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Agricoltura | 01 febbraio 2024, 12:17

Oltre 1000 maglie Coldiretti oggi in place du Luxembourg di fronte al Parlamento Europeo

Nutrita rappresentanza di Coldiretti Asti a Bruxelles al seguito del Presidente Monica Monticone e del Direttore Diego Furia per far fronte alle richieste degli agricoltori

Oltre 1000 maglie Coldiretti oggi in place du Luxembourg di fronte al Parlamento Europeo

“Stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue, che non rispettano i nostri stessi standard. Non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole. Cancellazione dell’obbligo a mantenere incolte quote di terreni agricoli”.

E’ quanto chiede Coldiretti a Bruxelles, oggi, in occasione della prima mobilitazione con gli agricoltori di tutta Europa, uniti di fronte al Parlamento Europeo, dove è previsto il Vertice straordinario dell’Ue, con la presenza del premier Giorgia Meloni.

Sugli accordi commerciali, Coldiretti richiede che venga garantito il principio di reciprocità e, in tale ottica, è positivo l’annuncio della Commissione Ue nel rimarcare che “non sono soddisfatte le condizioni” per raggiungere un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur (Mercato Comune dell’America Meridionale a cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay). Una constatazione che segue la denuncia della Coldiretti Italia e della Fnsea Francia sulla concorrenza sleale provocata da molti Paesi sudamericani, inadempienti sul piano della sostenibilità delle produzioni agroalimentari, con rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sfruttamento del lavoro minorile, così come evidenziato dallo stesso dipartimento del lavoro statunitense.

Coldiretti torna a chiede di investire sulla sovranità e sulla sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica Agricola Comune, dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’UE davanti al blocco del commercio mondiale, alla quale si aggiungono le difficoltà del sistema produttivo sconvolto dalla violenza dei cambiamenti climatici, rispetto ai quali servono investimenti adeguati nella difesa attiva e passiva delle produzioni agricole.

“Occorre aumentare gli investimenti in agricoltura garantendo più sostegni ai giovani per il ricambio generazionale”, commenta il Presidente Coldiretti Asti Monica Monticone da place du Luxembourg. “Senza ragazze e ragazzi in agricoltura, l’Europa sarà più fragile e dipendente dalle dai mercati esteri”.

“Inoltre” prosegue la Monticone, “va cancellato l’obbligo imposto dalla PAC di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi: non ha senso impedire agli agricoltori di coltivare quote dei loro terreni, per poi costringerli ad importare. In occasione della crisi ucraina avevamo ottenuto una deroga a tale obbligo, ed ora, la nuova bozza di deroga che la Commissione sta proponendo va corretta perché contiene troppi vincoli. L’obbligo va eliminato definitivamente”.

“L’Europa deve sostenere anche gli accordi di filiera per costruire mercati più equi, con una più giusta distribuzione del valore e più trasparenza per i consumatori” aggiunge il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia, “La nuova PAC dovrà incentivare questo modello che rafforza i rapporti tra produzione, trasformazione e commercializzazione, anche per contrastare le pratiche sleali. Al Presidente Meloni chiediamo di continuare a tutelare gli agricoltori italiani portando in Europa le loro istanze”.

“Serve un cambio di passo rispetto al recente passato” concludono Monticone e Furia. “Le politiche ideologiche hanno penalizzato gli agricoltori, mettendo a rischio tante filiere anche nel nostro Paese. L’Europa deve investire nella propria autosufficienza alimentare, respingendo modelli omologanti, come quelli del cibo artificiale, e riconoscendo il ruolo di presidio dell’ambiente che le imprese agricole svolgono ogni giorno. La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera decisa e puntuale con proposte costruttive per garantire il futuro degli agricoltori e dell’agricoltura italiana”.

Numerosi gli striscioni e i cartelli che riprendono a caratteri cubitali la protesta: “Stop alle follie dell’Europa”, “Basta terreni incolti!”, “Scendete dal pero”, “Stop import sleale”, “Prezzi giusti per gli agricoltori”, “No Farmers no Food”, “Cibo sintetico, i cittadini europei non sono cavie”, “Mungiamo le mucche non gli allevatori”. 

Questa, “non è l’Europa che vogliamo” si legge nei documenti di mobilitazione in mano al Presidente della Coldiretti Ettore Prandini accanto al tavolo allestito per far vedere le follie dell’Europa a tavola.

“A rischio è una filiera nazionale che vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori impegnati in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio” ricorda il Presidente Coldiretti Asti Monica Monticone. “Una rete diffusa lungo tutto il territorio che, quotidianamente, rifornisce i consumatori italiani ai quali i prodotti alimentari mai sono mancati nonostante pandemia e guerre”.

Le esportazioni agroalimentari Made in Italy, nel 2023, hanno raggiunto il record di 64 miliardi di euro, con un balzo del 6% (proiezioni Coldiretti sui dati Istat). Il Bel Paese è infatti il primo produttore Ue di riso, grano duro e di molte verdure e ortaggi tipici della Dieta Mediterranea come: pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. Anche la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

I cibi e le bevande straniere risultano fuori (oltre 10 volte) dalle soglie di sicurezza garantite dal Made in Italy, riportando residui chimici irregolari sui prodotti agroalimentari oltre i limiti di legge. Infatti, nei prodotti di importazione è stato rilevato il 6,4% di residui rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale (Rapporto pubblicato da Efsa nel 2023 relativo ai residui di pesticidi).

“L’agricoltura interessa più della metà della superficie nazionale; per difendere l’ambiente, dunque, l’Italia deve proteggere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile, con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne” aggiunge la Monticone.

“Non sono accettabili misure che mettano ulteriormente a rischio il patrimonio di biodiversità italiano, in parte già provato dalla cementificazione e dell’abbandono (riduzione di un terzo dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo, corrispondente ad un residuo coltivato di appena 12,8 milioni di ettari), con conseguenze anche in termini di tenuta idrogeologica del territorio, di deficit produttivo del Paese e di dipendenza agroalimentare dall’estero” chiosa il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia.

Redazione

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