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Agricoltura | 16 luglio 2023, 15:15

IRRISOR Fiat, cercasi start up per la tecnologia del passato che risparmia l’acqua del futuro

Renzo Moretti, sperimentatore del Centro Ricerche Fiat, racconta la storia di un progetto nato da una crisi e con grandi potenzialità di diffusione

Mario Beccaria spiega il funzionamento dell'impianto IRRISOR alla Scuola di Cumiana

Mario Beccaria spiega il funzionamento dell'impianto IRRISOR alla Scuola di Cumiana

Siamo negli anni Settanta, quando la crisi del mercato automobilistico mette alla prova la tenuta delle industrie produttrici, prima fra tutte la Fiat. Succede che una rosa di ingegneri e tecnici, specializzata nei sistemi frenanti, entra a far parte dell’area Nuovi Prodotti del Centro Ricerche Fiat, concepito per sviluppare nuove tecnologie da proporre sul mercato al di fuori del settore automotive, come nell’agricoltura e nella produzione di energie rinnovabili. Progettare sistemi innovativi è il loro compito, farlo utilizzando l’esperienza acquisita nel settore automotive è l’auspicio.  

Guardando al settore agricolo, il Centro Ricerche si confronta con la Facoltà di Agraria di Torino. Da questo dialogo fecondo si comincia a ideare il progetto di un nuovo sistema di irrigazione a goccia, un sistema rivoluzionario, che risolva il problema dell’intasamento dei gocciolatori tradizionali, conseguenza dei passaggi interni stretti e a labirinto.

Nasce così IRRISOR acronimo di IRRIgazione a SORsi – un nome semplice per una tecnologia semplice, economica, sostenibile. Si tratta di un impianto d’irrigazione a sorsi, anziché a piccole gocce come quelli attualmente più diffusi, composto da tubi in polietilene e valvole (o erogatori) derivanti dalla stessa logica funzionale delle valvole di scarico rapido a passaggi grandi, presenti negli impianti frenanti pneumatici ad aria dei veicoli industriali.

È autopulente, quindi non necessita di filtri, e autonomo dal punto di vista energetico, perché funziona con la sola forza della pressione dell’acqua. Permette di risparmiare la risorsa più preziosa in un presente siccitoso, poiché lirrigazione è mirata e penetra più in profondità, e inoltre funziona anche in pendenza, come nei vigneti di Langa, Monferrato e Roero. È stato inizialmente commercializzato in Italia ma il brevetto è ormai scaduto da decenni. Perché non renderlo la carta vincente per ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura, in questa epoca di cambiamento climatico e scarsità d’acqua?

IRRISOR, ideazione e sperimentazione

Della sperimentazione di IRRISOR e delle sue potenzialità per preservare l’equilibrio ecologico del nostro territorio, ci parla Renzo Moretti, classe 1945, ex sperimentatore Fiat in Italia e in giro per il mondo. Oggi è in pensione e vive a Canelli.

M. Nel 1970 ero un giovanotto che andava a lavorare alla Fiat, nella zona di Mirafiori a Torino. Avevo iniziato come semplice impiegato ma, per le mie skill tecniche e personali, ero stato ritenuto adatto a lavorare nel reparto Freni, nel quale fui inserito. Laboratorio Prove e Sperimentazioni su autovetture e autocarri, per l’esattezza.

In quel periodo la Fiat entrò in forte crisi, in particolare il dipartimento in cui lavoravo, e avvenne poco dopo la nascita del sistema frenante Antiskid. Quella ricerca fu in un certo senso la rampa di lancio verso il Centro Ricerche, sezione Nuovi Prodotti extra automotive per fronteggiare la crisi. Con l’acuirsi della situazione, la Fiat, da società unica, fu divisa in diverse società per azioni: Fiat Auto, Fiat Trattori, Iveco, e infine il Centro Ricerche Fiat (CRF). Io fui destinato proprio a quest’ultimo, con un compito particolare. —

Moretti racconta che la Fiat aveva ricevuto un grosso finanziamento dallo Stato per potenziare la ricerca. Il fine era capire come utilizzare le tecnologie prodotte applicandole ad altri campi. In particolare, come riadattarle per rendere più sostenibili le attività agricole, e quindi produrre sistemi irriganti più efficienti.

