Una ulteriore ed autorevole riprova della fondatezza dell’affermazione espressa in un’iconica sequenza del morettiano “Palombella rossa”, ovvero che “Le parole sono importanti”, giunge dal Dicastero per la Dottrina della Fede (ovvero l’ex Sant’Uffizio).
Che nella nota 'Gestis verbisque', approvata all’unanimità e che ha ricevuto anche il beneplacito di Papa Francesco, richiama l’attenzione sulla validità dei Sacramenti, in particolare del Battesimo e della Cresima, rimarcando con fermezza la necessità di rispettare la materia attenendosi rigorosamente alle formule espresse dalla Chiesa per la loro celebrazione.
Nella Nota il cardinal Victor Fernandez, prefetto del Dicastero, sottolinea la preoccupazione, espressa da cardinali e vescovi nell’ambito dell’Assemblea Plenaria del gennaio 2022, in merito al moltiplicarsi di situazioni in cui il Vaticano ha dovuto constatare l’invalidità dei Sacramenti a causa di gravi modifiche alla materia o alla forma.
Il documento cita alcuni esempi concreti di formule errate usate per il Battesimo, come “Io ti battezzo nel nome del Creatore…” o “A nome del papà e della mamma… noi ti battezziamo”, che rendono nulla la celebrazione e comportano la necessità di rintracciare le persone coinvolte per ripetere il rito. Una spiacevole condizione in cui si sono ritrovati anche alcuni sacerdoti battezzati con formule affini, che hanno scoperto l’invalidità dei sacramenti celebrati e in ultimo della loro stessa ordinazione.
La Chiesa, precisa la nota, concede ai sacerdoti ambi margini di creatività in altri ambiti dell’azione pastorale, ma ritiene la modifica dei testi Sacramentali una “volontà manipolatrice” sulla quale non è possibile transigere perché “provoca un gravoso danno al Popolo fedele di Dio”.
Pertanto monsignor Fernandez invita i sacerdoti ad agire affinché i fedeli possano avvicinarsi ai Sacramenti, ma prestando “particolare cura” nella loro corretta amministrazione, ‘facendone dono’ come disposto dalla Chiesa.
La Nota Vaticana mette anche in guardia dal considerare la questione “meramente tecnica o rigoristica”, evidenziando che il richiamo è volto a “esprimere la priorità dell’agire di Dio e salvaguardare l’unità del Corpo di Cristo che è la Chiesa nei suoi gesti più sacri”.
Il documento fa riferimento anche al caso che ha visto protagonista padre Andreas Arango, sacerdote di Phoenix (Arizona) successivamente dimessosi dall’incarico, che nel 2021 ha scoperto di aver sbagliato a pronunciare la formula battesimale per ben 26 anni, inficiando così la somministrazione del primo sacramento a qualche migliaio di persone ‘costrette’ a rifare tutto da capo.
Chissà che, per tornare a Nanni Moretti citato ad inizio articolo, la Nota della Santa Sede non gli fornisca l'ispirazione per una nuova ‘incursione’ nel Sacro dopo il tormentato don Giulio di “La messa è finita” e il bizzarro Papa Melville di “Habes Papam”.