Storie di Orgoglio Astigiano - 06 maggio 2023, 12:15

Storie di Orgoglio Astigiano. Marco, coach: "Non mangiavo abbastanza, avevo una guerra dentro. Ora aiuto le persone a trasformarsi. Asti? È la mia certezza, il mio zoccolo duro"

Marco Cavanna, 27 anni, trova il suo centro passeggiando nel verde di Montechiaro, dietro casa. "Sono grato agli astigiani, anche se tendono a sedimentarsi. Hanno paura delle novità"

Marco

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Giovane fuoriclasse, di Capo Plaza e Ava, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

 

Avevo sì e no 15 anni quando comprai quel quaderno. Di quell'arancione vivo, con una Marilyn di Warhol disegnata in copertina.

Nella mia testa quello era il taccuino delle cose importanti. Cosa scriverci, allora? Quali potevano essere i progetti importanti di una ragazza di 15 anni? 

Presa dal quel tic esistenziale per cui scatta la paura di rovinare le cose nuove da quanto sono belle, ci scrissi solo qualche pagina. Lo misi in un cassetto, con la speranza, un giorno, di potermene riappropriare senza paure.

Mercoledì l'ho ripreso in mano. Non ho avuto dubbi sul cosa scriverci. Non ho avuto paura. Alla fine, dovevo solo aspettare un nuovo inizio.

Alla fine, dovevo solo aspettare un nuovo inizio

La storia di Marco Cavanna mi ha fatto pensare. Il suo percorso di crescita a 360 gradi mi ha ricordato quanto sia importante far conoscere storie come la sua. Di gente che ce l'ha fatta, nonostante tutto.

Marco, chi sei e perché lo sei?

Mi definisco un ragazzo come tanti, con un sogno nel cassetto: se sono arrivato alla persona che sono oggi è perchè sono partito non da zero, ma da sottozero. Se una persona crede in se stessa, alla fine un risultato lo riesce a portare a casa. Il segreto è non mollare mai.

Sei uno sportivo, come descriveresti il tuo rapporto con lo sport?

Sono sempre stata una persona che ha fatto sport fin da bambino. Quando avevo quattro anni i miei genitori mi hanno messo in una piscina. Il nuoto è stato il mio primo sport, che ho svolto da agonista fino a 16 anni, togliendomi anche qualche soddisfazione a livello nazionale giovanile. Poi ho mollato, non mi divertivo più come prima, ma mi ha aperto altre porte: all'epoca ero molto sottopeso. A 16 anni pesavo 48 kg: mangiavo pochissimo e bruciavo tanto con l'attività fisica. Troppo rispetto a quanto assumessi.

Ti sentivi a disagio?

Sì, avevo una guerra dentro di me, mi vergognavo del mio aspetto fisico. Il grande problema di questa condizione è che se sei una persona insicura, anche le relazioni con gli altri vengono influenzate da questo tuo malessere. Ci sono stati momenti in cui in discoteca ragazzi più grandi hanno cercato di darmi fastidio. Non sono mai stato vittima di bullismo, ma solo per via del mio carattere particolarmente forte, che andava in qualche modo a compensare la mia insicurezza fisica. Stufo di tutto questo, ho deciso di iscrivermi in palestra. 

Come è andata in palestra?

All'inizio non è stato amore a prima vista: non ero costante, lavoravo in fabbrica, era difficile far combaciare bene allenamento, riposo e lavoro. Lavorare in fabbrica mi faceva sentire alienato, non riuscivo a rispecchiarmi totalmente nella vita che stavo facendo. Così, un giorno, decisi che quella sarebbe stata l'ultima settimana di lavoro. Mi ero iscritto all'Università di Scienze Motorie. Superai il test: da lì iniziò la mia nuova avventura.

Quel test in after, quel permesso negato

E poi Marco mi racconta un aneddoto sul giorno in cui fece il test di ammissione. Mi dice che quella settimana stava ancora lavorando e aveva il turno di notte. Mi dice che aveva chiesto un permesso a lavoro. Che gli venne negato. Lavorò dalle 21 alle 5 del mattino in fabbrica e, in after (come si dice tra giovani), con ancora addosso i vestiti della fabbrica, salì sul primo treno per arrivare in tempo all'esame.