M. — Cominciai a lavorare con altri tecnici per “fare irrigazione” in modo innovativo. In Italia, in quella fase, tutte le università del settore facevano ricerca per produrre sistemi irriganti che consumassero meno acqua. Bisognava progettare un impianto che permettesse di dare alla pianta la quantità di acqua giornaliera che le serviva, senza sprechi: una cosa che non si poteva fare con l’irrigazione a scorrimento, dove si finiva per avere un piccolo ruscello intorno alla pianta, distribuendo una quantità d’acqua superiore di 10 o 20 volte a quella necessaria.

Trovare un sistema per consumare esattamente solo la quantità d’acqua necessaria alla pianta per sopravvivere o crescere: questa fu la prima assunzione del gruppo di ricerca. La seconda assunzione fu che bisognava adattarlo alla tipologia di terreno: se argilloso le gocce creano una cavità alla base della pianta, facendola disperdere l’acqua facilmente, senza che venga assorbita, anche se ne abbiamo dati molti litri.

I maestri di questa tecnologia erano e sono ancora oggi gli Israeliani, che riescono a produrre nei terreni desertici una quantità notevoli di prodotti. È possibile perché somministrano solo l’acqua che le colture richiedono per vivere e lo fanno in maniera corretta, su tutta la superficie della pianta. Va detto però che i loro impianti necessitano di moltissimi filtri. —

A chi venne in mente lidea dei sorsi?

M. Lingegnere Maurizio Cattaneo, che faceva parte del gruppo di “esuli” al CRF, pensò a uninnovazione che distribuisse l’acqua, non gocciolando in un punto, ma a spruzzi tutt’intorno, in modo tale da riuscire a coprire una superficie maggiore, così da essere più utile alla pianta. Nottetempo (ride, nrd) fu costruito un “giocattolo” per simulare la stessa densità media di piante presente nelle aziende agricole italiana, ovvero 400 piante per ettaro. Incominciammo subito a costruire dei prototipi di quest’idea: si trattava di mandare l’acqua in un tubo nella quantità sufficiente a riempirlo, e poi di regolare l’alimentazione del liquido attraverso un orifizio che, per caduta, lo distribuiva a tutte le piante sottostanti.

Quanto nascono queste idee, in un’industria bisogna fare tante cose: i disegni, la scelta dei materiali, le certificazioni, i manuali. Nel nostro caso si doveva ottimizzare, utilizzando i materiali impiegati nell’automotive per l’applicazione in agricoltura. Trovammo così una ditta già fornitrice di Fiat, la Cavis di Felizzano, che produceva il tubo che ci serviva per lalimentazione. Si prevedeva di realizzare i vari componenti in plastica, così partimmo dal materiale base per il tubo – l’ABS, una termoplastica – per creare i disegni con le caratteristiche tecniche ed eseguire le prove di affidabilità. Arrivammo alla dimensione ideale di 11 mm di diametro.

Valvola erogatrice IRRISOR

L’altro componente essenziale dell’impianto era una grande valvola erogatrice iniziale, il cuore pulsante del sistema, che riceveva l’acqua sia in ingresso che al ritorno, e ci veniva fornita dalla Stars di Villastellone. Attivata dalla pressione dell’acqua iniziava a distribuire il liquido lungo il tubo, dilatandolo. A pressione esaurita l’acqua veniva scaricata dagli erogatori presenti in lunghezza, distribuendo l’acqua uniformemente sul terreno in piccole dosi, di circa 1 cmq. Questo poteva attuarsi in cicli potenzialmente infiniti di irrigazioni, senza bisogno di altra energia se non l’acqua e la pressione.

