Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale, un grido di allarme e dolore che arriva dal presidente dell'Ordine dei Medici, Claudio Lucia e dalla presidente delle professioni infermieristiche Stefania Calcari, ma anche da cittadini e utenti del Servizio sanitario che si dibattono tra liste di attesa e tempi lunghissimi, rinunciando, talvolta, alle cure.
Scrivono Lucia e Calcari: "L'importanza del delicato e insostituibile ruolo che i professionisti della salute rappresentano per il cittadino e per la società è innegabile. Professionisti che devono essere valorizzati e sostenuti per essere sempre più in grado di restare accanto al cittadino nei momenti di vero benessere".
Professionisti che, a detta dei due presidente, devono essere coinvolti nelle decisioni di politica sanitaria, "resi responsabili e visti come straordinaria opportunità di investimento per la crescita ed il benessere della società".
Una valorizzazione dei medici definiti eroi in tempi di pandemia ma che ora è evidente abbiano bisogno di valorizzazione di più punti di vista.
Ad appoggiare l'appello dei due professionisti anche Italia Viva di Asti con Angela Motta: La pandemia ha reso evidente come la vulnerabilità di un sistema sanitario possa avere profonde ripercussioni non solo sulla salute degli individui, ma anche sulla crescita economica e sociale", scrive Motta che sottolinea le pericolose diseguaglianze nell'accesso alle cure e la grave carenza di personale che tocca anche l'Astigiano.
" Il Sistema Sanitario Nazionale deve essere adeguatamente finanziato - rimarca Motta -. Per poter recuperare il deficit di cure è necessario un piano straordinario per le liste d’attesa grazie ad un incremento degli investimenti per le assunzioni di medici e infermieri che devono avere una remunerazione adeguata al carico di lavoro e soprattutto alle responsabilità, così da limitare il fenomeno dell’emigrazione di professionisti sanitari verso la sempre più presente sanità privata o verso l’estero".
Altro nodo cruciale è l'edilizia sanitaria, innovazione e ricerca e i pochi giovani che si laureano in Medicina.
"Per quanto riguarda il personale, conclude Motta, un dato significativo degli ultimi anni è il numero sempre più ridotto di giovani che si laureano nelle professioni sanitarie. Occorre invertire questa rotta ripensando le modalità di accesso alle Facoltà di Medicina e rendendo più attrattiva la professione sanitaria. L’iniziativa in difesa della Sanità pubblica deve essere una nostra priorità, come pure la difesa dei diritti dei cittadini e dei lavoratori sanitari per garantire un sistema sanitario più efficiente, resiliente ed inclusivo".