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Solidarietà | 27 giugno 2024, 12:46

Atelier Nardos: il "filo" che unisce bellezza, sostenibilità e inclusione [GALLERIA FOTOGRAFICA]

Il progetto, cofinanziato dall'8x1000 e da un contributo della Fondazione CRT, si sviluppa nei locali del Santuario della Madonna del Portone

Marina Bergantin con Beppe Amico e don Simone Unere (ph. Merfephoto - Efrem Zanchettin)

Marina Bergantin con Beppe Amico e don Simone Unere (ph. Merfephoto - Efrem Zanchettin)

Nel cuore di Asti, nei locali del Santuario della Madonna del Portone, ha preso vita un progetto che intreccia artigianato, solidarietà e rispetto per l'ambiente. E' stato battezzato "Atelier Nardos", ispirandosi all'olio utilizzato dalla sorella di Lazzaro resuscitato per massaggiare i piedi a Gesù, ed è un laboratorio di sartoria liturgica che si pone un obiettivo solidale molto meritorio ed ambizioso.

L'idea, nata anni fa, ha trovato la sua scintilla decisiva durante la visita di Papa Francesco ad Asti nel novembre 2022. In quell'occasione, Marina Bergantin, sarta del laboratorio, realizzò il piviale indossato dal Pontefice in Cattedrale. Il successo di quel paramento spinse l'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Vaticano a commissionarne un altro, dando così il via ufficiale all'attività dell'atelier.

Don Simone Unere, responsabile del Santuario e tra i promotori dell'iniziativa, spiega: "L'atelier è nato per rispondere a un bando della Fondazione CRT (che ha contribuito donando 10.000 euro, mentre altri 15.000 sono stati ricavato dall'8x1000 alla Chiesa Cattolica, ndr.). Il bando prevedeva anche l'avvio di un progetto di natura sociale, così abbiamo immaginato questo laboratorio di sartoria liturgica. Abbiamo contattato Beppe Amico, direttore della Caritas, e insieme abbiamo sviluppato il progetto".

L'Atelier Nardos si distingue per la produzione di vesti liturgiche esclusive come casule, piviali, camici e stole, tutte realizzate interamente a mano. Ma ciò che rende davvero unico questo progetto è l'attenzione alla sostenibilità e all'etica. "L'industria tessile è tra le più inquinanti al mondo - sottolinea don Unere - ma il nostro atelier vuole dare un segno diverso, utilizzando tessuti provenienti da filiere trasparenti e certificate".

Come accennato, il nome "Nardos" si ispira alla sorella di Lazzaro che cosparse di oli preziosi i piedi di Gesù, un gesto che simboleggia la dedizione e la cura nel servizio liturgico. Beppe Amico, direttore della Caritas, aggiunge: "Abbiamo colto l'importanza del nardo anche in contrasto all'odore di morte di Lazzaro, poi resuscitato. Tra i tanti significati, c'è la contrapposizione tra diritti riconosciuti e violati. Il diritto al lavoro è uno di quelli cui abbiamo cercato di dare forma".

Infatti, accanto all'atelier sono nati laboratori sociali complementari, pensati come luoghi di incontro e aggregazione. "Il 23,1% di chi si è rivolto alla Caritas ha lamentato bisogno di lavoro - rivela Amico - Questi laboratori offrono un'opportunità in più". Il direttore della Caritas si è poi soffermato, a titolo d'esempio sull'importanza di questi spazi di integrazione, accennando la storia di una donna che,  dopo aver perso tutto a seguito di una diagnosi di malattia psichiatrica, ha trovato nei laboratori una "importante boccata d'ossigeno. E' tornata a sentirsi utile e apprezzata".

Pertanto il progetto riveste un'importanza sociale per la comunità che ovviamente non è sfuggita  monsignor Marco Prastaro, vescovo di Astim che ha esteso il ragionamento agli spazi ristrutturati del Santuario: "Qui vorremmo confezionare dei cuori cristiani, così come l'atelier confeziona paramenti, ospitando iniziative di vario genere. Con l'inizio di settembre-ottobre sarà disponibile un calendario meglio definito delle iniziative in programma nella struttura, che può ospitare fino a 60 persone". 

Ristrutturati i locali, restano però da acquistare gli arredi e a tale riguardo don Unere ha annunciato l'avvio di una campagna di raccolta fondi finalizzata per l'appunto a racimolare il denaro necessario per arredare gli ambienti, in effetti al momento piuttosto spogli.

Gabriele Massaro

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