In poco tempo questa tecnologia prese piede e arrivammo a fare verifiche e sperimentazioni su scala industriale, dopo aver certificato ogni particolare del progetto. La novità era proprio la distribuzione dellacqua a sorsi, e non a goccia, lungo il percorso chiuso ad anello del tubo che costituiva limpianto. Al termine del ciclo, se ne attivava immediatamente un altro, con un nuovo spruzzo, come in uneconomia circolare regolare e continuativa. Se immaginiamo di irrigare così per 20 ore al giorno, la quantità di acqua che troveremo sotto la pianta sarà quella sufficiente a farla prosperare. —

Quando entrò in scena lei come sperimentatore? Che responsabilità aveva?

M. — Dopo qualche mese si cominciò a fare delle prove in ambito industriale, per verificare se l’impianto avesse le caratteristiche di accettabilità e resistenza per eseguire la sua funzione senza rotture o altre problematiche: qui intervenni direttamente io. Dovevo testare il funzionamento del sistema e verificarne l’efficienza nel tempo, in base alle condizioni climatiche e in relazione a tutte le variabili possibili.

In particolare, mi occupai delle varie tipologie di colture, della preparazione dei manuali tecnici di installazione, di analisi e risoluzione di problemi tecnici che potevano emergere, e dei costi di garanzia.

Partivo dal disegno, realizzavo il montaggio in laboratorio e poi andavo sul campo, con alcuni operai, per cercare la pianta adatta a dimostrare qualcosa e raccogliere dati. Quanta acqua è necessaria per una pianta di albicocche? Quanta acqua per un ettaro di coltura? E così via. Ad esempio, per un albicocco a Villastellone avevo stimato circa 7 litri di acqua al giorno. La prova standard avveniva con un’irrigazione di 10 ore: al termine si dava presumibilmente la quantità d’acqua adatta alla pianta X sul terreno Y.

I tempi di irrigazione si allungavano enormemente in questo modo, cosa che attirò molte critiche da parte di chi pensava che l’impianto fosse inutile, o che portasse ad uno spreco d’acqua maggiore. Ma l’eccitazione degli erogatori di sorsi d’acqua era tale per cui potevo irrigare con un motore da 2 CV un ettaro di terreno con 400 piante, distanti 5 metri luna dallaltra!

Insomma, andavo in giro per indagare sull’utilità di questa tecnologia, che andava testata in diverse zone geografiche. Facemmo prove nell’Astigiano, nella zona di Chieri, con piante da frutto molto diffuse. Bastava attivare la valvola iniziale e, nel tempo di qualche secondo, gli erogatori rilasciavano 400 sorsi dacqua a ritmo regolare, uno per pianta. Funzionava piuttosto bene, anche nei vigneti, che oggi si sta valutando di irrigare. Per le pendenze dei terreni gli impianti a goccia sono inservibili, l’IRRISOR invece si è dimostrato funzionante, in virtù della sua alimentazione con la sola pressione del liquido. —

Ing. Renzo Moretti

Ci furono realtà private o pubbliche interessate a sviluppare questa tecnologia?

M. — Abbiamo proposto molte volte alle università questo progetto, facendo una quantità enorme di sperimentazioni su diversi tipi di coltura, ma senza mai ottenere interesse.

Siamo andati a testarlo in Liguria, in Puglia, in Sicilia, poi in Marocco, in Egitto e in Somalia. In ogni luogo veniva scelta una pianta locale specifica: così siamo riusciti a raccogliere la messa a punto per quasi ogni tipo di terreno e di coltura, con le indicazioni duso. IRRISOR non può essere utilizzato sul prato, ad esempio, ma può impiegare le acque reflue e limacciose perché è autopulente e non necessita di filtri, grazie alla dimensione ampia del tubo e dei fori.

Nel frattempo, eseguivamo le prove di affidabilità su vasta scala – da 10 a 50 esemplari – per un’eccitazione di 10.000 sorsi al giorno. Quanto resisteva prima di rompersi? Stilammo in questo modo un elenco di risposte in relazione al tipo di acqua, al tipo di terreno, all’andamento della coltura.

