La notizia in pochi minuti ha fatto il giro d'Italia e del mondo. Nella prima mattina di oggi, sabato 3 febbraio, è morto Vittorio Emanuele di Savoia, figlio di Umberto II, l'ultimo re d'Italia, e di Maria José. Avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni, il 12 febbraio.
Il decesso è avvenuto a Ginevra. L'annuncio è stato dato con una nota della 'Real Casa di Savoia', senza specificare luogo e data dei funerali.
Dopo aver lasciato con la famiglia l'Italia nel 1946, a seguito del referendum tra monarchia e repubblica che segnò ufficialmente la fine del regno dei Savoia, Vittorio Emanuele ha vissuto in Svizzera, a Ginevra, fino al 2002, quando venne abolita la norma costituzionale che obbligava gli eredi maschi di casa Savoia all'esilio.
NEL 2002 CONDANNO' LE LEGGI RAZZIALI
Nel 2002, con un comunicato emesso da Ginevra, prese ufficialmente le distanze dalle leggi razziali, per la prima volta nella storia della casata e nello stesso anno furono pubblicate dichiarazioni in cui accettava la fine della monarchia, tanto che poi insieme al figlio Emanuele Filiberto giurò per iscritto e senza condizioni fedeltà alla Costituzione e al presidente della Repubblica, rinunciando in tal modo esplicitamente a qualunque pretesa dinastica sullo Stato italiano.
LA RICHIESTA DI MAXI RISARCIMENTO
Nel novembre del 2007, però, ha richiesto allo Stato italiano 260 milioni di euro come risarcimento per l'esilio, oltre alla restituzione dei beni privati confiscati dallo Stato nel 1948, sulla scorta di quanto avvenuto per altri membri di famiglie reali europee costrette all'esilio. Tale richiesta contraddice ciò che Vittorio Emanuele dichiarò con una lettera, alla Camera l'8 luglio 2002.
Nel gennaio/febbraio del 2022, ha deciso insieme alle sorelle e al figlio di chiamare in causa lo stato italiano per la restituzione dei gioielli di famiglia Savoia custoditi dalla Banca d'Italia.
Nella sua esistenza, anche un episodio giudiziario molto controverso. Negli anni settanta venne indagato, sia dal giudice istruttore Carlo Mastelloni della pretura di Venezia, sia dal giudice istruttore Carlo Palermo della pretura di Trento, per traffico internazionale di armi verso alcuni paesi mediorientali posti sotto embargo. Il caso venne successivamente trasferito alla pretura di Roma, indagine che fu poi archiviata. Vittorio Emanuele era intermediario d'affari per conto della Agusta e, grazie all'amicizia con lo Scià di Persia Reza Pahlavi, proprio in quegli anni concludeva compravendite di elicotteri tra l'Italia, l'Iran e altri paesi arabi.
LA SPARATORIA AL LARGO DELL'ISOLA DI CAVALLO
Ben più scalpore destò quanto avvenne il 18 agosto 1978 sull'isola di Cavallo, in Corsica, quando fu coinvolto in una sparatoria a seguito del furto di un gommone. Vittorio Emanuele sparò due colpi di carabina. L'ipotesi d'accusa, sulla base della quale fu in seguito arrestato, fu che uno dei proiettili avesse colpito la coscia dello studente tedesco di 19 anni Dirk Geerd Hamer, figlio di Ryke Geerd Hamer, che stava dormendo in una barca vicina, che morì nel dicembre dello stesso anno dopo una lunga agonia.
Di ciò, però, non vi fu prova e Vittorio Emanuele nel novembre del 1991 fu prosciolto dalla Camera d'accusa parigina dall'accusa di omicidio volontario e condannato a 6 mesi con la condizionale per porto abusivo d'arma da fuoco.
TOTO' SCHILLACI, EMANUELE FILIBERTO E L'AMORE PER LA JUVE
Nell'estate del 1990, dopo i Mondiali di calcio, fecero il giro del mondo le sue foto con Totò Schillaci, protagonista delle Notti Magiche, che incontrò in Corsica alcune settimane dopo la fine dell'avventura iridata.
Il calcio è da sempre la grande passione del figlio Emanuele Filiberto, che il pubblico italiano imparò a conoscere trent'anni fa, quando fu tra i primi ospiti della fortunata trasmissione televisiva 'Quelli che il calcio' ideata e condotta da Fabio Fazio, in cui l'allora rampollo di casa Savoia manifestò a tutti il suo grande amore per la Juventus e i colori bianconeri.