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Cultura e tempo libero | 24 marzo 2024, 09:52

Candeleresi: "AstiMusica avrà il suo restyling e sarà più attrattiva per i grandi artisti. Piazza Alfieri sarà una grande sfida, a volte non ci dormo la notte"

Si prospetta una stagione festivaliera estiva dai nomi importanti. Mr Rain, De Gregori, ma anche Asti Lirica con la "Vedova Allegra" . Nel "mirino" un giovane rapper famoso e un altro "big" della canzone

Paride Candelaresi ritratto da Efrem Zachettin

Paride Candelaresi ritratto da Efrem Zachettin

Si comincia già a parlare di AstiMusica, rassegna che occuperà la seconda decade di luglio  e che quest'anno avrà un deciso cambio di passo. Ma non solo: all'orizzonte si profila Asti Teatro, Asti Lirica - con importanti novità -  e Asti Jazz. Ne abbiamo parlato con l'assessore alla cultura, Paride Candelaresi.

Assessore Candelaresi, AstiMusica scalda i motori. Sul piatto già due nomi importanti e un cambio di location. La rassegna effettua un restyling radicale: che manifestazione sarà quella 2024?

AstiMusica comincia quest’anno a giocare una grande partita e lo dimostra lo spostamento della manifestazione in Piazza Alfieri. I primi due nomi confermati sono Mr Rain il 15 luglio e Francesco De Gregori il giorno successivo. L’assessorato alla Cultura lavora da mesi su questo progetto e le preoccupazioni sono tante, certo, ma l’entusiasmo ci aiuta ad andare avanti con passione e sguardo scientifico. 

AstiMusica è una manifestazione nata alla fine degli anni Novanta quando l’industria della musica era molto diversa: all’epoca si vendevano molti dischi e i tour promozionali erano funzionali a questo aspetto, cioè a farli vendere. Oggi è diverso, tutta la musica si ascolta gratis, su piattaforme come Spotify, Youtube e addirittura attraverso le storie dei social network. Insomma, c’è musica dappertutto ma nessuno la paga. Oggi i cantanti, o meglio le agenzie che li seguono, cercano di colmare questo gap alzando i cachet degli artisti. Questo rende meno facili le cose alle amministrazioni comunali che vogliono investire così come ai privati. 

Restyling? Sì, è necessario provarci. Ci siamo messi in ascolto e captato i suggerimenti di addetti ai lavori e, soprattutto, dei cittadini. Abbiamo capito che si preferisce un cartellone più snello, con meno nomi, ma di grande qualità. Spostarci su una piazza grande ci rende appetibili agli occhi delle grandi agenzie. Vi faccio un esempio: se un artista è abituato a fare le arene o i palazzetti, è praticamente impossibile che accetti di venire in una piazza da 2000 persone. Proporre uno spazio da 8 o 10 mila, invece, ci rende immediatamente più attrattivi.

Il suo progetto è quello di creare una stagione estiva festivaliera a 360 gradi, che contenga generi diversi, dal teatro, al jazz alla lirica. Come sarà il programma di quest'anno? E su AstiMusica: da una parte il ritorno di un gigante della canzone italiana, che era già stato ospite della rassegna nel 2001, dall'altra un idolo delle nuove generazioni. A quale platea si rivolgerà la manifestazione?

Come lo scorso anno l’idea è sempre quella di un contenitore ideale che riunisca più generi e dia la possibilità ai tutti i cittadini di vivere con gusto una serata felice. Già la scelta di due nomi molto amati e seguiti come De Gregori e Mr Rain va in questa direzione: coprire differenti segmenti di pubblico e non lasciare nessuno escluso, ma sempre nell’ottica della credibilità artistica.

 Mi spiego meglio, AstiMusica non è mai stato un festival rivolto a un solo genere e che escludesse una particolare platea, ma è il festival degli astigiani e deve continuare ad esserlo. Al contempo deve provare a rialzare la testa e attrarre pubblico nuovo. Siamo in dirittura d’arrivo per chiudere con un terzo nome, un esponente giovane ma molto forte del rap italiano e poi un altro grande big della canzone. Per ora, però, incrociamo le dita! Una mia grande aspirazione per il futuro sarebbe poi una serata con un qualche artista partenopeo di grande tendenza (ce ne sono molti e sempre più bravi) o una serata elegante di musica elettronica. Per ora sono solo sogni nel cassetto, ma negli anni a venire chissà, mai dire mai! Vedremo cosa succederà anno dopo anno. 

