Curarsi spendendo quasi tutto uno stipendio o non curarsi, sperando che malattie e patologie varie non degenerino?
E’ un bivio vissuto da diversi cittadini piemontesi, impossibilitati ad accedere a visite di controllo. Il motivo? Nella sanità pubblica non c’è posto.
L’ultima segnalazione arriva da un torinese affetto da una malattia autoimmune, che necessita di effettuare due risonanze magnetiche, una al tronco encefalico e l’altra al cervello. Si attacca al centralino, prova a prenotare gli esami. Al Cup l’attesa è interminabile. Più volte è tentato di buttare giù la cornetta e riprovare, poi una risposta. Ma la doccia è gelata: “Non abbiamo posto, riprovi a chiamare tra qualche settimana”.
Il servizio sanitario regionale oggi non solo non risulta in grado di garantire due risonanze con contrasto, ma non è nemmeno in grado di dare al cittadino una tempistica certa. “Riprovi”.
La virata sul privato è naturale, perché motivata dall’esigenza di avere risposte celeri circa il proprio stato di salute. Peccato che una clinica privata in grado di eseguire quegli esami, piuttosto specifici e non erogabili da chiunque, chieda una cifra piuttosto esosa: 796 euro. Quasi 800. Poco meno di uno stipendio.
Da qui la scelta, sostenibile solo per chi non vive sotto la soglia di povertà: spendere 800 per monitorare lo sviluppo della malattia autoimmune o non fare nulla?