Eravamo pronti per andare in produzione: i fornitori dei tubi e delle valvole erano predisposti per produrre e i risultati necessari erano stati ottenuti per ogni componente del sistema. Mancava qualcuno che si occupasse del marketing e si individuò l’azienda Del Taglia di Firenze, già molto conosciuta per l’irrigazione di qualsiasi genere, che divenne distributore ufficiale in Italia. Riuscì a vendere 100 impianti installati su una superficie pari a 500 ettari.

A quel punto, a crisi rientrata, la Fiat cambiò rotta per puntare sullo sviluppo dellABS auto in America. “Moretti, dalla ricerca sull’irrigazione passi al tuo ABS, che avevi lasciato qualche anno fa” e così fu. Andai anche in America e lì la nostra tecnologia fu venduta a un ingegnere americano che aveva visto le prove in Italia. L’impianto fu commercializzato con successo sul mercato americano e utilizzato per diversi tipi di colture. —

La Fiat se ne disinteressò completamente dunque? Come recuperare il frutto di quella ricerca?

M. La Fiat non ne volle più sapere, era orientata allo sviluppo di nuove tecnologie automotive, e così il brevetto sparì. In Italia non ne esiste più traccia. L’unica eccezione è un piccolo impianto dimostrativo, realizzato nel frutteto della Scuola dei Salesiani di Cumiana dal signor Mario Beccaria, con gli ultimi componenti originali rimasti dellepoca.

È una storia tutta da ridere perché questo materiale l’avevo nel mio garage a Mombaldone (di cui è originario, ndr) da cinquant’anni! Lo abbiamo provato e funzionava ancora regolarmente. Con Beccaria, mio collega al CRF, abbiamo deciso di provare a rimetterlo in piedi per mostrarne le grandi potenzialità, e così si è creata l’occasione di installare IRRISOR a Cumiana, nella scuola di origine agricola e sociale attiva dal 1930, che oggi ospita una scuola media. Un modo di suscitare interesse da parte delle aziende del settore. —

Possiamo dire AAA cercasi start-up?

M. Se qualche start-up o qualche nuova impresa volesse ri-brevettare il sistema IRRISOR e avesse intenzione di produrlo, sarebbe già tutto pronto. Invece di buttare via questo sapere, lo si può impiegare, con i dovuti correttivi, nel commercio – facendo anche del bene allambiente. È una tecnologia piatta, che si realizza con poca attrezzatura.

Spero che raccontarne la storia possa servire a colpire qualcuno in grado di sostenere limpresa di metterlo sul mercato. È un vero peccato perdere tutto questo lavoro. Sarebbe lunico tipo di impianto dirrigazione utilizzabile efficacemente nei vigneti, in pendenza e con un saliscendi: pensi all’impiego nel Monferrato e nelle Langhe! —

Visite all’impianto IRRISOR di Cumiana

Nello scenario attuale, dove la siccità non è più un’emergenza bensì un problema con il quale destreggiarsi ogni anno, l’irrigazione a sorsi può rivelarsi l’arma risolutiva per lenire questa situazione, facendo crescere contemporaneamente la sostenibilità economica e la consapevolezza ambientale. Guardando al fragile stato dei vigneti del nostro territorio, l’apporto idrico è risultato essere fondamentale per tutelare l’aspetto quantitativo della produzione: nel 2022 si è registrato infatti un calo dal 10% al 15% a causa della siccità nei vigneti delle Langhe. 

Frutteto didattico della Scuola Don Bosco

Per chi fosse interessato a vedere il sistema IRRISOR in funzione, è possibile prenotare una visita alla Scuola Don Bosco di Cumiana. Si può prendere appuntamento contattando il Preside o il Direttore dell’Istituto al numero 011 9070244.

Recentemente la Scuola di Cumiana ha inoltre pubblicato un video su YouTube, che spiega nel dettaglio il funzionamento dellIRRISOR. È possibile guardarlo a questo link o inquadrando con il proprio smartphone il QR code che accompagna l’articolo.

Valeria Guglielmi

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