L’industria vinicola italiana si trova di fronte a una sfida senza precedenti a seguito della proposta avanzata dall’Avvr (Associazione dei viticoltori e produttori di vini russi) al governo del neo rieletto presidente Vladimir Putin di incrementare fino al 200%, dal 20% attuale, i dazi sui vini importati da Paesi membri della NATO.
L’ipotesi di una imminente approvazione della richiesta ha suscitato grande allarme tra i viticoltori italiani, in particolare tra le aziende produttrici dell’Asti Docg e di altri spumanti, inclusi quelli a basso contenuto alcolico, per i quali il mercato sovietico rappresenta un considerevole 20% delle esportazioni.
La mossa russa, di chiaro stampo protezionista e naturalmente correlata alle tensioni geopolitiche tra Russia e Cancellerie occidentali, segue quella Commissione europea che proprio oggi ha presentato un provvedimento finalizzato ad aumentare i dazi su cereali e semi oleosi provenienti da Russia e Bielorussia, con l’obiettivo di proteggere il mercato europeo e stabilizzare i prezzi.
Con le importazioni di grano dalla Russia in aumento e i prezzi in calo, l’UE ha stabilito un dazio di 95 euro per tonnellata, che rappresenta il 40-50% del prezzo.