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Attualità | 25 giugno 2024, 11:23

"La persona è ciò che si sente di essere: la non binarietà non è una moda. La cultura è la prevenzione più importante che esista" [FOTO E VIDEO]

Alla Casa del Popolo si è parlato di identità di genere e adolescenza, nell'evento collaterale del Pride organizzato dal nostro giornale, media partner dell'edizione 2024

Alcune immagini dell'incontro (Merphefoto)

Alcune immagini dell'incontro (Merphefoto)

Un incontro articolato e decisamente interessante quello che si è tenuto ieri alla Casa del Popolo, organizzato dal nostro giornale in avvicinamento ad Asti pride.

Il confronto  "Queer e ora - il tempo delle identità" ha analizzato il tema delle identità di genere da varie angolazioni, mettendo in luce le sfide che si presentano nei contesti educativi, sociali e familiari. Al centro le difficoltà affrontate dai giovani, del ruolo cruciale delle famiglie nel supporto ai figli e dell'importanza della scuola nel creare un ambiente inclusivo e di sostegno.

I relatori, moderati dal nostro giornalista Alessandro Franco,  Carlo Bavastro, docente e referente per l'inclusione dell'IIS "Alfieri" di Asti; Isa Aimasso, rappresentante di Agedo Asti-Alba-Alessandria ed Emanuela Serafino, psicologa psicoterapeuta e referente per lo sportello e la formazione dell'associazione LGBTQI+ Tessere Le Identità, hanno tracciato con grande professionalità ed esperienza, un quadro completo.

"L'identità di genere è una grande sfida - ha spiegato la psicologa Emanuela Serafino, portando diversi esempi - e il binarismo non è solo un concetto. Forse dovremmo incominciare a pensare, appunto, che cosa vuol dire non binarietà,  cioè non maschio, non femmina, ma un genere che è quello percepito dalla persona e nella quale la persona si percepisce che può essere molto particolare. La persona è ciò che sente di essere.   Vi porto solo una piccola esperienza pratica  che io ho fatto come psicologa nella associazione Tessera dell'Identità  che abbiamo fatto il Pride, in Alessandria dove siamo stati, in gruppo, invitati a fare un lavoro con gli insegnanti. Quindi allo sportello è arrivata una richiesta degli insegnanti che volevano capire come affrontare il discorso dell'equilibrio Alias. Quindi una grossa evoluzione dal punto di vista normativo, culturale, istituzionale.  la cultura è la prevenzione primaria più importante che esista, che dobbiamo muovere cercando di promuovere una cultura dell'ascolto, dell'inclusione".

Cosa vuol dire essere un genitore di un ragazzo a disagio per l'incertezza di genere? Lo ha affrontato Isa Aimasso di Agedo che ha  36 sedi su tutto il territorio nazionale e sul territorio di Asti e di Alessandria  collabora con diverse associazioni.  "Innanzitutto sicuramente c'è ancora una non conoscenza dell'argomento da parte di molta gente e quindi anche i genitori nel momento del coming-out  potrebbero trovarsi in difficoltà su come affrontare  questo percorso del figlio, che poi non è solo del figlio alla fine,  perché è un percorso di famiglia, perché è difficile poi estrapolare una persona al di fuori della famiglia. Abbiamo notato che nelle generazioni più giovani  c'è una preparazione maggiore sul tema, fortunatamente,  ma questo non è sufficiente per accogliere poi nella maniera migliore o sostenere questo figlio nella società, perché in questo momento un ragazzo o una ragazza  che decida tra virgolette, perché non è una decisione, non è una scelta, ma è una necessità, di cominciare un percorso di affermazione di genere ha purtroppo parecchie difficoltà,  nel senso che ci sono dei centri su tutto il territorio nazionale che si occupano appunto di accogliere queste persone, quindi si va dai incontri con i psicologi, poi con gli endocrinologi,  eventuali terapie ormonali, fino ad arrivare ad una relazione finale che viene data appunto da questi professionisti  per poter procedere a un percorso legale e al cambiamento di nome e di genere sui documenti".

Le famiglie devono sostenere i ragazzi ma poiché le liste sono lunghe a volte ci si rivolge a professionisti privati che magari non tutti possono permettersi.

Di carriera alias ha parlato il professor Bavastro ricordando che l'Alfieri è stato il primo istituto in provincia di Asti ad approvarla

"Non si tratta certo di una 'moda', non è che una volta non ci fosse la disforia di genere o tutti si percepissero in linea con il proprio sesso biologico, semplicemente la cultura non era quella di oggi.  Di passi dobbiamo farne ancora tantissimi però questo è un piccolo tassello, quindi un anno e mezzo fa circa all'Alfieri è stata organizzata questa formazione che ha toccato il tema dell'identità di genere ed era una formazione rivolta ai docenti, rivolta agli allievi e rivolta alle famiglie,  quindi tutti sono stati chiamati in causa e devo dire che a livello di impatto il risultato, a mio avviso,  più importante lo abbiamo avuto quando le famiglie hanno commentato come avevano vissuto questa formazione, perché molte famiglie hanno messo in evidenza come finalmente potessero avere dei parametri  per comprendere di più un disagio dei loro figli, delle loro figlie che prima non era compreso.  Da questa approvazione poi è arrivata appunto la proposta di darci un regolamento a riguardo della carriera alias".

Gli interessanti argomenti sono stati sviluppati in modo articolato e l'incontro è stato introdotto da Paolo Magari di Asti Pride.

QUI IL VIDEO INTEGRALE DELLA DIRETTA

Betty Martinelli

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