/ Canelli

Canelli | 14 maggio 2023, 11:45

Innamorato, l’amor cortese new wave di Marco Drago

Un libro con dentro Frank Zappa, Diane Keaton, una birreria e un'ossessione

Innamorato, artwork di Gaetano Cappa

Innamorato, artwork di Gaetano Cappa

Da qualche mese potete avvistare nelle librerie di tutta Italia il fluttuare di cuori che abita la copertina del nuovo libro di Marco Drago, Innamorato, edito da Bollati Boringhieri.

Non lasciatevi ingannare: non troverete romanticheria alcuna, ma una fotografia lucida, disincantata, ironica, di grandi passioni adolescenziali e di una lei idealizzata, oltre misura e oltre il tempo fisico vissuto insieme. Abbiamo chiacchierato con l'autore per saperne di più.

Hai scritto la storia di un'ossessione moderata, che sembra innocua, autogenerante, e quasi compiaciuta, tutta ambientata nell’orizzonte curvo delle colline astigiane. Anche questa è per te una forma di ossessione?

Vivo a Milano ormai da 18 anni e Milano è una città inesorabilmente pianeggiante, mi manca molto il paesaggio e l’aria delle colline, mi mancano le giornate di vento, il cambiare dei colori con il trascorrere delle stagioni. Anche certe piccole abitudini e gli amici, ovvio, ma se dovessi dire che cosa mi manca di più delle mie colline è proprio il fatto di stare in collina, mi manca quella prospettiva lì. Come narratore, poi, appena posso ambiento le mie storie nei paesini del sud astigiano che conosco meglio. Ma sinceramente non so se farei cambio, a questo punto. Tornare a vivere a tempo pieno in cima a un “bricco” non mi sembra una prospettiva esaltante. Come spesso succede, le cose si apprezzano anche e soprattutto tenendosene lontani.

Sono d’accordo. Qui entra in azione anche il fattore nostalgia. Innamorato è infatti una sorta di diario di bordo sentimentale in Langa: c'è un po' di campagna e un po' di posa di città, al liceo. Se si è avuto il “privilegio” di essere adolescente in questa non-luogo che è la provincia, è difficile non riconoscersi in alcuni passaggi. Il paesino senza ricambio e senza ambizioni particolari, il treno (o la corriera) per andare a scuola, la distanza tra le tappe del tragitto verso la città, tutte le energie che si condensano nella finestra temporale della scuola, dove c’è lei, e si distendono poi nell'estate, eterna, delle vacanze. Quanto c'è di autobiografico?

Innamorato è un romanzo, con tutto quello che comporta: impossibile distinguere il vero dal falso. Ho cercato di ricordare com’era essere adolescente a Canelli, Asti e dintorni negli anni ‘80 e alla mia età non è facile. Gli anni sono passati, la memoria gioca strani scherzi, ho provato a essere il più sincero possibile e anche il più accurato possibile ma trattandosi di un libro fatto di memoria è fatalmente pieno di imprecisioni e di cose anche inventate di sana pianta o capite male, falsi ricordi, interpretazioni discutibili. Il grado di autobiografismo di un romanzo è sempre molto alto anche quando non sembra, un libro come Innamorato posso capire che possa apparire come un resoconto di vita vissuta al 100% ma non lo è affatto.

Innamorato parla di me e non lo sapevo. Parla di quel frammento di adolescente che non passa mai, che cova dentro ognuno. Cos'è l'adolescenza per te? Con i tanti riferimenti letterari e musicali delinei il paesaggio culturale di una generazione intera, ma cosa è rimasto immutato?

Non so niente degli adolescenti di oggi, quindi non saprei dire quanto si possano identificare nei protagonisti del mio libro. Ho voluto scrivere un romanzo sull’adolescenza perché, per quanto ormai mi stia avviando verso la terza età, sono ancora molto legato ad alcune persone che conosco fin da allora e ho ancora ben chiare in testa le dinamiche che creavano e dissolvevano i rapporti. A volte rivedo una persona dopo 30 anni e per magia la dinamica con quella persona si ripresenta uguale ad allora, il mio interlocutore può essere diventato anche un pezzo grosso della finanza, ma per me resta sempre quello che era a 15 anni, soprannome compreso. Sarò un immaturo, ma per me l’adolescenza non è un incubo dal quale sono contento di essere uscito vivo, per me è ancora il periodo più spensierato e magico della mia vita.

Marco Drago / ph. Giovanni Giovannetti

 

Nella tua vita la scrittura e la radio. Dove finisce una e dove comincia l'altra?

Devo dire che “radio” nel mio caso equivale comunque a scrittura e non a parole in libertà in diretta tra uno spot pubblicitario e l’altro: ho sempre fatto programmi che prevedono un copione scritto. Dialoghi scritti. Poi da qualche anno in qua ho anche cominciato a scrivere sceneggiature di radiodrammi per i quali – ancor di più che per i programmi di intrattenimento – è richiesta una fase di scrittura piuttosto precisa e impegnativa. Letteratura e radiofonia sono due mezzi di comunicazione diversi, ognuno ha le sue regole specifiche, ma la scrittura è fondamentale in entrambi. Saper scrivere è importante per qualsiasi tipo di attività creativa.

Da qui in poi inizia un periodo di appuntamenti importanti per l’editoria italiana, da Salone del Libro di Torno al Premio Strega. Proprio Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi, per cui hai curato la postfazione, è tra i dodici finalisti del premio. Un augurio? Sta diventando il caso editoriale dell'anno!

Grande Griffi, gli faccio i miei migliori auguri, ho avuto la fortuna di leggere con largo anticipo il suo romanzo perché la casa editrice Laurana ha pensato bene di affidare a me la postfazione del volume e mi sono subito reso conto che si trattava di un libro che, se ben promosso, poteva diventare un classico moderno. Un po’ però mi dispiaceva, avevo la sensazione che non avrebbe raccolto quanto meritava. E invece sono stato felicemente smentito e Ferrovie del Messico è diventato uno dei casi editoriali di questo periodo. Ormai sono circa 12 mesi che è uscito e continua a vendere bene e a ottenere riconoscimenti, ora aspettiamo con un po’ di apprensione l’esito dello Strega, entrare in cinquina sarebbe fenomenale e a quel punto perché non puntare anche alla vittoria finale?

Prima di salutarti, so che hai un paio di appuntamenti importanti in questo maggio. Dove ti troviamo?

Venerdì 19 maggio sarò al Museo della Radio di Torino, insieme a Gaetano Cappa, per presentare alla stampa e al pubblico il podcast Etere non etere, prodotto da Rai Play Sound e realizzato da Istituto Barlumen, la nostra factory artistica. Si comincia alle 18. Domenica 21 maggio, invece, dalle 17.30 io con Laura Pezzino e Luca Ragagnin presentiamo Innamorato al Salone del Libro nella Sala Magenta.

Valeria Guglielmi

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Telegram Segui il nostro giornale anche su Telegram! Ricevi tutti gli aggiornamenti in tempo reale iscrivendoti gratuitamente. UNISCITI

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium