, Silvano ne è convinto e, pur nel buio fitto che avvolge l'indagine, cerca con ostinazione un filo logico, un appiglio. Che si paleserà in un esplosivo, spiazzante finale, che aggiungerà dramma a dramma e non lascerà scampo a nessuno. Una Torino dura, perduta, in un romanzo sporco, crudo. In cui non è previsto il lieto fine. Perché quasi mai la realtà finisce bene.

Intervista

Una storia incredibile e molto umana, con un finale mozzafiato. Maurizio, tornano i fratelli Stelvio che questa volta si muovono (anche) nel mondo dei piccoli spacciatori. Da dove sei partito per la costruzione?

Sono partito nel descrivere e raccontare la notte prevalentemente a chi la notte la vive, chi la notte la percepisce come una parte di se stesso. Ho indicato le tre di notte come una sorta di diaframma. Le tre di notte chi trovi per strada? Trovi chi ci lavora, quindi il taxista che è uno dei miei protagonisti, trovi le forze dell'ordine, le ambulanze, qualche bar aperto e poi trovi i criminali fondamentalmente, qualche prostituta, ma nemmeno più loro perché sono già andate a dormire. Quindi in quel range che va dalle tre alle quattro e mezza cinque, la notte è di poche persone che se ne appropriano in qualche modo. Io ho dato occhi e parole a uno di questi protagonisti che è appunto il taxista,  in realtà raffigurato anche nella copertina. Un taxista che fa alcune riflessioni, raccoglie qualche persona, va a bersi un caffè alle tre di notte in un bar e poi assiste ad un qualcosa di particolare, ad un cadavere appeso ad un traliccio. Di qui parte tutta una storia legata alla microcriminalità, prevalentemente al gradino più basso della tossicodipendenza, ovvero di coloro che pur di guadagnarsi quella loro dose, sono disposti a tagliare fino alla morte quella che hanno, per venderla a quelli peggio di loro. Insomma quindi siamo proprio nel marciume della società, nel sottobosco più bieco, più miserabile, più povero. 

Quindi la notte ha dato l'ispirazione, una notte che è anche fonte di malinconia che nei tuoi personaggi sembra non manchi quasi mai.

Perché io sono malinconico, sono malinconico e nostalgico, sono alla vecchia maniera, nel senso che rimpiango di non poter, con la testa di oggi, vivere gli anni che ho vissuto in passato. Perché poi tutto è da contestualizzare, no? Nel senso non voglio tornare indietro nella vita, vorrei tornare adesso all'epoca e potermi divertire, osservare il mondo con occhi diversi. Non si può fare, bisogna andare avanti.

Dicevamo il tema della droga, questo è il tema principale, ma non solo. Ti affacci un po' sul mondo degli 'ultimi della terra', parli anche di situazioni difficili come un problema legato alla droga, ma che si unisce anche al mondo dell'omosessualità. Hai voluto ispirarti a qualcosa di particolare? 

No, ho voluto aggiungere debolezze alle debolezze, vulnerabilità, fragilità, contraddizioni di questa società a un mondo che già di per sé ha vinto in qualche modo. Ho voluto aggiungere qualche contraddizione sociale, di qualche vittima e ostaggio, di qualche retaggio culturale che ancora permane, insomma, ancora duro a morire. Quindi quello dell'accettazione da parte dei familiari di un figlio magari omosessuale o di un figlio tossicodipendente. Ho voluto accendere un riflettore anche su loro e con loro ovviamente non potevo esimermi dall'affrontare il problema dei luoghi,  quello delle associazioni che dovrebbero tutelare i tossicodipendenti, insomma, le varie associazioni sul territorio che in qualche modo bene o male, a volte bene, a volte male,  cercano di salvare questi ragazzi. 

In questo caso ho voluto, ovviamente trattandosi di un noir, entrare nel lato oscuro anche di una di queste associazioni e di accendere i riflettori su quello che di marcio esiste anche al loro interno. Mi sono ricordato di Muccioli, di quanto era accaduto all'epoca, insomma dei centri di accoglienza per tossicodipendenti.

Parliamo di te e delle tue 'coppie', nel senso che i fratelli Stelvio, protagonisti di questo romanzo, Meucci e Vivaldi altri noti protagonisti dei tuoi libri, sono in realtà le due parti di te, direi addirittura quattro

Beh (ride) in tutti i miei personaggi metto una parte di me, no? E poi entrambe le coppie sono entrambe speculari, se vogliamo, in qualche modo. Mi piace giocare su queste figure, insomma, contrapposte, ma quasi simili, no? In qualche modo lontane a volte dal mondo contemporaneo che non riescono più ad accettare con il tempo che passa. Quindi torno sul gioco delle contraddizioni. E della malinconia. Ma anche della malinconia che mi appassiona parecchio, insomma. 

Un finale spiazzante, molto forte, molto duro, che lascia sperare in una seconda parte. È una cosa che puoi confermarmi? 

La serie continua, questo lo confermo. Nel prossimo romanzo posso anticiparvi che ci sarà un proseguimento della rapina del Lingotto ("Anatomia di una rapina"), anche questo è un finale aperto, insomma  quasi una serie televisiva, pertanto, nel tempo vedremo maturare tutte le storie. Non so quando si concluderanno, ma matureranno sicuramente. 

Giallo in collina continua con Emiliano Bezzon alle 21, moderato dallo stesso Blini.

Sabato 6 luglio alle 18 Enrico Pandianie alle 21 Ricky Avataneo in concerto, domenica 7 luglio alle 18 Daniele Cambiaso e alle 21 Mauro Rivetti
 

Betty Martinelli

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