“Nonostante le continue rimostranze dei vicini di casa, gli interventi della Polizia, i sedativi che gli sono stati somministrati in ospedale e, in ultimo, il video in cui lo si vede smarrito in piazza Martiri, incurante delle macchine, mio fratello non ha piena consapevolezza dei suoi problemi psicologici e non ne vuole sapere di prendere le medicine prescritte dai medici o presentarsi agli incontri con gli assistenti sociali. Nonostante mille segnalazioni fatte, non possiamo fare assolutamente nulla per cambiare la situazione”.
IL PARADOSSO CHE TIENE IN SCACCO UN'INTERA FAMIGLIA
E’ il terribile paradosso, degno del “Comma 22” (romanzo di Joseph Heller, manifesto dell’antimilitarismo, successivamente trasposto in film, secondo cui “Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”), in cui da ormai molti anni si trova un’intera famiglia, quella dell’uomo divenuto (suo malgrado) protagonista sul web con il video in cui, per l’appunto, lo si vede lanciare un carrello della spesa ai margini della rotonda di piazza Martiri della Libertà.
Dopo aver pubblicato la sua lettera-sfogo (CLICCA QUI per rileggerla), abbiamo incontrato il fratello maggiore dell’uomo per approfondire la situazione e cercare di contribuire – naturalmente omettendo nomi e riferimenti troppo specifici, al fine di tutelare la privacy di tutte le persone coinvolte – ad una svolta risolutiva della vicenda.
LA DEPRESSIONE E L'ESPERIENZA LAVORATIVA ALL'ESTERO
Che, per essere compresa pienamente, deve necessariamente essere raccontata secondo una precisa cronologia: “Siamo una famiglia numerosa – ci ha spiegato – e mio fratello, che da bambino aveva risentito di un tracollo lavorativa di mio padre, ha iniziato ad avere problemi fin dal periodo antecedente la maturità”.
Situazione che, pur comportando dei rallentamenti sul piano di studi, non gli ha comunque impedito di conseguire il diploma e successivamente di trasferirsi all’estero per lavoro: “Purtroppo in quel periodo la situazione è andata via via peggiorando… a causa dei suoi atteggiamenti è finito anche in carcere e alla fine è stato espulso in quanto persona indesiderata”.
IL RITORNO IN ITALIA E L'AGGRAVARSI DEI PROBLEMI
Tornato in Italia, ha svolto qualche lavoretto saltuario e una decina di anni fa conosciuto una donna, residente in un’altra provincia, con la quale ha vissuto per un periodo e concepito una figlia che oggi vive con la madre e che potrebbe incontrare il padre esclusivamente in ambiente protetto.
Il condizionale è d’obbligo perché, appunto, la condizione imprescindibile per incontrare la ragazzina è che A., come lo chiameremo convenzionalmente, segua uno specifico ‘percorso’ con il personale dei Servizi Sociali preposti: “La dottoressa che lo ha in cura lo seguirebbe – ha aggiunto il fratello – se solo lui si presentasse agli appuntamenti. Invece va ad uno o due incontri, poi sparisce e li salta”.
LA MANCATA CONSAPEVOLEZZA DEI PROBLEMI PSICOLOGICI
“Non ritiene di avere atteggiamenti ‘strani’. Una delle ultime volte mi ha detto che lui è un manager, che non ha bisogno di nessun aiuto, quando in realtà tira avanti come può, raccattando vecchi oggetti nei bidoni dell’immondizia che poi cerca di rivendere al Balon (storico “Mercato delle pulci” torinese di Porta Palazzo, ndr.), dove spesso è stato visto”.
Il quadro non è più roseo guardando ai medicinali che gli sono stati prescritti per contenere le sue problematiche: “Gli ho comprato io stesso le medicine prescritte – ci ha detto il fratello – ma lui mi ha confermato che spesso non le prende, ritenendo di non averne alcun bisogno e noi non possiamo fare nulla di concreto, perché tutte le visite cui è stato sottoposto hanno rimarcato che non ci sono, almeno per il momento, le condizioni per un TSO (trattamento sanitario obbligatorio, richiesto da un medico, disposto dal sindaco e convalidato da un giudice, ndr.)”
L'AGGRESSIVITA'
La visita psichiatrica più recente risale alla fine di maggio, quando A. è stato portato dalle Forze dell’Ordine al Pronto Soccorso del Cardinal Massaia dopo che, nel cuore della notte, aveva iniziato a lanciare oggetti dalla finestra della sua abitazione. “Quando sono arrivato in ospedale l’ho trovato ammanettato e sedato perché, mi hanno spiegato i medici, sbraitava e sputava addosso a chiunque si avvicinasse”.
Atteggiamenti aggressivi purtroppo non inediti: “Poco meno di una decina di anni fa ha passato un periodo nel carcere di Alessandria perché, dopo che lo avevano fermato alla guida di un’auto mentre era completamente ubriaco, ha malmenato i carabinieri. Da allora è un continuo andirivieni di carabinieri, polizia e ambulanze chiamate dai vicini di casa”.
IL TIMORE DI UN CROLLO
“Naturalmente noi cinque fratelli continueremo a seguirlo – ha aggiunto – ma sinceramente la situazione va peggiorando e temo possa avere un ulteriore crollo morale. Inoltre non possiamo neppure chiedere gli venga assegnato un amministratore di sostegno perché, senza una chiara base medica, il giudice non valuterebbe neppure la domanda”.