Cultura e tempo libero - 10 luglio 2023, 12:00

L'ultima sera di Terre da Film: i corti premiati, poi arte e poesia per salutarsi

'Bell River', 'The silent echo', 'Il mare che muove le cose' e '68.415' premiati come migliori ambienti viventi di questa edizione

Poteva essere una domenica sera d’estate qualunque. Una sera afosa e sonnecchiante. E invece Terre da Film ha scombinato i piani di tutti, con una leggerezza giocosa che bilancia l’altissima qualità dei contenuti, con argomenti universali e urgenti rappresentati con una prospettiva laterale e generativa. È stata piena fino a tardi Piazza Cavour, fino alla fine, il momento dei saluti, impossibile andare via a metà della storia.

L’ultima serata del festival arriva con l’annuncio dei cortometraggi vincitori e la premiazione da parte delle giurie.

Il Premio della Giuria Critica – Aurora Faletti, Viviana Canale, Roggero Dedo Fossati – è andato a ‘Bell River’, produzione canadese con la regia di Guillaume Fournier, Samuel Matteau e Yannick Nolin. Ambientato in un villaggio in Louisiana che vive ai piedi di una diga poco sicura, racconta di un’emergenza alluvionale costante che non impedisce agli abitanti di vivere placidamente. Un ambiente vivente dove trovare un modo più equilibrato di coabitare, natura e uomo insieme.

La Menzione Speciale della Giuria Critica riconosce invece l’originalità de ‘Il mare che muove le cose’, regia di Lorenzo Marinelli per un corto italiano che gira intorno a Massimo, il proprietario di uno stabilimento balneare affetto da morbo di Parkinson. L'incontro con un ragazzo africano gli permetterà di reagire al dolore della malattia, e capirà che può ancora prendersi cura del prossimo. Un ambiente vivente è fatto di persone che interagiscono e collidono come atomi, avendo cura della parte si avrà cura del tutto.

Una coincidenza inattesa ha visto la Giuria Popolare e la neonata Giuria Studentesca concordi sull’assegnazione del primo e del secondo posto.

Si aggiudica i Premi ‘The silent echo’, corto indiano diretto da Suman Sen. In un remoto villaggio di montagna, quattro bambini trascorrono le giornate all'interno di un autobus abbandonato. Cantano le difficoltà della vita ad alta quota, la neve, le capre e non ci sono scuole. Il sogno di andare via, un giorno, li porterà in città per un concorso di band emergenti. Un ambiente vivente è il luogo in cui si nasce, di cui siamo impastati e irrimediabilmente condizionati. Un gap da colmare oppure una marcia in più.

Secondo posto invece per lo spiazzante 68.415, cortometraggio di Antonella Sabatino e Stefano Blasi. Un futuro eco-distopico ma prossimo, se non invertiremo la rotta, rimasto senza cibo e interamente invaso dalla plastica. Qui la Clinica Zigle sperimenta un rivoluzionario metodo di rieducazione alimentare. Giulia, la protagonista, è stata scelta come paziente ideale ma scoprirà presto la verità inimmaginabile che si cela sotto la clinica. Un ambiente vivente non può sopravvivere se una delle specie che lo abitano finisce per distruggerlo consapevolmente. “Dall’uomo viene, all’uomo ritorna”.

Il compito di chiudere il festival è spettato alla ‘Danza in 1 minuto’ di Coorpi, seguito dalla performance di live painting del collettivo artistico Pikitanka. Un momento intimo e poetico dove il suono delle parole declamate si è mischiato ai colori che correvano sulla tela.

E infine i ringraziamenti emozionati: a tutti gli artisti che hanno partecipato, ai volontari straordinari, alla crew che durante l’anno lavora per costruire il festival, alla giuria critica, alla giuria studentesca, al pubblico tutto, votante o distratto. Ognuno di questi non avrebbe potuto esistere senza gli altri, ognuno partecipe di un’esperienza estetica condivisa. Un senso di comunità nuovo, vero, si percepiva nei sorrisi, tra gli applausi, durante i saluti.

Bell’ambiente al Terre da Film Festival.

Ci rivediamo l’anno prossimo.