Esame superato, sì. Peccato che questo sia lo specchio di una condizione in cui troppi giovani si ritrovano. Giovani spesso accusati di non fare abbastanza, di non avere pazienza, di non essere disposti a sbattersi per due spicci, giovani brillanti che vanno all'estero a cercar fortuna. Marco ha 27 anni e la sua storia è quella di tutti noi. Semplicemente giovani, stufi di pagare pegno solo perché, sulla carta d'identità, è riportato un numero troppo basso.

Marco, parlami del tuo rapporto con il territorio, con l'Astigiano

Sono di Montechiaro, ma sono sempre stato ad Asti città, per lo sport, la scuola, la compagnia. Sono grato ad Asti, perché mi ha dato fiducia e la possibilità di emergere in questo settore. Non ti nego che punto anche oltre Asti, il mio obiettivo è essere un punto di riferimento anche a livello nazionale. Vorrei girare l'Italia, aprire centri sparsi, guardami intorno. Tutto quello che sono è grazie ad Asti che, qualsiasi cosa accada, è il mio zoccolo duro, è la mia certezza.

C'è un posto del cuore in cui vai per riordinare i pensieri?

Le campagne intorno a Montechiaro. Sono una persona molto riflessiva, che ha biosgno di tranquillità per ritrovare il proprio centro. Quando mi immergo nel verde dietro casa riesco a farlo subito. Basta un prato, un bosco, una passeggiata... e ritrovo me stesso. 

Facciamo il prima e il dopo. Cosa fa, oggi, Marco?

Accelero i processi che portano la persona a trasformarsi fisicamente. Vado a toccare tutte le sfere che servono nel momento in cui la persona decide di voler migliorare su estetica e benessere. Lavoro sia online che a domicilio (prendo la mia attrezzatura, porto tutto io a casa della persona, che così si allena a casa sua, una sorta di palestra mobile). Ho abbinato il remoto e il fisico perché sono due tipi di servizi differenti. Sono un coach e personal trainer, ma più coach. Lavoro molto sull'educazione, sul rendere consapevoli le persone di loro stesse e del loro cambiamento.

Quando ti arrivò lo stimolo per fare tutto questo?

Tempo fa avevo iniziato a lavorare per due palestre come assistente di sala. Fino alla pandemia. Poi, centri e palestre erano stati costretti a chiudere. Da quel momento di difficoltà si generò in me la consapevolezza di volermi formare. Con il secondo lockdown mi licenziai, per mettermi al 100% in focus sul mio progetto. Sono un grande amanti di viaggi, quando posso cerco sempre di farne qualcuno, amo vedere cose nuove e assaporare culture diverse dalle mie. Sono in continua ricerca di stimoli nuovi. Infatti uno dei miei obiettivi è arrivare a fare questo lavoro totalmente online in modo da poter girare il mondo lavorando da remoto.

C'è una storia, tra le tante che hai conosciuto nel tuo lavoro, che più ti ha colpito?

In realtà ce ne sarebbero tantissime, ma una mi ha aperto il cuore. Quella di moglie e marito, 40 anni circa, che hanno deciso di intraprendere questo percorso insieme. Non avevano mai fatto nulla prima. In 9 mesi hanno perso 25 kg entrambi, ma sviluppando un tono muscolare importante, rivoluzionando il loro corpo. Finito il percorso mi hanno scritto una lettera, mi hanno detto che ho cambiato la loro vita. Quando un professionista legge cose di questo tipo, beh... non può che rimanerne colpito.

Asti si vuole sufficientemente bene, secondo te?

Reputo le persone astigiane forse un po' chiuse, è un territorio strano il nostro. Anche se puoi portare una bella proposta innovativa le persone è come se non volessero mai abbracciare le novità, anche se l'idea è fighissima, non va come andrebbe. Gli astigiani si sedimentano un po' troppo: è un posto in cui è difficile portare una ventata di aria fresca.

Il saluto agli amici della voce di Asti


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Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

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