Lo stesso schema di pensiero sulla pluralità di sguardi musicali e sensibilità, sarà applicato ad AstiLirica e ad AstiJazz. L’anno scorso, imparare a calare nella realtà un palinsesto sempre più ricco, ci è servito per capire quali date funzionano meglio di altre, quali week-end evitare (questa estate anche le partite di calcio hanno giocato un ruolo fondamentale nel grande sudoku di questa programmazione), cosa si può fare meglio e cosa no: tutto è parametro e ci offre, stagione dopo stagione, nuovi criteri di ragionamento.

 Ad esempio, a luglio porteremo in scena “La vedova allegra”, seguendo così il trend della grande riscoperta dell’operetta che tanto piace al pubblico, ma rappresenteremo all’aperto, sotto le stelle, anche un’opera lirica minore di Puccini, nell’anno del suo centenario. Insomma, non dormiamo la notte ma ci crediamo. D’altra parte, la fortuna aiuta gli audaci (spero!).

Piazza Alfieri sarà una sfida sotto tanti punti di vista, economico e di affluenza di pubblico. Le tremano un po' le vene ai polsi? E soprattutto, se mi concede di chiudere con un po' di malignità, colmeremo quella sorta di malcelato complesso di inferiorità con Alba tante volte sbandierato sui giornali gli anni scorsi?

Come le dicevo prima, non solo mi tremano le vene ai polsi, ma spesso non dormo la notte per pensare a ogni possibile effetto collaterale. Questo accade anche perché Asti, che è il luogo che amo più di ogni altro, è una città pronta a santificarti quando tutto va bene, ma implacabile nel massacrarti al primo passo falso. Se fai 10 cose e 9 ti vengono bene e una solo così così, la gente si ricorderà, ovviamente, solo di quella. D’altra parte è giusto che sia così, un amministratore pubblico non può de-responsabilizzarsi e non dare conto al cittadino di quel che accade: è nella natura delle cose e ed è giusto che l’amministrazione si rimetta al giudizio della città con spirito di servizio. Anzi, le critiche fanno bene e aiutano a crescere. Io spesso mi metto in ascolto e rifletto, poi incontro tanta gente per strada che mi dice: “vai avanti così, ce la stai mettendo tutta ed è quello che conta”. Sulla questione con Alba direi che non c’è, perlomeno da parte mia, nessun malcelato complesso di inferiorità. 

Anzi, vuole che le dica la verità? Mi pare che abbiamo addirittura assunto una consapevolezza che ci fa spesso sentire superiori su molte partite che giochiamo. Obiettivamente, quale altra città della nostra grandezza in Piemonte può vantare una stagione estiva come la nostra? O una stagione teatrale come quella invernale, che quest’anno ha avuto numeri mai visti prima e una critica autorevolissima dalla nostra parte? E devono ancora arrivare Arturo Brachetti a teatro per 3 giorni, lo spettacolo con Irene Grandi a maggio e Paolo Hendel il prossimo 3 aprile con lo spettacolo “Niente panico!”. E poi abbiamo appena ospitato con grande successo Chiara Francini e Fabio Concato. 

A volte mi chiedo: taluni sostengono che ad Asti non si faccia mai niente. Ma lo aprono il giornale? Una consolazione però c’è: molti colleghi di Alba mi dicono che è così anche da loro, insomma, mal comune mezzo gaudio. Forse è una mentalità un po’ tutta italiana quella di pensare che l’erba del vicino è sempre la più verde. Noi con i colleghi albesi abbiamo tutto il desiderio di continuare a lavorare, ma con la consapevolezza della nostra identità e della nostra forza. Quando vengo invitato ad eventi in altre città, spesso mi viene detto: ah, tu sei quello di Asti, l’assessore! Io orgogliosamente rispondo: sì, esatto, io sono quello di Asti.

Alessandro Franco

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